di Cristian Fiorentino

Una due giorni sentita e condivisa da centinaia di fedeli quella trascorsa, il 12 e il 13 febbraio, ai piedi dell’effige Madonna giunta direttamente da Lourdes.

Evento coniugato alla trentaduesima “Giornata del Malato” e dei 120 anni dell’associazione Unitalsi e ai primi 25 anni della sottosezione di Corigliano-Rossano. Statua di “Nostra Signore di Lourdes” arrivata grazie alla sinergia con l’Arcidiocesi di Rossano-Cariati e gli uffici della Pastorale della Salute e della Disabilità. Immagine della “Immacolata Concezione”, apparsa nella grotta Massabielle a Santa Bernadette nel 1858, in queste settimane in pellegrinaggio in Italia seguendo la massima “Si venga qui in processione”. “Facciamo nostro l’invito di Maria e accogliamo tra noi la sua statua” è stata l’esortazione per vivere “Un angolo di Lourdes tra noi”.  Bagno di devoti, lunedì 12, presso il piazzale della parrocchia coriglianese “Maria SS. Immacolata” per l’arrivo della statua della “Vergine Maria”. Luogo da dove, dopo la preghiera e la benedizione dei sacerdoti Don Alfredo Pisani e Don Agostino Stasi, è partito il corteo “Aux flambeaux” verso la parrocchia “Santi Nicola e Leone”, in rione Gallo d’Oro. Ad accogliere l’effige un’altra onda di credenti, il parroco Don Natalino Caradente, gli altri preti della diocesi e Salesiani e l’Arcivescovo Maurizio Aloise. Monsignor M. Aloise che ha officiato la Celebrazione Eucaristica e che ha evidenziato l’essenza di questo avvenimento nella sua omelia: «Questa chiesa ancor di più in questa circostanza diventa la casa della Mamma che raccoglie tutti i suoi figli. Questo incontro oggi, come a Lourdes, ci permette di allievare la sofferenza, la malattia e le singole afflizioni di ognuno. Tutte condizioni che alterano l'equilibrio a causa di fragilità e insicurezza. Non è bene affrontare questi passaggi della vita da soli. I bambini chiedono aiuto alla propria Mamma, un adulto ad un amico e un anziano ai propri figli. Nasce nella natura sociale il desiderio spontaneo di che è sofferente. Non siamo fatti per vivere da soli. Le malattie feriscono le nostre relazioni spingendo alla ricerca di un grazie, di una carezza senza le quali siamo più tristi. Lo stesso Papa Francesco ci ricorda che “Non è bene che l'uomo sia solo”, citando un passo dell’antico testamento. Purtroppo, la ferita mortale del peccato genera fratture, sospetti, isolamenti producendo distaccamento da Dio, dal creato e dagli altri. La cura del malato- rimarca Monsignor M. Aloise- passa attraverso la cura delle relazioni. Portate a casa questo invito e impariamo a curare le nostre relazioni. Ad essere gentili e cortesi con chi ci sta di fianco già in famiglia. Un grazie particolare all’Unitalsi e a tutte le associazioni perché siete capaci di mettervi in relazione con queste tante sorelle e fratelli. Voi siete il Vangelo vivente di Cristo. C'è una vita di carità che vive attraverso voi associazioni. Alla comunità scientifica ricordo la via della tenerezza. Spesso, anche nelle situazioni più disperate, negli occhi dell'ammalato si legge la gratitudine verso i medici. Oltretutto, la parola del Vangelo ci parla della vita di due donne: una Vergine e una Sterile. Un’umanità intera che rende grazie attraverso il comportamento di Elisabetta che benedice la Madonna. Tutte le donne sono benedette. Ognuno di noi dovrebbe dire al suo sposo o sposa e ai suoi figli sei la mia benedizione ogni giorno. L'arte del benedire come modo di relazionarsi. Anche per i genitori dei fratelli disabili i propri figli sono una benedizione. L'arte del perfetto Cristiano ci viene insegnata da Santa Elisabetta e dalla Madonna. Maria ci insegna come pregare attraverso la lode a Dio. L'arte della preghiera di Maria e l'arte di Elisabetta corrispondono all'altro che vive vicino a me e che bisogna riconoscerlo come un Benedizione». Per l’occasione Messa comunicata anche in lingua dei segni. In serata, vissuta anche l’Adorazione Eucaristica animata dalla Unitalsi. Nella mattinata di martedì 13 febbraio, è proseguita l’Adorazione Eucaristica tra il via vai dei fedeli e i momenti di preghiera personale. Successivamente, la statua della Madonna di Lourdes è stata trasferita presso l’ospedale coriglianese “Guido Compagna” dove è stato recitato il Santo Rosario nella cappella dedicata a “San Giuseppe Moscati”. Attimi particolari perché tutti i malati sono stati spinti da una grande forza d’animo per abbracciare l’effige. A mezzogiorno l’Angelus e alle 13 il rientro nella parrocchia “Santi Nicola e Leone” dove sono proseguite le ondate di devoti. Quindi il Santo Rosario animato dall’Unitalsi e diretto dall’assistente spirituale Don A. Stasi prima del saluto e del congedo alla statua della Madonna ripartita verso nuove tappe. Significativo anche il pensiero del presidente dell’Unitalsi di Corigliano-R. Rosanna Sinfonico: «Sembra una stranezza perché di solito siamo noi che ci rechiamo a Lourdes. Questa volta, invece, Nostra Signora ci ha fatto questo dono enorme venendoci a trovare in occasione dei 120 della nascita dell’Unitalsi e dei 25 anni della nostra sottosezione voluta all’epoca da Carmela Gaccione, Battista Berardi e pochi altri cofondatori. Abbiamo vissuto tanti momenti particolari e sentiti, in queste ore, in compagnia della Madonna di Lourdes e forse tra i più emozionanti i più toccanti sono stati proprio quelli in ospedale. Un grazie davvero a tutte le anime e al popolo di Dio che ha permesso questo grande avvenimento». C’è un aspetto ancora più peculiare emergente di questa “Peregrinatio Mariae”, forse scontato ma non inosservato, che sta nella semplicità di tante famiglie accorse ai piedi della Madonna ognuna con le proprie perplessità, sofferenze e inquietudini per cercare, oggi più che mai, quell’intercessione nonché quel tanto ricercato conforto materno.      

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