di Mattia Feltri in “La Stampa” del 19 aprile 2024


Da novembre la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza sta conducendo un'indagine conoscitiva «sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori».

L'indagine si propone di esplorare la diffusione di alcol, droghe, aggressività, violenza, fragilità emotiva e psicologica, con focus su depressione, autolesionismo, disordine alimentare, suicidio, e poi la disabilità fisica e psichica, l'impatto di internet e delle nuove tecnologie. Sarà senz'altro una lodevole iniziativa, verranno convocati i ministri competenti, esperti di ogni ramo e disciplina, non mancherà l'illustre società civile, si produrranno numeri (spero) e si proporranno soluzioni, da cui sboccerà una voluminosa relazione finale, testo base per una risoluta azione di governo intenta a salvare il domani dei nostri ragazzi. Temo di no. Non so come stiano andando i lavori, non so chi sia stato audito, dunque nemmeno che sia stato detto, ma sospetto che l'indagine conoscitiva porterà a nulla di buono, o più semplicemente al nulla senza aggettivi. Parlo per pregiudizio, fondato però sul presupposto degli onorevoli parlamentari: il degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori. E se io anche niente conoscessi di questo Paese, niente della sua classe politica, delle classi dirigenti in generale, mi sarebbe comunque sufficiente quella frase – il degrado materiale, morale e culturale dei minori – per diagnosticare un conclamato degrado materiale, morale e culturale in chi l'ha pensata, concepita, messa nero su bianco. È pure difficile comprendere se l'uso di termini così violenti e irrimediabili sia consapevole. Davvero il Parlamento ritiene la condizione giovanile italiana di degrado materiale, morale e culturale? Parrebbe di sì, altrimenti non si industrierebbe in un'indagine lunga mesi. E dunque o non conosce la condizione giovanile italiana o non conosce il significato delle parole, e nell'uno e nell'altro caso si dovrebbe cominciare a nutrire sospetti sulla tenuta materiale, morale e culturale dei nostri eletti. Nel programma dei lavori, per esempio, si quantificano in 460 mila i ragazzi che nel 2021 hanno assunto «almeno una sostanza psicoattiva illegale, soprattutto la cannabis», e nel cinque per cento in più, rispetto all'anno prima, i ragazzi denunciati per «reati droga-correlati». Fumare cannabis fa male, lo sa chiunque. Ma quale visione del mondo si conserva per ritenere che basti fumare cannabis, regolarmente o occasionalmente o persino una volta sola, per essere giudicati in condizione di degrado materiale, morale e culturale? Tra l'altro non c'è nemmeno la certezza che l'uso di droghe si moltiplichi. Le analisi si compilano su stime e basi demoscopiche, ed è evidente che oggi c'è meno imbarazzo di dieci o venti o trent'anni fa ad ammettere d'aver fumato o sniffato. Quelle più serie sono prodotte dall'Emcdda, agenzia dell'Unione europea. I suoi documenti sono lunghi e complessi, non di facile lettura, perché pieni di dati all'apparenza contraddittori. Per esempio spiegano che, fra i giovani europei, si abbassa l'età in cui si prova per la prima volta l'eroina, ma allo stesso tempo si alza il numero di chi, entro la maggiore età, smette di prenderne. Bisogna poi distinguere fra cannabis, oppiacei, droghe sintetiche. Il viluppo è notevole. Se avete pazienza, andatevi a spulciare i report dell'Emcdda e certamente non trarrete l'impressione di uno sprofondo morale e culturale. Torniamo alla nostra Commissione. Lo stesso ragionamento (vabbè) viene proposto per il consumo di alcolici. Sentite qui: «Preoccupante l'andamento del consumo di alcol» perché il 21 per cento si è ubriacato almeno una volta mentre il 4.4 per cento afferma di consumare alcolici venti o più volte al mese. Detta così è terribile. Oppure non vuole dire niente. Premessa: il consumo di alcolici fra i minorenni è in crescita, anche in Italia. Degrado morale eccetera? Non ho trovato statistiche di confronto con i minorenni degli altri Paesi europei, però ho trovato un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità del 2021. Dice che, nei paesi dell'Unione europea, i giovani compresi fra i 15 e i 24 anni rappresentano l'1 per cento di chi beve ogni giorno. Il 99 per cento sono tutti gli altri, compresi probabilmente i componenti dell'allarmatissima Commissione parlamentare. Il rapporto dell'Oms fa poi la classifica del consumo di alcol in Europa. Sapete come è messa l'Italia? Ultima. Ventisettesima su ventisette: in ognuno degli altri ventisei paesi si beve più alcol pro capite di quanto se ne beva da noi. Allarme? Sì, allarme, naturalmente. Viviamo di allarme. «Allarmante» è l'incremento della violenza usata sui coetanei e sugli animali. Allarmante rispetto a che cosa? Non si sa. Allarmante e basta.  Non c'è una cifra su cui ci si appoggi e quindi nemmeno da valutare. Ma tanto basta per fondare il convincimento sul degrado materiale, morale e culturale dei giovani italiani. E le sento già le obiezioni, le proteste. Provo a prevenirle: fumare fa male, bere male, la violenza non va bene. Se i nostri figli fumano, bevono o si prendono a ceffoni coi compagni, c'è un problema da affrontare. Ma non c'è un'emergenza. Non c'è degrado. E sento già l'invocazione delle buonissime intenzioni, sento il biasimo a un articolo che ne fa una questione lessicale, cioè fumisteria filosofica o qualcosa del genere. Ma se non si sanno usare le parole significa che si sta usando male il cervello. E la frase martellante di questo pezzo – degrado materiale, morale e culturale – ne è la perfetta dimostrazione, che finisce col ribaltare la diagnosi su chi l'ha pronunciata. Su equivoci o inganni simili si è costruito il racconto dell'allarme delle baby gang, della delinquenza giovanile, e nonostante – lo abbiamo segnalato allo sfinimento – i report di Antigone e le analisi Izi su dati Istat rilevano che i reati fra minorenni un anno crescono un po', l'altro diminuiscono un po' di più, e la tendenza generale è al calo. Non importa. Il governo ha trovato il modo di incrementare il numero dei reati per i quali è possibile ricorrere alla carcerazione preventiva dei minorenni, così i ragazzi in riformatorio sono immediatamente aumentati, e sapete come andrà a finire? Che presto si porteranno le statistiche e si dirà: avete visto? I ragazzi in riformatorio aumentano. Allarme! Degrado materiale! Morale! Culturale! Servono leggi nuove! Pene più severe! E leggi nuove e pene severe saranno. Ignoro per quale motivo la maggioranza di governo, con una diffusa e volenterosa collaborazione delle opposizioni, abbia deciso di muovere guerra ai ragazzi. Anzi ai ragazzini. E non avrei nulla da dire, né in favore né contro, a proposito dei voti in condotta reintrodotti dal ministro Giuseppe Valditara, mentre trovo pessima la scelta di introdurre multe fino a diecimila euro, in caso di aggressioni ai professori, in aggiunta alla ovvia condanna penale che ne deriverebbe. Non c'è lo spazio e nemmeno la voglia di riproporre l'esorbitante elenco di reati nuovi o pene aggravate decretate dal governo di Giorgia Meloni, nella disastrosa convinzione che i problemi si risolvano prendendoli a randellate. Se poi i problemi – talvolta veri, più spesso presunti, molto spesso esasperati con il contributo noncurante ed entusiasta della stampa – riguardano i ragazzi, persino i minorenni, la bancarotta politica non soltanto è conclamata ma anche fraudolenta. Stiamo parlando dei nostri figli. Li stiamo dipingendo come canaglie, taglieggiatori da vicolo, tossici e ubriaconi, ne mettiamo in dubbio la tenuta morale e culturale, quando tutte queste pratiche appartengono soprattutto al mondo adulto. I ragazzi hanno dei problemi, e bisogna aiutarli a risolverli. Sono i nostri ragazzi e il nostro futuro. Ma la mitologia sconcia sulla gioventù bruciata da punire e ammanettare appartiene a un degrado materiale, morale e culturale che più oscuro non si può, ed è tutto nostro.

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