di Rosella Librandi Tavernise


Verso la fine degli anni cinquanta del secolo scorso nasceva, sul litorale di Schiavonea, da una idea lanciata all’impresario napoletano sig. Giuseppe Pezzella, da un gruppo di giovani del complesso canoro “Carpe diem” di cui faceva parte il giornalista Ernesto Paura, lo stabilimento balneare dall’allettante nome mitologico “Lido delle Sirene”.

Con i miei cugini Minisci di Vaccarizzo, a metà circa degli anni sessanta, cominciai a frequentare il suddetto lido. Si scendeva dal paese in macchina, la si parcheggiava sotto la tettoia di frasche, per ripararla dal nostro cocente sole estivo, quindi si entrava nello spazio recintato dopo avere pagato un economico biglietto. Lo stabilimento era dotato di bar, docce, servizi igienici e, cosa non presente oggi negli ordinatissimi lidi della nostra marina, di cabine-spogliatoio. Gli ombrelloni, però, non erano numerati né tutti uguali disposti in file regolari ma erano portati dai bagnanti o presi in affitto dal deposito del lido e piantati o fatti piantare dal bagnino, in un posto scelto a piacimento; inoltre, gli ombrelloni non erano corredati di sdraio, lettini, sedie ma a noi ragazzi, per prendere il sole, bastava stenderci su una stuoia o su un colorato telo di spugna. Alle chiacchiere sotto l’ombrellone facevano da sottofondo le canzoni in voga in quel periodo diffuse dal juke box. Frequentava il lido gente nota: la dottoressa Capalbo e famiglia, i Salerno-Piluso, Giuseppe Sammarro di San Cosmo con la bella moglie Cinzia e la sorella di questa; l’architetto Gerardo Mazziotti con l’abbronzatissima moglie Grazia, le due figliole e alcuni loro amici di Napoli: gli architetti Sbriziolo, Grazia Santanelli e suo fratello, il regista Mario Santanelli; e altri che non ricordo. Questo gruppo di cittadini portò un’aria di modernità nel giovane Lido delle Sirene. E si videro i primi costumi da bagno a due pezzi: il tipo “Saint-Tropez”, più castigato, i bikini e i pareo copricostume. Il lido nel giro di qualche anno si evolse e ospitò varie manifestazioni mondane. Per noi bagnanti del secondo dopoguerra che dovevamo cercare riparo dal solleone all’ombra delle barche e/o sotto rudimentali e provvisorie tettoie costruite con teli bianchi di cotone, frequentare un lido attrezzato era una novità e una conquista. È passato tanto tempo da allora, il suddetto lido, che nel corso della sua lunga storia aveva cambiato vari nomi, di recente è stato smantellato e a poco a poco svaniranno anche i ricordi legati ad esso.

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