di Giacinto De Pasquale

“La prima cosa che dico alle persone che vengono nella mia palestra a chiedere informazioni sul tae kwon- do per loro o per i loro bambini è che il tae kwon-do e, appunto, non è uno sport bensì un’Arte Marziale.

La differenza tra una qualunque attività sportiva, quali possono essere il calcio, la pallavolo, il basket e via dicendo e la pratica di un’Arte Marziale sta nel fatto che mentre negli sport tutto è proteso alla finalizzazione del gesto tecnico, nell’Arte Marziale ogni gesto tecnico è invece proteso alla ricerca ed al perfezionamento di se stessi. L’Arte Marziale è il mezzo per portare alla luce ed affinare ciò che di buono percepiamo in noi stessi, fungendo così d’esempio e da guida per gli altri". Così il caro ed indimenticato amico e collega di lavoro, Gigliano Fiorentino, ci spiegava in una intervista del 2012 cos’era il Tae kwon-do per lui. Non a caso ho voluto riportare questo passaggio dell’intervista, perché per Gigliano il tae kwon-do era uno stile di vita. Il caro Gigliano è volato in cielo esattamente 10 anni fa, era il 25 gennaio del 2014. Oggi lo voglio ricordare perché il suo ricordo è fin troppo vivo dentro di me. Eravamo colleghi di lavoro, ed è stato proprio sul posto di lavoro che Gigliano si sentì male, ed in quei momenti drammatici vissuti insieme al caro Luigino De Francesco, durante i quali lo abbiamo soccorso, avevamo sperato di poterlo tenere ancora qui con noi, invece, tutto è stato vano. Il rammarico, ancora a distanza di 10 anni, è talmente forte perché Gigliano doveva avere ancora tanto dalla vita, per dare tanto agli altri, perché lui era un “maestro” nell’animo e nel suo modo di approcciarsi con gli altri. Quante chiacchierate durante le quali con il suo modo, davvero particolare, di spiegarti le cose, di farti capire qual era la sua filosofia di vita, ma soprattutto come era giusto affrontare la quotidianità, tu ne rimanevi estasiato. “Il tae kwon-do è un metodo per migliorare il carattere, per apprendere la lealtà, per rafforzare la volontà interiore, per imparare il rispetto universale ed acquisire l’autocontrollo”. Questa era la filosofia di Gigliano che ha cercato di inculcare in tantissimi allievi, tra i quali, i propri figli. Serbo dentro di me un carissimo ricordo di Melania e Claudio, che ho incontrato anche in questi giorni, ma il ricordo risale a tanti anni fa quando i due “piccoli monelli di papà” acquisivano i primi rudimenti dell’arte marziale. Ma accanto a loro il mio pensiero va anche alla cara moglie Filomena, donna instancabile e altruista e all’altro figlio Alessio. Oggi il vuoto lasciato dal caro Gigliano si avverte, perché di lui mi manca la carica umana, la fiducia nel domani e lo stile di vita, cioè manca il “maestro”. La famiglia ha deciso, e noi non possiamo che esserne felici di questo, di far celebrare per sabato prossimo 27 gennaio alle ore 18.00 presso la Chiesa Maria SS. Immacolata dello Scalo una Santa Messa in memoria del caro Gigliano Fiorentino. “Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”. “Chi è amato non conosce morte, perché l'amore è immortalità."

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