di Alfonso Pietro Caravetta (tratto dalla sua pagina facebook)

Questo territorio ha la sua economia produttiva derivante per lo più dall' agricoltura, un'altra peraltro molto ridotta dalla pesca e da un turismo che dura 40 giorni si e no. Ha un'area ASI che tutto è tranne che area industriale, difatti vi sono aziende commerciali ed artigiane, d'industria forse qualcosina ma in minima parte. Da tifosi e nostalgici i coriglianesi, parlo per i miei concittadini storici, sono dei conservatori che non rinunciano al benessere e a coltivare esclusivi interessi personali. Difatti non vi è un museo, una pinacoteca, un teatro con la sua stagione. La cultura non è il nostro forte. Meglio le clientele, i favori le raccomandazioni. Non si spiegherebbe altrimenti un centro storico così degradato ed un Castello che recuperato per fare decollare il borgo storico è gestito come fosse un bene privato che di fatto non viene promosso come dovrebbe e non è nei grossi circuiti dei tour operator. Abbiamo un mare da fare invidia con ciminiere Enel che fanno bella mostra di sé ed i depuratori che di fatto quando va bene sono inadeguati. Non mi meraviglia quindi che un colosso come Buker Hughes possa intimorire l'opinione pubblica che si trova ad affrontare qualcosa di inaspettato. Ma tant'è che le navi da crociera non attraccano al porto, ricco di ferraglia e cippato, la pesca è ridotta a desertificate i fondali con le reti a strascico ed il turismo quando c'è è massivo e non organizzato. Nel mentre il business degli agrumi è solo per i grossi produttori nel mentre i piccoli coltivatori a malapena sopravvivono. Ancora una volta un convitato di pietra resta muto, ed è quel patrimonio culturale e paesaggistico che vede al centro di tutto il borgo storico .Con molto meno territori come il nostro hanno fatto di necessità virtù il Materano su tutti, il Salento. Dove visitatori 12 mesi all'anno frequentano luoghi resi ospitali ed accoglienti. Certo i concerti servono per fare divertire ma una volta finiti ci resta la realtà bella tosta.

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