Si è ripetuta anche quest’anno, presso la chiesa dei santi Nicola e Leone a Corigliano Scalo, la tradizione di allestire l'Altare della Reposizione,  luogo particolarmente suggestivi nel quale, all’inizio del Triduo pasquale, viene riposta solennemente l’Eucaristia.

Tanta era la gente che ha voluto prendere parte alla santa messa che ha dato inizio al triduo pasquale. Chi questa sera ha partecipato alla solenne S.Messa concelebrata da tutti parroci dell'Opera Salesiana, dopo la Santa Messa in Coena Domini del Giovedi Santo, i sacerdoti si sono trasferiti solennemente la pisside con le Sacre specie eucaristiche in un posto speciale della chiesa, allestito per l’occasione con fiori e ceri, lampade e germogli di grano piantati e fatti fiorire per l’occasione, in omaggio alla Passione e Risurrezione del Signore. In questo luogo, il Sacramento rimane esposto solennemente all’adorazione dei fedeli fino al giorno successivo, il Venerdi santo, nel corso del quale viene prelevato per la comunione generale nel corso dell’azione liturgica, rito che sostituisce la Messa. Tutto ciò ebbe origine tra il XIII ed il XIV secolo, quando si sviluppò la devozione a Gesù Eucaristia: in quel tempo era d’uso conservare l’Eucaristia in un tabernacolo provvisorio, in posizione defilata e senza particolare solennità, in modo da averlo pronto per l’indomani, quando cioè, ricordando la morte di Cristo, non sarebbero state consacrate altre particole. Tale gesto divenne caro ai fedeli, i quali iniziarono a considerarlo e definirlo erroneamente il sepolcro di Cristo, specialmente dopo che la Liturgia della Chiesa sancì che nella giornata del Venerdi Santo andasse spogliato l’altare e restassero aboliti il suono dell’organo e delle campane. Da questo piccolo equivoco nacque anche la visita ai sepolcri nelle principali chiese del proprio paese e dei dintorni da parte dei fedeli, pratica ancora oggi molto sentita. L’altare della reposizione, specialmente nel Centro-sud Italia è stato occasione, nel passato, per l’erezione di maestosi apparati effimeri, carichi di tessuti e materiali di pregio: oggi, dopo il Concilio Vaticano II, tali allestimenti hanno ceduto il passo a rappresentazioni molto più sobrie ma non per questo meno preziose: gli altari della reposizione infatti sono una ulteriore occasione di evangelizzazione e nel tempo presente vanno via via arricchendosi di forme e significati del tutto propri, grazie all’impegno dei sacerdoti e degli operatori parrocchiali, che molto spesso li coadiuvano nella preparazione.

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