Sanità e interdittive antimafia sono il tallone d’Achille per la Calabria disegnata dalla relazione del presidente del Tribunale amministrativo regionale Vincenzo Salamone nel corso della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario amministrativo.

Il paragrafo più corposo della relazione è dedicato alla materia sanitaria, stante la condizione della sanità pubblica di essere caratterizzato da particolari problemi legati agli elevati costi del settore e ai livelli di efficienza. I rilievi che la giustizia amministrativa calabrese ha mosso sulla base dell’attività 2017 riguardano soprattutto i rapporti tra la Regione e l’ufficio del Commissario ad acta per i Piano di rientro sanitario e tra quest’ultimo e gli operatori privati. «Nella sanità calabrese c'è una peculiarità: si tratta dell'unica regione con un commissario che non è il presidente della Regione», ha poi rilevato il presidente Salamone. «È una scelta politica - ha proseguito - nella quale ovviamente non voglio entrare, ma è evidente che questo produce molti contenziosi e crea conflittualità, perché un presidente di Regione che si vede sottratto un settore che vale il 60% del bilancio regionale non può vedere di buon occhio questa dualità di ruoli». Dura in ogni caso la presa di posizione del presidente Salomone sull’azione della Regione: «La Regione Calabria è titolare di poteri pubblici residuali ma sovente si pone in una posizione antagonista rispetto all’azione del Commissario ad acta o che, comunque, si sovrappone nella gestione della materia». Un cortocircuito che «determina una situazione di incertezza nel riparto delle competenze amministrative» tanto significativa da spingere Salamone a sottolineare: «il commissario ad acta ha il potere di adottare tutte le misure indicate nel piano […]. Sono da ricomprendere tra gli atti del commissario ad acta anche quelli implicanti la rimozione di provvedimenti aziendali, a cui esecuzione pregiudica la realizzazione delle finalità di rientro dal debito». Secondo Salomone, infatti, «il sistema sanitario non più prescindere dall’esigenza di perseguire obiettivi di razionalizzazione finalizzati al raggiungimento di una situazione di equilibrio finanziario». In materia sanitaria, il Tar calabrese ha emesso, nel 2017, più di 70 sentenze. Particolare rilievo sociale è quello dei provvedimenti interdittivi per presunte o possibili contiguità con la criminalità organizzata. Lo strumento, scrive Salamone, «costituisce per chi ne viene colpito una forma di espulsione definitiva dall’attività economica». Pertanto, il ricorso al provvedimento non può prescindere da determinate e decisive informazioni: «La giurisprudenza - si legge ancora nella relazione – il cui compito dell’autorità prefettizia è valutare il rischio che l’attività di impresa possa essere oggetto di infiltrazione mafiosa, in modo concreto e attuale, sulla base di elementi sintomatici da ricondurre al principio probatorio del “più probabile che non”». Quanto ai numeri, nel 2017 Il Tribunale amministrativo regionale della Calabria ha definito 62 ricorsi in materia di interdittiva antimafia, con 39 ricorsi sopravvenuti e una media di 40 ricorsi all'anno, numeri superiori a quello di ogni altro Tar. Alla cerimonia ha partecipato anche il procuratore Nicola Gratteri. «Mi fa piacere veder trasparire l’efficienza di questo Tribunale amministrativo: fa il paio con quello che stiamo cerando di costruire negli uffici giudiziari di Catanzaro e del distretto. Non è stato facile - ha detto Gratteri - far cambiare mentalità, sono stato facilitato perché i vertici delle forze dell’ordine hanno creduto in un progetto, nella volontà di fare una rivoluzione». Le interdittive antimafia, poi, secondo Gratteri «aumenteranno ancora». «Siamo fortunati - ha aggiunto - ad avere quattro prefetti di primissimo piano in Calabria: dispiace per il prefetto Longo, grandissimo investigatore, che ha indagato contro le tre grandi mafie in Italia, ma a breve lascerà per raggiunti limiti di età. I vertici delle forze dell’ordine mi hanno mandato il meglio della polizia giudiziaria italiana. I migliori sono oggi qui nel distretto di Catanzaro: è stato faticoso convincerli, ma stiamo vedendo i risultati che sono migliorati nettamente». «Purtroppo - ha poi detto Gratteri - non abbiamo visto una rivoluzione da parte di chi amministra, non abbiamo visto una presa di coscienza da parte di chi amministra a vari livelli: ancora non ci si è resi conto che la ricreazione è finita. Con dispiacere ho saputo che questo non è un palazzo di proprietà dello Stato: le suggerisco - ha concluso Gratteri rivolgendosi al presidente del Tar - di chiedere all’agenzia per i beni confiscati. Incominci a fare come ho fatto io, facendo il maleducato, quando mi sono insediato. Faccia come me, esca fuori dal suo compito istituzionale e vedrà che si muoverà qualcosa». Le bacchettate del Tar calabrese alla Regione Calabria non si sono limitate al tema sanitario. I contenziosi analizzati dal Tar, infatti, hanno spesso avuto ad oggetto i problemi relativi alle modalità di presunzione delle domande per l’accesso ai contributi pubblici. Sul banco degli imputati, spesso, è finita la piattaforma informatica utilizzata dalla Regione, «non sempre fruibile e di non facile accesso», ha detto Salamone. Nel 2017 sono state emesse oltre 70 sentenze in materie. Il contenzioso in tema urbanistico nel 2017 si è concentrato principalmente a causa del ritardo dei Comuni nella predisposizione degli strumenti urbanistici previsti dalla normativa regionale. Inoltre, proprio la normativa regionale ha dato vita a contenziosi dovuti all’incertezza sulle regole da applicare al caso concreto. I rilievi del Tar calabrese si sono concentrati anche sul ricorso dei sindaci allo strumento dell’ordinanza d’urgenza «anche per conseguire obiettivi che nulla hanno a che vedere con situazioni contingenti». Dalla relazione del presidente Salamone emergono anche le criticità numeriche in seno all’organico del Tar calabrese: i magistrati in forza alla sede centrale di Catanzaro sono 7, mentre altri 4 sono quelli di stanza presso la sede distaccata di Reggio Calabria, un organico «molto ridotto rispetto a quello di diritto», scrive Salamone. Questi numeri, però, non hanno rallentato l’azione del Tar calabria, anzi nel 2017 si è registrata una forte riduzione dell’arretrato (da 6924 ricorsi pendenti ad inizio 2017, al 31 dicembre erano 4321) tale da determinare il miglior risultato in Italia per la giustizia amministrativa: -38%. Anche per quanto attiene ai tempi di attesa, i dati sono positivi: il Tar calabrese si attesta attorno ai 704 giorni di media, con una riduzione registrata di 352 giorni: il miglior risultato per il Sud Italia. Nel 2017 sono stati depositati 74 ricorsi in materia di appalti e concessioni di pubblici servizi (42 già definiti, 21 assegnati ad udienza) e sono state pubblicate 122 sentenze. Positivo il dato anche sulle sentenze appellate: delle 1755 pubblicate nel 2017, solo 132 (il 7,5%) sono state appellate. «È grave l'attacco portato da alcuni rappresentanti istituzionali e da alcuni editorialisti rispetto ad alcune decisioni della giustizia amministrativa», ha detto Luca Cestaro, segretario generale dell'Anma, l'Associazione nazionale dei magistrati amministrativi. Con riferimento alle polemiche relative a vicende come il numero chiuso delle università o la nomina di dirigenti stranieri alla guida di musei italiani, Cestaro ha osservato: «Chi ci ha attaccato ha giudicato alcune decisioni della giustizia amministrativa secondo criteri di consenso sociale o di utilità economica, ma è grave l'aver dimenticato che il nostro ordinamento si fonda sulla legalità e le nostre decisioni dipendono non da sentimenti popolari ma dalla legge. Le amministrazioni - ha aggiunto il segretario dell'Anma - non sono libere di fare quello che ritengono giusto ma solo quello che consente loro la legge». Cestaro si è anche soffermato su alcuni casi di cronaca che hanno riguardato magistrati del Tar e del Consiglio di Stato: «Riteniamo indegno ogni mercimonio e definiamo una bestemmia la corruzione in atti giudiziari, ovviamente - ha proseguito il segretario dell'Anma - auspichiamo che la giustizia faccia rapidamente il suo corso, ma non possiamo non evidenziare che si tratta di casi isolati e individuali che non intaccano l'assoluta integrità della quasi totalità dei giudici amministrativi».

 

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