Questo pomeriggio ufficialmente è nata la terza città della Calabria (77mila abitanti).

Il Consiglio approva la legge che istituisce il Comune unico della Sibaritide tre mesi dopo (22 ottobre) il referendum popolare con cui i cittadini di Corigliano e Rossano hanno detto sì alla fusione.  «È un fatto storico – spiega Oliverio –, ora si apre la fase più impegnativa, quella della costruzione della città. È un processo inarrestabile che non bisogna ostacolare né rallentare. È necessario che tra l’inizio della fusione e l’elezione dei nuovi rappresentanti ci sia un accompagnamento e un sostegno, e noi stiamo lavorando in questo senso, grazie anche al Formez che darà l’assistenza tecnica alla città affinché le nuove opportunità siano sfruttate in modo virtuoso, altro che superficialità e demagogia».  Il governatore, malgrado la stoccata di Guccione, ringrazia il vicepresidente Viscomi per il lavoro realizzato, così come l’intera maggioranza, e annuncia l’approvazione in tempi brevi di un «quadro di riferimento» come base «per aprire un confronto che dovrà concludersi con la realizzazione della nuova città». Mimmo Tallini passa subito all’attacco: «Oliverio dovrebbe ringraziare anche l’opposizione che garantisce il numero legale. La sua maggioranza, quando si tratta di approvare atti epocali, sparisce sempre».  Per Franco Sergio, relatore della legge presentata dall’ex consigliere Giuseppe Graziano, si tratta di una «data storica per la Calabria: la fusione è l’avvio di un processo che modificherà la fisionomia di questa regione». Nel corso dei lavori è stata anche approvata una mozione, firmata dallo stesso Sergio, che impegna il presidente della giunta a garantire i fondi per l’erogazione di contributi straordinari, da parte della Regione, per dieci anni successivi alla fusione, e a estendere a Corigliano «la Zona economica speciale prevista per l’area portuale di Gioia Tauro».    Domenico Bevacqua (Pd) ritiene l’istituzione della città unica «uno degli interventi più significativi della legislatura. Non è stato facile raggiungere l’obiettivo, ma il referendum dimostra ancora una volta che i cittadini sono più avanti della classe dirigente». Positivo il giudizio di Fausto Orsomarso (Misto): «Le preoccupazioni poste da alcuni osservatori rispetto al percorso seguito sono legittime, ma ogni grande passo della storia porta con sé delle difficoltà. Oggi festeggiamo un percorso che parte da lontano».  «Senza l’aiuto di Oliverio e la collaborazione della minoranza – sottolinea Giuseppe Giudiceandrea (Dp) – non saremmo mai arrivati a questo miracolo. A quel territorio va restituito l’onore che merita».  Voto contrario per Orlandino Greco, che punta il dito contro la «miopia politica» che non ha permesso di creare «la Grande città della Sibaritide, che avrebbe dovuto includere Cassano allo Jonio». Per il capogruppo di “Oliverio presidente” è «un’occasione persa: questa legge è stata fatta male e realizzata peggio, e a pagarne le conseguenze saranno i cittadini a causa di una programmazione frammentaria e della mancata organizzazione dei servizi. E la responsabilità è degli esponenti politici che pensavano di guadagnare chissà che cosa sul piano politico». Di diverso avviso Gianluca Gallo (Cdl): «È un appuntamento con la storia: oggi c’è la grande speranza, l’idea di costruire una città nuova. Non si può non assecondare un progetto dal basso che è partito dal territorio». Guccione chiede all’assemblea di «trovare un modo per far partire gli atti d’impulso alla fusione, attraverso il referendum, direttamente dalla popolazione». Nel consiglio regionale odierno si è discusso anche d’altro. Il dopo-Oliverio si chiama Antonio Viscomi? Quella di Carlo Guccione è una provocazione, ma anche una suggestione. L’esponente del Pd la pronuncia in consiglio regionale mentre il governatore e il suo vice sono fianco a fianco: «Condivido la candidatura di Viscomi alla Camera con il mio partito, il Pd. Non è un addio, ma un arrivederci, perché mi auguro che tra due anni possa dare un contributo alla regione». È un’investitura, forse frutto di un’iniziativa singola, ma pur sempre un’investitura. Guccione, senza dirlo apertamente, lancia una proposta al Pd calabrese: puntiamo su Viscomi per riconquistare la Regione nel 2019. Il che, ribaltando la prospettiva, significa bocciare la stagione politica attuale ed escludere un Oliverio bis.  Il governatore non batte ciglio, Viscomi nemmeno. Ma la provocazione-suggestione lascia il segno. È anche la prova che qualcosa è cambiato. Tra Oliverio e Viscomi sono mutati i rapporti di forza, il rispettivo peso sulla bilancia dell’autorevolezza e della prospettiva politica. A Roma forse c’è un diverso grado di considerazione tra l’uno e l’altro. La doppia candidatura – di cui una “blindata” al proporzionale Sud – per il vicepresidente della Regione, imposta direttamente da Renzi come condizione non trattabile, rappresenta forse uno spartiacque nella visione che il Pd nazionale ha della Calabria.  L’esperienza in Regione dell’aspirante deputato Viscomi finisce oggi, con l’istituzione del Comune unico di Corigliano-Rossano cui ha contribuito in modo fondamentale. Tuttavia, a sentire Guccione e a interpretare Renzi, la sua possibile quanto probabile esperienza in Parlamento potrebbe non durare molto.           

 

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