di Francesco Caputo

Alessio e Simone, quel manto stradale che era stato per loro un campo di calcio, un luogo dove imparare ad andare in bici, davanti “la porta di casa”, perché la casa da sempre rappresenta il posto sicuro, dove niente e nessuno può farci paura, quel luogo si è trasformato in luogo di morte.

Vi chiedo scusa se oggi disturbo il vostro pomeriggio trascorso al mare e con gli affetti più cari, vi chiedo scusa se mi permetto di dare fastidio alle vostre coscienze, perché quando eravamo piccoli i nostri genitori ci dicevano di stare attenti, fuori, “all’uomo nero”, mentre ora l’uomo nero viene a farci male “davanti” la porta di casa. L’uomo nero, non ha la pelle scura, ma guida un Suv, sotto effetto di alcool e sostanze stupefacenti, è un pregiudicato e dopo l’incidente si è dato alla fuga insieme ad altri tre, prima di costituirsi. Simone ha raggiunto il suo cuginetto Alessio, mentre erano in corso i funerali di quest’ultimo. Il 12enne era ricoverato in gravissime condizioni e gli erano state amputate le gambe. I sogni di Alessio e Simone sono stati spezzati, i sogni di due giovanissimi, pieni di vita. Dio quante volte davanti a simili tragedie non riesco a trovare le parole, la rabbia, la delusione per questa vita che vita non è, che vita non può essere. Ti chiedo scusa, Dio, dei miei dubbi, delle mie incertezze, come sempre affido a te i “sogni” di questi piccoli angeli e conforta i genitori, i parenti, gli amici di Alessio e Simone. Perché non si può uccidere la primavera, i bambini, i giochi, i sogni innocenti. Giustizia per Alessio e Simone, in cielo e sulla terra.

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