di Salvatore Martino

Sessant’anni fa, precisamente il 28 ottobre 1958, Angelo Giuseppe Roncalli, fu eletto Papa col nome di Giovanni XXIII, e fu, da subito, il Papa dei bambini, degli ammalati e dei carcerati. Figura esemplare, carismatica e assolutamente innovativa, riuscì a rompere il secolare riserbo vaticano e a proporsi, con la sua cordiale simpatia e la sua santità, come uomo del dialogo e come punto di riferimento e di speranza nuova per l’umanità.

Il suo pontificato si svolse in un periodo di grandi incrinature e di messa in discussione del fragile equilibrio mondiale. Nel 1962, in piena guerra fredda, intervenne con un accorato radiomessaggio, durante la crisi cubana, invitando il Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, e il Presidente dell’Unione Sovietica, Nikita Krusciov, a rinunciare alla guerra per il bene dell’umanità.

Giovanni XXIII fu un grande riformatore perché ebbe il grande intuito di indire il Concilio Ecumenico Vaticano II e di preparare la Chiesa ai grandi cambiamenti e alle trasformazioni che stavano per profilarsi e che avrebbero interessato l’intera umanità.

L’eco della sua voce paterna continua a farsi sentire ancora oggi, e sembra suggerire agli attuali capi di stato e di governo di smetterla con l’arroganza e le prove di forza, e di continuare a considerare la pace un bene universale al quale l’umanità non può assolutamente rinunciare.

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