Fonte: www.coriglianocal.it

In onore a tutti i miei concittadini che hanno combattuto per la Patria.

 Il 1915

 LETTERE

 Cara madrina,

Mi trovo in viaggio per la frontiera. Si lavora molto, ma per l’entusiasmo della guerra per la salvezza della Patria non mi sembra nulla. Perciò prendetevi coraggio e non pensate a nulla perché noi dobbiamo difendere la Patria e il Re. Vi bacio e penso sempre a voi.

Aff.mo Figlioccio

Giulio

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Genitori carissimi,

il 27 corrente siamo partiti per il fronte, dove ci troviamo accampati sotto le tende tutto l’intero reggimento. Di salute la passiamo bene, nonostante le marce che abbiamo fatto a cavallo per 90 chilometri.

Vi avverto di stare molto tranquilli e non pensare a me, perché l’Italia deve fare il suo dovere innanzi le nuove nazioni alleate.

Pregate che le nostre armi siano vittoriose, già nelle truppe v’è grande entusiasmo da non credersi. Ci abbiamo dei buoni comandanti che ci trattano come figli.

Finisco con dare un saluto a tutti di famiglia.

Vostro aff.mo figlio

Pietro

Comitato di assistenza civile.

La sera del 5 corrente, sotto la presidenza del Sindaco avv. Vincenzo Fino, si è riunito il Comitato di assistenza civile per la guerra, ed ha proceduto alla nomina dei presidenti e dei segretari dei singoli sottocomitati.

Risultarono eletti:

Nel primo sottocomitato: propaganda e servizi di assistenza sociale, avv. Costantino Tocci, presidente; Dragosei Francesco, segretario.

Nel secondo sottocomitato: corrispondenza famiglie richiamati pubblici esercizi, servizii sanitarii: Avv. Paolo Maioiano, presidente, Impagliazzo Gabriele, segretario.

  1. Sotto comitato: assistenza in servizii di tutti i bisognosi delle aziende private: Ing. Leonarrlo Cimino, presidente; Pisani Vincenzo, segretario.
  2. Sotto comitato: raccolta di fondi: Cav. Antonio Dott. Antonio Cimino, presidente; Staffa Saverio, segretario.

 

Il Comitato di preparazione civile, costituitosi in Corigliano, e che funzionerà per tutta la durata della guerra, ha pure bisogno, per l'esplicazione del suo ampio programma, dell’opera di giovani volenterosi che si prestino gratuitamente a compiere i lavori occorrenti, a seconda delle rispettive attitudini. Poiché Corigliano ha dato in ogni tempo e ad ogni evenienza prove non dubbia del suo patriottismo, si confida che a quest'appello nessuno dei giovani coriglianesi vorrà non rispondere, facendo all’uopo pervenire la propria generosa offerta al Presidente del Comitato.

Il Presidente del comitato 

V.Fino

 

La prima vittima: Contrastato Antonio

Caporale 1° reggimento artiglieria da montagna, nato il 27 Gennaio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 18 giugno 1915 in Libia in combattimento

 

Luglio 1915

 

La guerra per i nostri concittadini "richiamati" è appena iniziata. Oltre alle lettere dalle frontiere e ad alcune scarne notizie, in questo mese si registrano già le prime vittime, e così si intuisce subito cosa sarà questa guerra per i nostri concittadini.

 

Lettere dalla Frontiera 

Mio carissimo,

Dal quattro corrente mi trovo qui, oltre l’antica mal segnata frontiera, in una bella cittadina, che non mi è dato poter nominare.

È qui che ho ricevuto ieri tutte le tue lettere e quelle di casa.

Dopo un mese di assoluta mancanza di nuove tante lettere!

Ora sembra però che la posta funzioni perfettamente, senza molto ritardo. Ho anche ricevuto una lettera di Ciccio ed una di Rosina.

In una delle tue lettere mi dici di parlarti di quando in quando della guerra.  E questo non lo posso fare, perché ci è assolutamente proibito. Io qui leggo quasi ogni giorno il giornale ed ho sempre riscontrato nella sobria parola del Generale Cadorna la verità per quanto riguarda questo fronte. Le corrispondenze dei giornali sono esatte, non gonfiano le cose.

Il Giornale d’Italia, non ricordo di quale giorno, ma certo del quattro o del cinque corrente, in prima pagina parlava della città di X…… del prosindaco Marni, dello sfolgorio di bandiere che la infiamma, della popolazione esultante ecc. ecc. Ebbene X…. è la città ove sono io, e ti posso dire che tutto ciò che è stato detto corrisponde alla pura verità.

Dei feriti che vogliono tornare sul campo, del Re ch’è sempre in mezzo a noi, dell’eroismo di ciascun soldato, non dicono che la verità.

Di feriti ne ho sentito io tanti che vogliono tornare a combattere. Il Re me lo vedo sempre intorno, un giorno ero sopra una collina bersagliata varie volte dal cannone nemico ed ottimo punto di osservazione. Mi trovavo colà con altri cinque uomini e lavoravamo per congiungere al corpo d’armata una divisione. Ad un tratto, per un dirupo sentiero, pieno di sassi e di fango, scorgo il re, il quale con Cadorna ed altri Generali scendeva appoggiandosi ad un pezzo di legno, proprio come i mandriani. Il Re lo si incontra poi sempre in automobile. La prima volta lo incontrai a Dolegnano. S’è fermato dinanzi alla nostra caserma a domandare ad un soldato a quale corpo d’armata si apparteneva. Riconosciuto, veniva acclamato da tutti i presenti.

Dell’eroismo dei nostri soldati e ufficiali ti racconto uno degli episodi che più mi piacquero. Ero in un paese qui vicino e qui incontrai, per combinazione, due nostri compaesani del 20° Fanteria, dai quali appresi che era vicino anche Ciccio D’Agostino, ch’è in tale reggimento per stendere una linea telefonica. Passa un nostro biplano, sorvola le posizioni nemiche. Le artiglierie nemiche lo presero di mira. Le granate le scoppiavano intorno. Non un solo momento quel biplano perdette la sicurezza del volo, non un solo istante si scostò da quel ciclo di insidie. Girò, girò sempre per circa un’ora, destando la meraviglia di quanti, come me, lo seguivano con lo sguardo!

La sera, frutto di tanta temerarietà, fu l’assalto rabbioso, tra il crepitio incessante, ostinato delle palle (cannoni, mitragliatrici, fucili) e l’occupazione di quella posizione nemica. Un combattimento mai visto. Pareva che si fosse scatenato l’inferno. Ricordi l’incessante scarica di mortaretti della festa dell’8 settembre? Ebbene, immagina che i colpi fossero più forti! Tale fu questa battaglia. Il cielo era illuminato da continui bagliori. Pareva fosse venuta l’ora in cui Giove volesse distruggere la terra con i suoi fulmini!

La mia salute è ottima. Lo spirito di tutta la truppa è elevatissimo. Noi facciamo la guerra come se fosse un giuoco da bambini, con la massima spensieratezza e con tutto il brio possibile. Nessuna cosa ci fa impressione, nemmeno il lavoro ci grava.

Bacioni affettuosamente

Tuo aff.mo

Romeo Giuseppe

Per coloro che sono o possono essere chiamati alle armi 

Il Ministero della Guerra ci invita a pubblicare quanto segue:

Per disposizione di regolamento, notificata mediante i manifesti di chiamata, i sottufficiali e i militari di truppa che si presentano alle armi sono autorizzati a conservare oggetti di corredo di loro proprietà privata, in luogo di corrispondenti oggetti militari, purché siano in condizioni da poter prestare buon servizio, con diritto a riceverne un adeguato compenso in denaro.

Si consiglia ogni buon cittadino di presentarsi alle armi con un paio di calzature di marcia (stivaletti allacciati con gambaletto, usualmente chiamati scarpe alpine) munite di chiodature; ne ritrarrà il vantaggio di calzare scarpe già ben adattate al piede ed agevolerà in pari tempo le operazioni di vestizione presso i depositi rendendole più speditive.

Si consiglia inoltre di presentarsi con un farsetto a maglia di lana pesante, con una correggia da pantaloni e con oggetti di biancheria in buone condizioni.

L'ammontare del compenso in danaro sarà subito pagato in misura corrispondente allo stato d'uso dell'oggetto. Per oggetti in ottime condizioni saranno corrisposti i seguenti compensi:

Per un paio di calzature di marcia L. 16,50

Per un farsetto a maglia di lana L. 5,00

Per ciascuna camicia di tela L. 2,00

Per ciascuna camicia di flanella L. 6,00

Per ciascun paio di mutande tela L. 2,00

Per ciascun paio di mutande lana L. 4,00

Per ciascun paio di calze cotone L. 0,30

Per ciascun paio di calze lana L. 1,50

Per ciascun fazzoletto L. 0,20

Per una correggia di pantaloni L. 0,80

 

Lettere dalla Frontiera

Mio carissimo Arcangelo,

Ti ringrazio tanto delle buone notizie che mi hai dato.

Volendoti dare notizie della mia salute posso assicurarti che sto benone, nonostante la vita piena di disagi, di fatiche e di privazione di ogni sorte che con maniera, con pazienza e rassegnazione dobbiamo sopportare.

Pochi giorni orsono abbiamo fatto una lunga e faticosa marcia con lo zaino affardellato, passando per paesi e villaggi e boschi e finalmente come Dio volle sfiniti, esausti di forze, siamo giunti in territorio una volta posseduto da quei cani di Austriaci.

Fin’ora non abbiamo preso parte a nessun combattimento. Siamo però da tutte le parti circondati da cento pericoli.

Ora, mentre scrivo, i cannoni delle nostre artiglierie, a più riprese e senza tregua, tirano sull’infame nemico e colpiscono inesorabilmente. Si vedono i monti, le dune incendiarsi dai ripetuti colpi di granate e di sdraie.  Frattanto quei cani resistono, sono ben trincerati da modernissime trincee in cemento armato, occupano posizioni inespugnabili, ma è pur certo che cadranno; oramai è assodato che il nostro esercito saprà superare gli ostacoli, saprà distruggere i più potenti e infernali trinceramenti Austriaci. Costanza, calma e buona volontà, e fra non molto Trento e Trieste saranno imbandierate dal Vessillo Tricolore, e allora farò ritorno al mio paese in grembo alla mia adorata famiglia, in mezzo agli amici. È questo l’augurio che io faccio, voglio sperare che S. Francesco ci faccia la grazia che nessuno di Corigliano abbia a passare qualche guaio.

Non ti secco più. Ti prego di salutarmi gli amici tutti ed abbracciandoti mi dico

Aff.mo amico

Salvatore Maradea

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Amato Padre,

Con la più viva soddisfazione ho ricevuto tue notizie e mi è grato udire vostra buona salute, così spero ancora. Io sono qui in ottima salute, pure non dubitare; spero e sogno il ritorno da eroe, per la seconda volta. In alto i cuori devoti all’altare della Patria. Avremo vittoria. Tornerò con onore.

Baci di cuore mando sulle ali del vento. Saluti e baci ai fratelli e sorelle, genitori, amici e tutti.

Vostro figlio

Luigi Santella

 

Per brevi licenze

È ritornato fra noi, con licenza di cinque giorni l’egregio nostro amico Farmacista Francesco Cavalieri, ora tenente Aiutante Maggiore, nell’ospedale di riserva residente a Conversano.

Sono tornati fra noi, anche con breve licenza, il Dottor Luca Policastri, nel 6° Artiglieria, residente a Bordonecchia e l’avv. Giuseppe Caracciolo, tenente di Artiglieria di fortezza, residente a Messina.

A tutti i nostri amici diamo il benvenuto.

 

Un nostro primo ferito.

È giunta notizia che il soldato Benvenuto Giovanni di Francesco sia stato ferito alla testa in uno dei passati combattimenti.

La ferita essendo piuttosto leggiera, auguriamo al giovane soldato una sollecita guarigione, per ritornare al suo posto di onore contro l’odiato nemico.

 

Il ritorno di un ferito

Il 23 corrente è tornato in seno alla famiglia il soldato Giovanni Benvenuto di Francesco, ferito alla testa da una scheggia di mitraglia circa un mese fa ed ora quasi guarito. Il Benvenuto non ha ricevuto alcuna dimostrazione perché è venuto all'insaputa di tutti.

Al valoroso reduce il nostro plauso e il nostro compiacimento

 

I nomi dei caduti:

Curcio Natale di Bruno, soldato 18° reggimento fanteria, nato il 12 ottobre 1893 a Corigliano Calabro, distretto di Castrovillari, morto il 28 luglio 1915, nell'ospedaletto da campo n° 32 per ferite riportate in combattimento

 

Polino Emilio di Giuseppe, caporale 82° reggimento fanteria, nato il 12 febbraio 1893 a Corigliano Calabro, distretto di Castrovillari, morto il 30 luglio 1915 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Agosto 1915

 

In agosto non ci sono dubbi; c'è la conferma che la guerra non durerà, come si sperava, solo pochi mesi, ma sarà lunga e difficile. E per tale motivo, nella mia Città, come in moltissime altre, sorgono i Comitati di preparazione Civile, che si occupano di dare assistenza ai figli dei combattenti. Ecco la cronaca del Popolano 

 

La voce degli assenti

Concittadini!

Il Comitato di preparazione Civile è già all'opera: uno dei primi, esso ha disposto un ruolo d'onore dei soccorritori delle famiglie dei combattenti che si va covrendo di firme e di oblazioni.

Le offerte dei cittadini e le contribuzioni del Comune costituiranno una somma che potrei alquanto alleviare le prime necessità cui andremo incontro.

La via è lunga! e i bisogni cresceranno!

In quest'ora grave di destino, quando gli animi si tendono alla prossima riconquista — più che delle terre — dell'onore e della libertà d'Italia, verso radiosi orizzonti del nuovo assetto europeo... non fate mancare l'olio sacro alla lampada sacra!

Questi giorni rimarranno memorabili per chi ha dato, saranno giorni d'infinita vergogna per chi non dà.

Non guardate a questa come alle altre sottoscrizioni! Essa è un'offerta spirituale più che un dono materiale. Non mai carità si ricongiunse così ardentemente al sentimento collettivo e così bene alla carità per la Patria!

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Essa vi chiama a gran voce, severa e triste, sicura e ardente, cosparsa d'un sudore di sangue, nell'aspra contesa.

E Salandra, l'uomo classico dell'ora italiana, vi dice: i più abbienti hanno l’obbligo di contribuire … lo Stato in questi momenti non potrebbe a tutto ovviare!...

Che diremo noi? Se la legge, oltre l'assegno solito, non ha ancora stabilito una contribuzione speciale, quasi tassa su la ricchezza, per il soccorso alle famiglie dei richiamati, è perché si è confidato su la spontanea contribuzione, che già ammonta a parecchi milioni, nelle città di lavoro e d'ideali.

Non si sa comprendere come, in quest'ora, vi possa essere chi pur possedendo, si rifiuti di portare il suo contributo di danaro ch'è atto di amore e di dovere civico insieme. Non si può supporre che a tanto eroismo fiammante, su le trincee, dal cuore della nostra gioventù corrisponda il freddo egoismo avaro dei tempi normali. Nei gloriosi Comuni, tutti i cittadini erano solidali nel momento del pericolo, e dei sacrifizi; nei più antichi regimi, il Re inquadrava gli uomini per le sue guerre con milizia vestita, armata, fornita di cavalli e di denaro dal feudatario. Sicché, a parte l'organizzazione sociale primitiva in cui non era sorto lo Stato moderno con le sue molteplici funzioni, il peso della guerra veniva, più giustamente distribuito, sui proprietari, sugli abbienti, sui Signori del tempo.

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Ora noi speriamo che s'intenda il dovere presente, che s'intenda anche quell'aperta fustigazione che, dalla stampa, colpì i signorotti meridionali e calabresi in ispecie, per la loro antipatriottica inerzia.

E speriamo che una somma — se non grande— adeguata alla ricchezza della città di Corigliano sarà versata all'invito del Comitato — che siatene certi, non largheggerà inconsultamente — ma sarà presente nei casi in cui l'opera del Governo non può arrivare, quando la famiglia è poverissima e ha sentito aggravare le condizioni economiche per l'assenza d'un suo caro, chiamato dalla Patria.

Oh! allora! di fronte alla pietà umana del caso — il Governo è lontano — e non sa, non vede, non sente questo palpito di tristezza— oh! allora, la più piccola patria — il paese, la città natia, quella che pure ha sul fronte, per mezzo degli assenti, gli uomini che si battono, soccorre, aiuta, conforta.

Cittadini Coriglianesi, o voi che avete soccorso, col vostro cor bonum un antico guerriero che la leggenda — evocatrice di umana bellezza — dice che fosse Coriolano — o voi che appartenete alla città che ha dato a Coriolano perseguitato e sperduto un asilo e un conforto e ai quali si vuole che il guerriero rispondesse, offrendo in cambio, come dice il Lenormant ………. son coeur brisè, il suo cuore affranto di commozione e di dolore — il cuore che oggi è lo stemma del vostro paese, o voi, cittadini coriglianesi, amanti della Patria, rispondete alle voci fraterne che vengono a voi, per mezzo dei teneri bambini delle madri e delle mogli trepidanti — rispondete voi al saluto fraterno che viene dai nostri eroici soldati, dal più grande confine d'Italia!

 

Avv. Costantino Tocci

Lettera dalla Frontiera

Carissima Madre,

In seguito alla mia scritta ieri, spedisco questa lettera assicurandovi sempre dell’ottima mia salute, che spero lo stesso in tutta la famiglia.

Dovunque cara madre io scrivo spesso, quindi se qualche lettera vi giunge con ritardo non è colpa mia.

Cara madre ieri sera sognai un fatto che conviene a descriverlo.

Sembravami che voi eravate qui dove mi trovo io e mi dicevate: figlio dove sei in divertimento, divertimento che continua sempre e non stanca mai. Ed io rispondevo: Buonavenuta madre, dove mi avete inviato, nel campo della gloria, a difendere la nostra bella bandiera.

Dalla gioia mi svegliai e voi non eravate, io ero in trincea con i miei compagni, nel campo della gloria davvero, nel continuo divertimento che non stanca mai davvero, anzi anima i cuori per rendere alla bella Italia i suoi vecchi confini.

Cara madre mia, state tranquilla e contenta come pure orgogliosa di aver mandato un vostro figlio in questa guerra di civiltà e amore.

Scrivetemi spesso e sempre buone notizie e baciando assai assai i miei fratelli, saluto amici e parenti e baciandovi a voi assai assai.

Sono il vostro figlio aff.mo 

Petrone Giovanni

I nomi dei caduti:

Graziano Giorgio di Alfonso, soldato 60° reggimento fanteria, nato il 15 novembre 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 agosto 1915, sul campo per ferite riportate in combattimento.

Spina Pietro di Antonio, soldato 142° reggimento fanteria, nato il 11 febbraio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 agosto 1915, sul campo per ferite riportate in combattimento.

Settembre 1915

Le lettere dei combattenti vengono severamente censurate e talvolta anche cestinate per nascondere la triste realtà della guerra. Eccone una.  

 

Zona di Guerra 6 settembre 1915

Carissimo cognato,

da più tempo attendo tue nuove, ma invano. Ti volevo scrivere tante belle cose dal fronte, ma la censura mi impedisce. In salute sto benissimo, di te e famiglia mi auguro sentire al pari. Ieri l’altro è venuto qui, per passare un po’ di convalescenza, Taverna Vincenzo di Corigliano: in salute sta benissimo e te lo assicuro sulla mia parola. Incomincia a sentirsi il freddo, ma noi siamo provvisti bene. I disagi della guerra si comportano bene al mio fisico. Dormo attendato all’aperto, la notte mi sveglia il tuono dei cannoni di grosso e medio calibro che continuamente, quasi tutte le sere, mandano un fuoco infernale. Il nemico cerca di molestare le nostre truppe, ma l’avanzata segue dopo il cannoneggiamento. Nel momento mi trovo sotto la tenda ed il rombo mi sveglia: penso a tutti e mi ricordo di te ed eccomi a scriverti. Il sibilar degli obici e delle granate rompono l’aria calma, tuona insistente il cannone da 149 e 210, ma si vive bene. Oramai non ci fa nessuna impressione il rombo, siamo abituati. Così certo si vive agitati, è vero, ma l’attuale guerra è sacrosanta ed era necessaria. La vittoria finale ci arride. Oggi si son visti parecchi areoplani nemici in ricognizione, ma le nostre batterie antiaeree li hanno fugati. Si vede bene ad occhio nudo quando tirano. Intanto qualche due settimane fa le nostre batterie antiaeree hanno colpito il bersaglio, ed il velivolo nemico arrotolò pian piano ed atterrò certamente cosa che sui giornali non si è letta. Perché non l’hanno pubblicata: ciò posso assicurare e da fonte sicura. Qui è passato lo Stato Maggiore Francese di buona ora stamane.

Tanti affettuosi baci ai miei nipotini ed a te con Angelina baciandoti mille volte credimi

Aff. Cognato 

Demetrio Garritano 

Ottobre 1915

 

In questo mese, molti nostri valorosi concittadini partecipano alla terza battaglia dell’Isonzo (18 ottobre - 4 novembre 1915). Una battaglia durissima caratterizzata, purtroppo, dalla scarsa incisività della tattica del generale Cadorna. I feroci attacchi e contrattacchi tra i soldati italiani e quelli austro-ungarici procurano la perdita di moltissime vite umane di entrambe le parti, e tra queste molti nostri concittadini. Di seguito leggerete l’elenco di questi coraggiosi cittadini coriglianesi morti per la Patria.

 

Zona di Guerra 10 ottobre 1915

Caro D. Ciccio,

il 17 maggio partimmo verso i confini d’Italia e, dopo esserci fermati pochi giorni a Treviso, il 25 mettemmo piede nelle terre redenti e ci fermammo a G…… ove subito impiantammo i forni e cominciammo a panificare. Dopo pochi altri giorni, collo zaino affardellato per la via Aquilea, entrammo a X….. ove fummo ricevuti da tutta la popolazione con grandi acclamazioni e getto di fiori e di confetti. Pioveva a catinelle, ma noi marciavamo ritti ed allegri, incoraggiati dalle voci di mille e mille giovanette che ci gridavano: coraggio, bravi soldati d’Italia.

Alloggiammo nel locale delle scuole comunali, nel cortile del quale vennero situati i forni, ed incominciammo a lavorare, producendo 20 mila razioni di pane ogni 24 ore.

La sera, nell’ora della sortita, eravamo fatti segno a grandi acclamazioni da signori e signorine che ci sussurravano dolci parole di conforto e ci davano coraggio per proseguire nella nostra ardua impresa.

Ma anche da X…. Dovemmo partire per un improvviso ordine arrivato, che ci ingiungeva di recarci subito nel piccolo paese di S.R. da poco occupato dalle nostre valorose truppe.

In questo paesello, ogni giorno avevamo la visita di quattro o cinque aeroplani nemici che tentavano danneggiare il nostro accampamento con lanciare una grande quantità di bombe, che il più volte esplodevano a rispettosa distanza, senza far male ad alcuno.

Il 9 settembre, mentre si stava lavorando a pulire i forni, un’automobile si fermò davanti a noi. Ne scese il Principino Umberto accompagnato da altri ufficiali. Ognuno si può immaginare che parapiglia portò tra noi questa visita inaspettata e gradita. Tutti uscimmo dalle tende per avere l’onore di vedere il futuro Re d'Italia. Ci mettemmo tutti sull’attenti, facendo omaggio all’augusto piccolo personaggio.

Il Principino si levò il berretto e stringendo la mano a tutti si mise a girare per vedere i forni. Entrò nel primo forno, chiedendo prima premesso, e diede un bravo ai soldati che panizzavano e che erano tutti affaccendati. Guardò tutto, e, presesi una pagnotta se la mise a mangiare e con la pagnotta fra le mani, continuò il giro di tutto l’accampamento.

Rimase soddisfatto di tutto quel che vide e nel partire lasciò, come suo ricordo, delle bellissime cartoline a tutti gli ufficiali ed a tutti i soldati. Dopo ciò, stretta la mano agli ufficiali, salì in automobile, salutando tutti col berretto.

Tutti rispondemmo con un grido di: evviva il nostro Principe, evviva l'Italia.

Vi scriverò qualche altra cosetta se la censura lo permetterà. 

Tagliaferri Domenico 

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Stimatis. D. Ciccio,

A mezzo del suo simpatico giornale mando i miei più cari saluti e baci ai miei cari parenti, saluti agli amici lontani. Noi speriamo vincere i nostri nemici che si spaventano al solo nostro grido : Savoia! E si arrendono come tante pecore. Da 60 giorni mi trovo di fronte al nostro secolare nemico, e sono alla cima del Monte S.M. Fra poco i nostri nemici dovranno passare un brutto guaio! Comanda la nostra Compagnia il Tenente Avv. Fini sig. Gaetano, funzionante da capitano, il quale manda i suoi saluti a tutti gli amici, a voi e alla famiglia. 

Trombettiere Le Pera Salvatore

Zona di guerra lì 16-10-1915

Gent.mo Sig. D. Ciccio,

Un gruppo di Coriglianesi, i quali conoscono il valore del Signor Fino e ne apprezzano i suoi meriti come tutta la nostra città, hanno inteso il dovere, per rispetto a lui e alla sua distinta famiglia di festeggiare il giorno della promozione meritata a Capitano, inviandogli la seguente lettera:

Preg.mo Capitano Sig. Fino Gaetano,

Con vivissimo compiacimento per la meritata promozione, augurandole la continuazione per i suoi alti meriti, vanto e onore della nostra Corigliano, i sottoscritti in segno di alta stima e riconoscenza offrono al Capitano Fino Sig. Gaetano questo piccolo dono brindando in suo onore e per la vittoria finale delle nostre armi.

Sergente Policastri Alfonso

Caporale Magg. Mingrone Pasquale

Caporale Magg. Bianco Salvatore da Rossano

Spezzano Giuseppe

Scarcella Giovanni

Brunetti Giuseppe

Adimari Santo Alfonso

Ritacco Paolo

Grispo Vincenzo

Vi ringrazio molto per la pubblicazione di questa mia, a mezzo del suo diffuso popolano, e salutando voi e il caro Professore, credetemi

dev.mo Giuseppe Spezzano

 

D.S. Tanti ringraziamenti per l’invio del giornale. Siate gentile porgere i saluti più cari a mio padre e nuovamente saluto a voi e tutti di famiglia 

Dev.mo G. Spezzano

COMITATO di preparazione civile ed assistenza sociale

Ammontare liste precedenti L. 269,75

Altre somme raccolte dai falegnami L. 21,50

On. Ioele Francesco

L. 100,00

Meligeni Luigi

L. 1,00

Congrega delle Grazie

L. 150,00

Servidio Carmine

L. 6,30

Francesco Ielo

L.1,00

Calabrese Orazio e Famiglia

L. 13,20

Antonio Godino

L. 5,00

Agente delle Imposte

L. 6,60

Antonio Tramonti

L. 1,30

Battista Tramonti

L. 1,00

Cosentino Francesco

L. 2,00

Cosentino Domenico

L. 2,00

Cimino Dottor Antonio

L. 59,15

Famiglia Cimino fu Giuseppe

L. 71,45

Salvatore e Giorgio Cimino

L. 10,00

Salvatore Carbone

L. 10,00

Tiano Carmelo

L. 3,50

Pisani Francesca fu Salvatore

L. 2,50

Avv Felice De Tommasi e Fam.

L. 10,00

Notar Rizzo Corallo

L. 10,00

Dottor Michele Persiani

L. 20,00

Vincenzo Lauria e figli

L. 6,00

Bruno Andrea

L. 20,00

Cicero Pietro

L. 5,00

Garetti Comm. Giacomo

L. 50,00

Romanelli Annina

L. 10,00

Giovanni Torchiari

L. 5,00

Ciollaro Sac. Stefano

L. 1,20

Pisani Isabella fu Salvatore

L. 2,25

Rev. Arciprete De Gennaro

L. 12,60

Purgatorio di S. Maria

L. 1,00

Vedova arena

L. 5,00

Vincenzo Pisani

L. 5,00

Godino Alfonso

L. 1,50

De Rosis Barone Scipione

L. 125,05

Dragosei Francesco

L. 1,00

Parroco di S. Pietro

L. 5,25

Parroco di S. Luca

L. 3,80

Impagliazzo Cesare

L. 1,20

Dottor Pasquale Noce

L. 5,00

Congrega SS Sacramento S.M.

L. 10,00

Congrega SS. Rosario

L. 1,00

Tassitani Giovanni

L. 5,00

Alfonso Pinto

L. 2,00

Maria Demma

L. 15,00

 

La guerra inizia a farsi sentire. Ecco l'elenco dei nostri concittadini caduti nel mese di ottobre per la Patria:

 

Scarcella Natale di Cosimo, soldato 51° reggimento fanteria, nato il 13 ottobre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 20 ottobre 1915, nell'ospedaletto da campo n° 57 per ferite riportate in combattimento.

 

Luzzi Paolo di Francesco, soldato 129° reggimento fanteria, nato il 12 aprile 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 23 ottobre 1915, sul Monte San Michele per ferite riportate in combattimento.

 

Ceraso Luigi di Santo, soldato 129° reggimento fanteria, nato il 13 aprile 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 ottobre 1915, sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Terrazzano Vincenzo di Francesco, soldato 65.ma compagnia presidiaria, nato il 31 luglio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 ottobre 1915 a Corigliano per malattia.

 

Aquilino Pietro di Francesco, soldato 1° reggimento bersaglieri, nato il 26 luglio 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 ottobre 1915 sul Monte Cappuccio per ferite riportate in combattimento.

 

Muraca Alfonso di Tommaso, soldato 35° reggimento fanteria, nato il 27 marzo 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 29 ottobre 1915 sul Monte Podgora in combattimento.

 

Novembre 1915

 

Anche la quarta battaglia dell’Isonzo, combattuta tra il 10 novembre e il 5 dicembre del 1915, fa segnare momenti drammatici per l’esercito italiano. I ripetuti assalti si rivelano vani e le perdite rilevanti. Muoiono moltissimi nostri concittadini. Corigliano tutta è in lutto, nonostante le notizie di valorosi Coriglianesi che, in questo periodo, si distinguono con azioni eroiche sui campi di battaglia. Tra questi ultimi, il coraggioso eroe Salimbeni Angelo e il valoroso sottotenente Francesco Attanasio. Il Popolano così racconta gli avvenimenti di questi giorni.

 

Lettere dalla Frontiera

Carissimo D. Ciccio,

Mi trovo in uno di questi ospedali per ferita riportata negli ultimi combattimenti, e perché la mia ferita è piuttosto leggiera, profitto di un po’ di tempo per mandare qualche mia notizia.

Passai quindici giorni al fronte prendendo parte a vari contrattacchi ed avanzate sulle balze del monte X, specialmente nelle gloriose giornate del … e … dello scorso ottobre. Poi nell’ultimo di detti giorni fui costretto a fermarmi, perché una pallottola nemica m’impedì di proseguire, togliendomi il piacere di vedere il nostri avversario sbandarsi, lasciando nelle nostre mani le loro più belle posizioni.

Però, anche nei giorni precedenti avevamo coi miei compagni d’arma occupato altra importante posizione, della quale non posso dire il nome, essendomi ciò impedito dalla censura.

Se non l’annoio, posso farvi una breve narrazione del modo come si svolse un combattimento che ci rese padroni della predetta posizione ben saldamente tenuta dai nostri avversari.

Dopo una notte passata al continuo rombare dei cannoni, con cui si cercava di smuovere il nemico dalle sue posizioni a abbattere i reticolati che ostacolavano la nostra avanzata, alle ore 4  del mattino del … ottobre, venne l’ordine di avanzare ed occupare, a qualunque costo, le posizioni sulla destra del detto monte, mentre i bersaglieri avrebbero espugnato e cacciato il nemico che si trovava sulla sinistra.

Avanzammo carponi in mezzo ad un intenso fuoco di fucileria e di mitragliatrici, accompagnato dal sibilare degli shrapnel e dal fragoroso rimbombo delle bombe a mano!

Dopo un periodo di tempo, che non saprei determinare, ci trovammo di fronte all’odiato nemico, ed al grido di Savoia, irrompemmo nelle loro trincee, già piene di cadaveri putrefatti!

Ciò che avvenne in quel momento, per me è indimenticabile, potrebbe solo descriverlo un dotto scrittore.

Le dico però di aver veduto gli ultimi superstiti di quella trincea, da noi conquistata, alzare le mani verso di noi, implorando, in italiano mal pronunciato, di lasciar loro la vita, giacché noi riscaldati dalla lotta ed accecati dall’odio contro questi vili e codardi di fronte alla baionetta italiana, non avevano più nessuna facoltà umana.

Quel giorno per noi soldati del ……. Fanteria fu una giornata stupenda, avendo fatto anche parecchi prigionieri.

Ho la speranza di guarire presto, essendo non grave la mia ferita, per poter nuovamente andare al fronte; non dispiacendomi di rivedere quei luoghi, dove si batte con onore il soldato italiano!!

Saluti tutti gli amici e parenti, ai quali vorrà far conoscere questa mia a mezzo del suo accreditato giornale. Voglia gradire i miei più distinti saluti e credermi sempre

Di lei aff. mo

Giovanni Romio

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Egregio D. Ciccio,

Sto bene, così mi auguro sentire di voi e famiglia tutta.

Proprio nel momento che vi scrivo, quanti e quanti prigionieri austriaci che passano per la strada dove mi trovo; non potete immaginare l’impressione che mi hanno fatto; se li vedesti, tutti vecchi; la maggior parte giovanetti di quindici a sedici anni; fanno proprio compassione a vederli; tutti mal vestiti ed anche pieni di fame; però loro sono molto contenti che sono prigionieri con l’Italia. Scopo della presente è che io e Capua Pasquale vi preghiamo di pubblicare sul vostro pregiatissimo giornale i più cari saluti alle famiglie e ai parenti tutti ed agli amici. Non altro, sicuro della vostra bontà mi segno

Vostro discepolo

Eugenio Scarcella

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Carissimo Compare,

Non ti scrissi prima per tante ragioni che è inutile ripetere. Dopo un mese di riposo, son tornato di nuovo al fronte a compiere il mio dovere di cittadino italiano. Spero che questo tempo che passa nel campo dell’onore passerà subito e senza avere dispiaceri, perché noi compiamo un dovere sacrosanto che tutti i cittadini devono compiere con tutta la loro forza per fare un’Italia grande. Fra giorni si dovrà fare una grande avanzata e spero che tutto andrà bene ed essere alla fine padroni della bella cittadina di G…. che può ben chiamarsi la sorella di T…. Qui si lavora per vincere o morire. Con un po’ di pazienza noi vinceremo ed a guerra finita poi verrò a darti un abbraccio col cuore pieno di gioia per avere preso parte a questa guerra santa e giusta. Lo dico con tutta l’anima che è cento volte vigliacco chi negasse il suo braccio per dare aiuto alla nostra cara Patria. Nel momento che la nostra bella Italia chiama a raccolta i suoi figli, tutti dobbiamo rispondere all’appello con amore e con grande entusiasmo.

Finisco perché il mio dovere mi chiama ed andrò a compiere il mio dovere di bravo cannoniere. Ti abbraccio e mi dico

Aff. Compare 

Giulio Cosentino

Notizie

Corigliano non soltanto ha i suoi morti e i suoi feriti sul campo della gloria, ma ha pure tra i suoi figli chi sa impavido distinguersi per coraggio ed eroismo. Uno di questi è Salimbeni Angelo di Alfonso, del quale si legge sulla Tribuna del 6 corrente quanto appresso:

 

Sei fucilieri salvati da un eroe calabrese.

Il soldato Salimbeni Angelo di Corigliano Calabro, in questi giorni, proposto per la medaglia d’argento per avere il 19 dello scorso mese, durante un accanito combattimento, disprezzando il pericolo, raccolto sotto il fuoco incessante i feriti della sua compagnia caduti allo scoperto.

Mercé l’opera di questo eroe si poterono raccogliere e strappare alla morte sei fucilieri che, benché feriti e paralizzati nei movimenti, dal nemico appollaiato sulle alte vette di … Il valoroso raccolse anche i fucili, tascapani e munizioni che trovavansi nella zona battuta dal fuoco.

Feriti

Il Capitano Fino

Fra i nostri eroici soldati che si battono per l’onore d’Italia, devonsi annoverare quasi tutti i nostri concittadini che si trovano al fronte.

Il capitano Avv. Gaetano Fino, promosso testé per merito di guerra, è stato ferito due volte nel combattimento di …. Per l’assalto audace e vittorioso ad una trincea nemica. L’impresa cui si accinse il valoroso capitano Fino lo rende degno figlio di Corigliano forte ed eroica, e noi, commossi, gli esprimiamo le nostre felicitazioni.

 

Un altro valoroso

Francesco Attanasio, Sottotenente nel …. Reg. Fanteria, prendendo parte agli aspri e sanguinosi combattimenti svoltosi nella seconda quindicina del mese scorso a … per le prove di ardimento e di valore meritava dal Comando l’encomio solenne. Quindi veniva nominato Aiutante Maggiore carica che ordinariamente si assegna ai Tenenti.

Il Popolano, lieto di registrare tali notizie, che onorano il valoroso per quanto giovane Ufficiale, gli esprime l’augurio della più rapida e brillante carriera.

 

Altro ferito

Anche il sottotenente Avv. Giuseppe Amato, promosso tenente per merito di guerra, è stato ferito alla guancia destra, mentre guidava il suo plotone all’attacco alla baionetta.

Onore al valoroso

 

Ancora feriti 

Il sottotenente Teodoro Rossi, nipote dei Sigg. Cimino, è stato ferito leggermente in uno dei sanguinosi combattimenti di ottobre

 

Comitato di Mobilitazione Civile

Spesso ci si domanda se vi è o no in Corigliano un siffatto Comitato, e noi non possiamo rispondere che affermativamente, sapendo che esso è stato uno dei primi ad essere costituito. Ma possiamo dire lo stesso dell’opera e dell’attività del detto Comitato? No, perché finora poco ha fatto per le famiglie dei richiamati, niente per l’educazione dei loro figli, niente del tutto per i soldati combattenti.

Senza confrontare che han fatto e quello fanno i Comitati della media e dell’alta Italia, vediamo quello che fanno i più piccoli paesi della Calabria, i quali non lasciano mezzi intentati per raccogliere somme e spenderle poi a totale beneficio dei soldati e delle loro famiglie.

E perché noi dobbiamo essere annoverati fra i più neghittosi, come se sopito fosse in noi l'amore della Patria? Perché dobbiamo sempre fare noi le più cattive figure di fronte ai paesi molto meno interessanti del nostro?

Del nostro Comitato fanno parte persone intelligentissime ed operosissime. Che si sveglino dunque; che si faccia qualche cosa anche da noi a prò di tanti nostri cari giovani che espongono la loro vita per fare l'Italia più temuta e più grande.

Vi sono anche qui delle gentili signore e signorine che volentieri si presterebbero a fare calze, maglie, mutande per i nostri valorosi combattenti. Basterebbe solo che il Comitato le provvedesse della lana.

Facciamo come altri Comitati han fatto per raccogliere danaro; si facciano tombole, conferenze a pagamento, invitando qualche Deputato calabrese che si presterebbe volentieri, ma si faccia qualche cosa, per Dio, e non restiamo sempre gli ultimi.

Speriamo che le nostre parole riescano ad ottenere qualche cosa.

Ed a proposito di quanto sopra abbiamo detto, pubblichiamo con piacere la seguente lettera del nostro egregio amico e redattore capo cav. Francesco Rossi:

 

Mio caro Ciccio,

è occorso a me, come credo a tanti altri, di constatare che persone meritevoli di consigli e di aiuto per avere i loro cari sotto le armi, vadano da Erode a Pilato per sapere dov'è che si trovi, e come viva, se pur vive, il nostro Comitato di organizzazione civile.

Ricordo, a questo proposito, e lo dico ad onore di Corigliano, che il Comitato sorse con tale prontezza e con tanto caldo entusiasmo, da suscitare quasi un sentimento di gelosia negli altri Comuni della Provincia; gelosia, intendiamoci, di buona lega, che ho esitato a chiamare emulazione, per non ricadere di peso sui banchi della scuola. Ricordo altresì, e mi sembra di avervi avuta una certa parte, che per evitare discussioni, appunti, ed anche, perché no? qualche possibile malumore, il Comitato decise di chiamare tutti i cittadini a contribuire, ciascuno nei limiti delle proprie risorse, mediante la istituzione di un ruolo moralmente coattivo. Con detto ruolo, mentre da una parte si sarebbero evitate spiacevoli disparità fra gli stessi volenterosi, si sarebbe altresì, dall'altra, reso possibile il piccolo salasso alla borsa di coloro, per fortuna assai pochi, che pur se casca il mondo, quest'avvenimento è sempre di assai minore importanza che un pezzo da cinque lire sottratto al loro peculio.

Questa trovata, che dapprima trovò pure qualche dissidente, finì per essere accettata; e mi consta che anche fuori di Corigliano produsse ottima impressione, e fu giudicata opportuna ed eccellente.

Ora, tutto questo sta bene,.. ma poi?

E poi, caro Ciccio, dobbiamo proprio dire che facemmo furia francese e ritirata spagnola?

Dov'è, difatti, il ruolo? Dov'è il Comitato? Chi ne ha assommato ì poteri? Che si fa in prò delle famiglie bisognose? Che si fa per alleviare le sofferenze fisiche e morali della gioventù coriglianese che affronta con patriottico ardimento i disagi, i geli ed i pericoli?

Mistero!

Ora, questo abbandono non è difetto del cuore, ché il cuore c'è, e Corigliano l'ha splendidamente dimostrato in tutte le occasioni. È In perseveranza che questa volta manca, mentre, mai più di questa volta, noi avremmo dovuto sentire il dovere ed il bisogno di pensare, di aprire la nostra borsa, e di lavorare.

Che S. Francesco protegga davvero la nostra Città, ed ora anche i nostri cari soldati che si battono al fronte; io non so di quelli che per affettare spirito forte e superiore, vorrò metterlo in dubbio, ma, caro Ciccio, v’è anche un proverbio che dice: aiutami ché il Ciel t’aiuta!

Cordialmente,

tuo, F. Rossi

 

Lettere dal Fronte 

 

Carissimo Ciccio,

Tu elevi contro di me un atto di accusa per silenzio continuato. Il fatto esiste; ma non costituisce reato. E’ questa l’opinione di quel giudice unico e vero che si chiama: la propria coscienza.

Potevo scrivere di star bene il 20 ottobre e potevo il 20 ottobre stesso non stare né bene, né male. Fino al 31 la nostra vita è dipesa dal capriccio di un proiettile e i miei nervi erano tesi come corde di violino.

Si può scrivere con le corde di violino? Certamente no. Ed ecco perché non scrissi. Ma appena allentata la tensione nervosa, appena sentii di poter rispondere della mia esistenza, l’anima si tese verso di voi, e scrissi.

Non potevo fare di più.

Ora mi son messo di proposito a riparare al silenzio incriminato e vado, mano mano, ricordandomi agli amici. I quali, nella loro bontà mi precedono e mi danno una delle soddisfazioni più belle.

Ma quà la vita si svolge con una intensità spaventosa e le vicende si alternano vertiginosamente. Ieri ero perfettamente calmo; stanotte ha nevicato e stamane, svegliandomi e affacciandomi dalla tenda, ho visto certi luoghi coperti di neve. Ho sentito una stretta al cuore; perché, caro Ciccio, per comprendere tutta la grandezza del sacrificio di chi si trova sul fronte, bisogna essere stato sul fronte 5 mesi come ci sono stato io.

Per quanto si legga, per quanto si senta raccontare, non è possibile rendersene conto neanche approssimativamente. Tu puoi descrivere alla perfezione il dolore di un padre che perde il figlio, ma non riuscirai a far sentire al lettore lo stesso dolore. Io potrei raccontarti mille episodi della guerra senza riuscire a provocare in te una sola delle sensazioni che io ho provato.

Ed io non ho narrato mai nulla della guerra, perché so che quel che si ha di veramente orribile o di veramente bello non si può umanamente esprimere. I giornali? Barzini? Le lettere dal fronte? Ne parleremo a quattr’occhi, se mi sarà concesso. Dire «Tizio è morto» è una cosa; vederlo morire è un’altra; e morire è un’altra ancora. Scrivere dalle trincee è una cosa, scrivere dalle retrovie è un’altra e scrivere da Milano è un’altra ancora.

Tra tutte, la migliore è di non scrivere. Perché io non mi son mai commosso leggendo un giornale; ma quando ho visto quanta fede, quanta gentilezza e quanto eroismo han dimostrato i nostri soldati e come han dato generosamente la vita, ho pianto. Invece di scrivere, questa gente oscura ha dato volenterosamente la vita. Ha scritto col sangue invece che coll’inchiostro. E son questi che stanno scrivendo la vera storia della quarta Italia.

Siano benedetti per l’eternità!

Come vedi non sono di umore allegro, ma, come sempre, dico quello che sento. Io non potrò mai staccarmi col pensiero da chi soffre e lotta e segna col sangue i nuovi confini della Patria.

Stanotte ha nevicato. Una sofferenza in più. Ed io di più mi avvicino ai sofferenti.

Cos’altro mi domandavi?

Se verrò in licenza? Lo spero, ma non posso dir nulla di preciso. Le vicende potrebbero sbatacchiarmi egualmente sul fronte come a Corigliano. Se verrò, verrò in perfetto incognito, cioè a dire che non concederò interviste. Il portone della mia eloquenza sarà chiuso, anche se vi busserà un amico come te.

Sono assetato di silenzio, di quiete d’ombra.

Tuo 

Tommaso Tricarico

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Carissimo cognato,

Mi rincresce tanto non poterti dare notizie del tuo caro amico, Avv. Tricarico, ma se è come dici tu, aiutante maggiore, è certamente al sicuro. Sarà in prima linea certamente. Posso dirti che ieri venne al mio reparto il tuo concittadino Bianco Giovanni, ferito leggermente all’avambraccio destro. Il morale è altissimo e sta molto allegro.

In seguito ad un duello di artiglieria la Brigata... ha dato un assalto con tale impeto da espugnare una trincea senza dare il grido Savoia! La stessa Brigata ha espugnato pure un trincerone abbastanza ampio, facendo numerosi prigionieri. Degno di tutti gli elogi è stato un Reggimento …. Il quale con mirabile sangue freddo, per un fronte abbastanza largo, due plotoni per uno, senza gridare Savoia, entrarono per un burrone, e dopo avervi preso posto aprirono un violento fuoco. I nemici, non conoscendo la forza degli assalitori, si arresero; ma venne in loro soccorso un’altra compagnia di austriaci. I nostri valorosi compagni, appena si sono accorti che arrivava il rinforzo, si slanciarono furibondi ad un nuovo assalto. Un nostro eroe, afferrato un ufficiale nemico lo strozzò con le mani. Tutti i nemici, compreso un colonnello furono fatti tutti prigionieri. Il colonnello dopo essere stato disarmato, vedendo quanto pochi erano i nostri, disse ad un ufficiale: Se avessi saputo che foste così pochi non mi sarei arreso. Evidentemente il colonnello austriaco aveva ragione, perché la trappola nella quale era caduto era stata bene tesa.

I comandanti dei due plotoni sono stati promossi e sono stati insigniti della medaglia al valore.

Il giorno 11 è stato a visitare i feriti il nostro beneamato Sovrano e il giorno 12 venne a visitarli S.A.R. la duchessa d’Asta.

Abbraccio tutti e credimi

Aff.mo Cognato

Francesco

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Zona di Guerra, lì … novembre 1915

Ill.mo sig. D. Ciccio,

Profittando della sua ben nota cortesia, i sottonotati militari la pregano di voler pubblicare sul nostro caro “Popolano” quanto segue:

Dopo aver raggiunto felicemente e vittoriosamente il nostro obbiettivo, sfidando ogni disagio atmosferico e le inutili trappole tesaci del nostro secolare nemico, noi altri artiglieri coriglianesi, a mezzo di codesto giornale, mandiamo alle nostre famiglie, ai parenti ed agli amici i più fervidi ed affettuosi saluti.

La ringraziamo anticipatamente e salutandola unito al suo caro zio professore D. Alessandro ci diciamo

Suoi dev.mi

Caporale Conte Luigi

Caporale Cosentino Giulio

Caporale Amato Francesco

Soldato Pasqua Vincenzo

Soldato Pacino Giovanni 

Soldato Amatore Riccardo

Novembre 1915, una strage dei nostri concittadini. Ecco l'elenco :



Stamela Giuseppe di Pietro, soldato 139° reggimento fanteria, nato il 1° aprile 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 novembre 1915 sul Carso in combattimento. Decorato di medaglia di bronzo al valore militare

 

Vigna Natale, soldato 56° reggimento fanteria, nato il 27 dicembre 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n° 11 per malattia

 

Lateano Leonardo di Giuseppe, soldato 47° reggimento fanteria, nato il 30 ottobre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 novembre 1915 sul Carso in combattimento.

 

Malagrinò Giovanni Battista di Salvatore, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 2 aprile 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 novembre 1915 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Piro Giuseppe di Giovanni, soldato 20° reggimento fanteria, nato il 9 novembre 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 10 novembre 1915 sul Monte San Michele in combattimento.

 

Grispino Francesco di Antonio, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 21 aprile del 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 13 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n°92 per ferite riportate in combattimento.

 

Giardiniere Cosimo, soldato 55° reggimento fanteria, nato il 29 settembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 novembre 1915 a Dolegna per malattia

 

Manna Giorgio Francesco di Giovanni, soldato 2° reggimento granatieri, nato il 2 maggio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 novembre 1915, nell'ospedale da guerra n°35 per malattia


Palmieri Nicola di Alessandro, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 23 agosto 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 16 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n°99 per ferite riportate in combattimento.

 

Felicetti Riccardo di Errico, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 9 aprile 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 novembre 1915, nel 22° reparto someggiato di sanità per ferite riportate in combattimento.

 

Forciniti Giuseppe Leonardo di Saverio, soldato 35° reggimento fanteria, nato il 30 marzo 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 28 novembre 1915, nella 12.ma sezione di sanità per ferite riportate in combattimento.

 

De Simone Francesco di Alfonso soldato 59° reggimento fanteria, nato il 7 giugno 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 novembre 1915 sul Col di Lana per ferite riportate in combattimento

 

Dicembre 1915

 

L'anno 1915 termina con numerosi morti coriglianesi. Un bilancio triste. Di seguito l'elenco dei nostri eroi caduti per la Patria ed una mia rappresentazione grafica dei dati.

 

Montalto Leonardo di Francesco, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 15 ottobre 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 13 dicembre 1915 nell'ospedaletto da campo n°80 per ferite riportate in combattimento.

 

Romanelli Giovanni Battista di Salvatore, soldato 73° reggimento fanteria, nato il 13 luglio 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 dicembre 1915 nell'ospedaletto da campo n°231 per malattia

 

Salimbeni Luigi Domenico di Alfonso soldato 5° reggimento bersaglieri, nato il 17 novembre 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 dicembre sul campo per ferite riportate in combattimento

 

Crediti