I carabinieri della compagnia di Potenza hanno consegnato avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 19 persone indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al furto aggravato di energia elettrica nelle province di Potenza, Brindisi, Cosenza e Napoli.

  L'organizzazione era diretta da una donna di 35 anni, di Napoli, che gestiva appartamenti (affittati da ignari proprietari) situati in diverse città per ospitare donne e transessuali - provenienti nella maggior parte dei casi dal Sud America - che si prostituivano.  Le indagini, durate circa dieci mesi lo scorso anno, cominciarono dopo un controllo dei carabinieri in un appartamento in via Messina, a Potenza. Le donne, che occupavano ognuna una stanza, utilizzavano energia elettrica grazie ad un allacciamento abusivo.  L'arredamento scarno delle stanze, dove vi era solo un letto, fece scattare ulteriori accertamenti, grazie ai quali i militari scoprirono «un vero e proprio via vai dalla palazzina». La donna che gestiva l'organizzazione si faceva dare da 50 euro al giorno a 250-250 euro alla settimane dalle prostitute, assicurando loro qualsiasi tipo di servizio e assistenza (dall'accoglienza alla stazione alla pulizia degli appartamenti alla fornitura di lenzuola e cuscini, agli inserti pubblicitari).  Il padre della donna, titolare di una busta paga, forniva all'occorrenza «garanzie economiche alla figlia»: quest'ultima aveva anche progettato di riciclare del denaro attraverso la donazione di una villa che il padre avrebbe dovuto fare. Durante le indagini, i carabinieri hanno sequestrato anche un'agenda su cui erano annotati tutti i "debiti" e i pagamenti fatti dalle prostitute, che restavano negli appartamenti al massimo una o due settimane. 

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