La denuncia di Save The Children nel rapporto sullo stato di utilizzo dei refettori da parte degli scolari italiani: in aumento il gap con il resto del Paese.

«Rispetto allo scorso anno, il quadro che emerge è preoccupante e sottolinea alcuni peggioramenti: in 9 regioni italiane (una in più rispetto al 2017), oltre il 50% degli alunni, più di 1 bambino su 2, non ha la possibilità di accedere al servizio mensa; inoltre si registra un tendenziale peggioramento in quasi tutte le regioni di 1-2 punti percentuali. La forbice tra Nord e Sud si distanzia sempre più. Sono infatti sei le regioni insulari e del Meridione che registrano il numero più alto di alunni che non usufruiscono della refezione scolastica: Sicilia (81,05%), Molise (80,29%), Puglia (74,11%), Campania (66,64%), Calabria (63,78%), Abruzzo (60,81%) e Sardegna (51,96%)». È quanto spiega Save The Children, illustrando il nuovo rapporto “(Non) Tutti a Mensa 2018”. Nel rapporto, per il quarto anno consecutivo, l’organizzazione ha analizzato le prassi per le scuole primarie relative alla mensa scolastica in Italia, prendendo in esame 45 comuni capoluogo di provincia con più di 100 mila abitanti valutando l’accesso, le tariffe, agevolazioni ed esenzioni, il trattamento delle famiglie morose e l’eventuale esclusione dei bambini dal servizio. «Ad oggi la mensa è ancora considerata un servizio a domanda individuale, legato alle esigenze di bilancio dei singoli comuni, e non è riconosciuta come un servizio pubblico essenziale. Perciò in Italia, il servizio di refezione scolastica non si presenta omogeneo ed uniforme – spiega Save the Children -: a fronte di 13 comuni, che offrono il servizio a più del 95% degli alunni (tra questi Milano, Prato, Bologna, Cagliari, Forlì, Monza e Bolzano alla totalità o quasi degli alunni), altri 15 garantiscono l’accesso alla mensa a meno del 40% degli alunni frequentanti le scuole primarie. Ma purtroppo all’interno del panorama esistono anche quei comuni che offrono il servizio mensa a meno del 10% degli alunni, come Siracusa (0,88 %), Palermo (2,60%), Catania (6%) Foggia (8%) e Taranto (11%)».

 

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