di Mario Gallina

Nella data odierna, da sempre a Corigliano era festa piena, perché si onorava la Madonna del Carmine, ricorrenza religiosa di importanza generale per i cattolici, ma inoltre manifestazione legata al luogo dell’accesso al centro storico e che gli conferisce il toponimo, dando il benvenuto ottico al visitatore con la  imponente facciata della chiesa, d’impostazione romanica ed il portale di sapore gotico, che alla fin fine resta nell’immaginario collettivo dei coriglianesi l’ingresso, il ritorno nei luoghi da sempre conosciuti insomma il sentirsi di nuovo a casa!

Quindi, per tutto ciò, al di là delle manifestazioni religiose, che pure sappiamo avere per le nostre popolazioni importanza di riconoscimento di “collettività”, tuttavia da sempre “il Carmine” è il biglietto da visita del paese di Corigliano. Non mi voglio avventurare in questioni di assetti proprietari, ovvero di acquisti più o meno opportuni per il progresso della comunità, ma registro che la collettività Coriglianese oggi è priva dell’acceso ad un luogo che rappresenta da secoli nella sua storia e nel sentire collettivo un momento di appartenenza oltre che di culto altamente qualificante! L’indifferenza sotto la quale passa questo grave vulnus, mi colpisce profondamente sia come Coriglianese ma più in generale come amante delle tradizioni e cultura popolare, perché di fatto toglie la possibilità di tramandare alle generazioni future una di quelle manifestazioni che hanno da secoli segnato, nel bene e nel male (ma che ci vuoi fare è la storia!), il carattere dei nostri luoghi e del nostro appartenere a questi luoghi. Ritengo che questa condizione debba essere affrontata e risolta al fine che i luoghi legati alla chiesa del Carmine siano restituiti ai coriglianesi, almeno nel periodo della ricorrenza, come luogo collettivo ove ritrovare la propria tradizione in via di estinzione.

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