di Cristian Fiorentino

Nel giorno della Madonna del Carmine si rinnova puntuale la consacrazione Mariana.

 Nel centro storico di Corigliano, devozione dettata da amore e speranza con le cerimonie incominciate dal 7 luglio e scandite da sacro novenario, Santo Rosario, preghiera Carmelitana, Sante Messe e riflessioni a tema. Nella vigilia del 15 luglio, invece, abituale corteo dell’effige della Madonna dalla parrocchia di Sant’Antonio all’antica chiesa del Carmelo (ormai da decenni in fase di restyling e ubicata presso il ponte Margherita) con Santa Messa, benedizione dei giardini e preghiera di intercessione per le attività agricole. A seguire “Serenata sotto le stelle a Maria” a cura del coro parrocchiale. A margine ritorno a Sant’Antonio con supplica alla Madonna del Carmine e per tutta la nottata Adorazione Eucaristica animata. Alle ore 6 prima tradizionale Santa Messa del nuovo giorno alla presenza di tanti fedeli giunti in molti a piedi, come da tradizione presso la stessa parrocchia, sia dallo scalo che dalla frazione Schiavonea. Devoti presenti in buon numero anche nelle altre quattro Messe spalmate tra mattina e sera dove tanti bambini e adulti, per voto, hanno vestito l’abito della Madonna del Carmelo. Celebrazione all’alba, proclamata dal parroco Don Gaetano Federico che prendendo suggerimento dalle letture e dal Vangelo ha articolato la sua omelia: «Il profeta Elia custode del Monte Carmelo, in Galilea, profetizza la luce della speranza attraverso una piccola nuvola che porterà pioggia beneficante in una terra arida, causa siccità, che gli uomini di allora desideravano. Su quel stesso monte si istaura il culto portato avanti dagli uomini di Dio, cercatori di verità, che si stabilirono in quella terra proprio in memoria di Elia. Ordine del Carmelo unico nel suo genere perché non ha un solo fondatore ma tanti, fatta eccezione per San Simone Stock che ha ricevuto l’incontro con la Beata Vergine Maria con il dono dello scapolare. Abitino scapolare con cui si ci sente protetti sino alla vita eterna a patto che si osservino in vita terrena i precetti. E nel vangelo odierno- ha evidenziato Don Gaetano- Gesù sulla croce ci offre la maternità di Maria come immensa eredità. Patrimonio simbolico dato a San Giovanni apostolo ma in realtà a tutti noi perché Maria è intesa sia come Mamma che indica il cammino che come sorella e compagna del Carmelo che ci guida nel nostro viaggio. Lo stesso San Paolo ricorda che Dio mandò suo Figlio, nato da Donna e da Maria, per riscattare tutti noi attraverso il battesimo e farci divenire figli suoi. A Maria consegniamo le nostre vita, le nostre speranza, le nostre preoccupazioni e quella più grande del coronavirus. Virus che ci insegna fin dove vogliamo bene alle nostre sorelle e fratelli (madri, padri, nonni) cercando di adoperarci per arginare e sconfiggere questa pandemia in un periodo di grande prova e sofferenza. Ulteriore pensiero- ha rimarcato Don Gaetano- che in queste ore va anche alla Germania, da sempre seconda patria per molti italiani e calabresi, e alle zone colpite dalla calamità. E come invochiamo Maria per la fertilità delle nostre terre, come può essere per gli agrumi risorse per tanti, affidiamo anche la quotidianità, il lavoro, impegni, sacrifici affinché non manchi nelle nostre mense il pane per nessuno. Invocazioni e imposizioni di grazia- ha concluso Don Gaetano Federico- necessarie affinché non si possa venire meno alle promesse di Dio e realizzare ciò che Egli ci assicura».                                      

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