Il 25 ottobre prossimo, si svolgerà la prima udienza del Tar del Lazio contro due autorizzazioni ministeriali concesse per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nel Mar Ionio.

Il procedimento fa seguito ad una serie di ricorsi che a marzo scorso portarono il Tar a sospendere gli effetti di un decreto ministeriale che assegnava alla società petrolifera americana Global Med il permesso di effettuare le ricerche di idrocarburi in un tratto di mare tra la Calabria e la Puglia. I ricorsi erano stati presentati, dopo le pressioni di numerose associazioni ambientaliste e del M5S, dalla Regione Calabria, dai Comuni di Crotone, Rossano, Villapiana e Crosia. “L’udienza del 25 ottobre – ha commentato l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini – è molto importante perché sarà l’inizio di una nuova battaglia scientifica e normativa per fare in modo che il Tar si esprima contro le ricerche di idrocarburi in mare attraverso la tecnica dell’Air Gun, una tecnica molto devastante basata sui dei “cannoni ad aria compressa” che provocano onde sismiche sottomarine estremamente pericolose e impattanti per la tutela della flora e della fauna marina. Per questo il M5S vigilerà e farà sentire la sua presenza in tutte le sedi e a tutti i livelli. Le decisioni del Tar – ha aggiunto Pedicini – saranno la base e potranno diventare un precedente significativo, per bloccare la Global Med e altre società petrolifere per i numerosi permessi di ricerca già autorizzati o in via di autorizzazione in varie aree marine della Calabria, della Puglia e delle regioni adriatiche. I ricorsi contro le autorizzazioni che il Tar del Lazio esaminerà il 25 ottobre riguardano i permessi per il Mar Jonio calabrese e pugliese, denominati d85FR41GM e d86FR42GM, per una superfice totale di circa 1500 km quadrati, divisi in due blocchi di poco meno di 750 kmq l’uno. Le ragioni dei ricorsi si sviluppano prevalentemente sul no alla tecnica dell’Air Gun, ma anche su un vizio di legittimità delle autorizzazioni, relativo al non rispetto delle prescrizioni previste dal decreto 625 del novembre 1996, che vieta espressamente che un singolo gestore possa avere la titolarità di un permesso di ricerca in un’area superiore a 750 kmq. Ricordiamo – ha puntualizzato l’eurodeputato – che oltre a queste due aree, Global Med ha chiesto la concessione di un terzo blocco, denominato d87FRGM, contiguo agli altri, che misura altri 730 kmq. Se venisse accordato il permesso, la Global Med avrebbe di fatto la possibilità di cercare idrocarburi su una superficie di 2.226 kmq. Oltre a questi blocchi, tutti al largo di Crotone, Global Med ha poi ripetuto altrove la stessa identica strategia dello spezzettamento dei permessi, presentando istanze di ricerca per altre zone del mare pugliese. L’altro aspetto sul quale il Tar dovrebbe esprimersi – ha precisato Pedicini – è quello che riguarda la stima dell’impatto acustico prodotto dalla tecnica dell’Air Gun in relazione al livello di acidificazione del mare. Infatti, nell’ultimo rapporto elaborato dal Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), è stato segnalato che il crescente livello di acidificazione dei mari, dovuto alle maggiori quantità di biossido di carbonio disciolto nell’acqua, può provocare un aumento dell’inquinamento acustico sottomarino. E’ anche per questo che, in ossequio al “principio di precauzione”, i permessi di ricerca richiesti dalla Global Med dovrebbero essere negati. Naturalmente, – ha evidenziato l’esponente pentastellato – si auspica che, oltre alle azioni in sede giudiziaria, l’intera questione assuma un carattere più politico, circa la necessità di preservare, da ogni aggressione, il bellissimo mare del nostro territorio, specialmente per il Mediterraneo che ha un piccolissimo ricambio di acqua. Inoltre, non va dimenticato che le fonti fossili sono destinate a esaurirsi e il futuro dovrà essere basato sulle energie rinnovabili. Se questo ancora non avviene è perché vi è una forte collusione tra le forze di governo e le lobby petrolifere. Tuttavia – ha sottolineato l’eurodeputato del M5S -, è positiva la notizia di qualche giorno fa, che ha visto la viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova annunciare che ‘nessuna autorizzazione per nuovi permessi di ricerca verrà concessa nei prossimi sei mesi, sino a quando un gruppo tecnico già costituito presso il ministero non produrrà gli ulteriori elementi di valutazione richiesti a tutela del mare italiano’. Se è veramente così – ha concluso Pedicini -, chiediamo alla viceministro che la moratoria di sei mesi venga applicata per tutti i permessi, compresi quelli già autorizzati e in discussione presso il Tar del Lazio il 25 ottobre prossimo. Ovviamente, siccome di questo governo non ci fidiamo, ci auguriamo che non si tratti solo di una manovra elettorale per rimandare le scelte sul tema dell’Air Gun e del rispetto del nostro mare, dopo le elezioni politiche della prossima primavera”.{jcomments on}

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