Il procuratore capo di Catanzaro ospite della festa del Fatto quotidiano in Versilia. «Spesso la gestione commissariale fa rimpiangere l’amministrazione sciolta per mafia». E sui calabresi: «Non sono omertosi, hanno solo sfiducia nelle istituzioni».

Il rapporto tra ‘ndrangheta e politica e i Comuni sciolti per mafia. Sono stati questi gli argomenti affrontati dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante la festa del Fatto Quotidiano alla Versiliana di Marina di Pietrasanta. Intervistato da Gianni Barbacetto e Maddalena Oliva, Gratteri non ha risparmiato di ribadire il suo pensiero sulla politica, oramai «troppo debole rispetto ad una mafia più forte che negli ultimi anni è cambiata». «Prima erano i mafiosi ad andare a casa del politico – spiega – e portando qualche regalo chiedevano qualche posto di lavoro o qualche appalto. Ora avviene il contrario. Ora è il capomafia che sta sul territorio e dà delle risposte. Il politico invece adesso sta sul territorio solo poco prima delle elezioni. Dopo sparisce e non si trova più, cambia anche numero di telefono». Un monito, questo, che porterà nei prossimi tempi, secondo il procuratore capo, ad un «aumento dei Comuni sciolti per mafia». Da qui un passaggio fondamentale anche per quanto riguarda i commissari prefettizi. «Spesso la gestione commissariale fa rimpiangere l’amministrazione sciolta per mafia – spiega -, invece i commissari dovrebbero lavorare 7 giorni su 7 e avere più potere di amministrare e annullare tutte le delibere approvate prima». Infine, Gratteri ha voluto sfatare uno degli stereotipi che più gravano sui calabresi. «Molte persone si rivolgono al mio ufficio, ogni settimana c’è la fila – racconta -. I calabresi non sono omertosi, hanno solo sfiducia nelle istituzioni».

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