Ho riflettuto a lungo su questa anomala campagna elettorale rilevando forti patologie comunicative, costituite da toni esasperati, da annunci a chi la spara più grossa senza copertura economica e via dicendo.

Credo sia passato il tempo delle forme comunicative tradizionali. Ormai i social la fanno da padrone in una società che presta più attenzione al telefonino che al resto del mondo. Eppure mancano quelle analisi compiute che venivano sviluppate nei dibattiti, nei faccia a faccia, negli scontri comiziali come nelle tribune politiche e simili . Per la mia età, dovrei propendere per le forme moderne di comunicazione ma credo che un ragionamento, sia pur conciso, sul perché votare e sul perché votare per il Partito Democratico, non debba cadere nel vuoto. Parto dalla felice considerazione che il Partito Democratico dietro lo slogan “cento cose fatte e cento cose da fare” abbia racchiuso il messaggio politico di una forza di governo che si candida a continuare la sua azione riformatrice e di risanamento dei conti pubblici. Penso che se l’Europa ha lasciato filtrare preoccupazioni non troppo irrealistiche su spinte populiste e salti nel buio, ciò debba essere attribuito alla credibilità di un governo a guida Pd che ha risanato, riformato, creato occupazione e suscitato una ripresa economica che conta su differenziali di segno più nell’export, come nella produzione industriale. Si tratta di incrementare questi saldi attivi, di dare fiducia agli investimenti, di attrarre capitali che si sentano sicuri di investire nel made in Italy, con particolare attenzione alla questione meridionale. Allora il disegno riformatore non può essere posto in parallelo con le solite bufale mediatiche, con il persistente dramma dell’immigrazione, con il disagio dei giovani inoccupati, con l’incompetenza che troppo spesso alimenta aspettative irrealizzabili di inadeguati amministratori. Il Pd ha preso le redini di un Paese che venti lunghi anni di berlusconismo avevano prostrato e messo in ginocchi,o col rischio di un default dei conti pubblici, che invero l’attuale leader del centro destra ha spudoratamente dimenticato. I suoi alleati, poi, hanno rimesso sotto il cappotto, nemmeno troppo efficacemente, i vecchi arnesi di una destra del fallimento, con le ripercussioni intuibili del caso, xenofoba e giustizialista, che non fa mistero delle sue voglie di epurazione con parole d’ordine ammiccate da quei gruppi destrorsi che si ispirano a manganello e olio di ricino. Sull’altro fronte troviamo burattini e controfigure, che come comparse partecipano al teatro messo in piedi da un comico dissacratore di istituzioni e regole democratiche. Un movimento che rischia di far vedere le stelle agli italiani con promesse folli, nel senso che l’economia non illustrata vive su annunci e smentite dello stesso giorno, su abili cavalieri del malumore e della protesta diffusa. Un salto nel buio, un non voto, una adesione a programmi partoriti da piattaforme informatiche pilotate da un gruppo familiare, ovvero da un patron che non ha mai pensato a risolvere l’immane conflitto di interesse che vive quotidianamente, porterebbero l’Italia sul baratro. Venendo in breve alla nostra realtà, credo che abbiamo mille ragioni per votare Pd. Anche in questo caso il livello regionale dimostra la capacità di un Presidente che ha dovuto battersi con i danni prodotti dal governo Scopelliti, ex astro nascente della destra, oggi appiattito sulle posizioni leghiste di estrazione antimeridionaliste. Danni concreti per come dimostrano gli scandali portati alla luce dalla Magistratura. Un governo regionale a guida Oliverio che ha dimostrato concretezza nella capacità di spesa dei fondi europei, in quella delle infrastrutture, del sociale, delle politiche per il lavoro, così riportando la nostra Regione sul binario dello sviluppo. La stessa legge regionale sulla fusione Corigliano Rossano, è il risultato di quell’ascolto del territorio mai abbandonato dal governo regionale. Le prospettive in questa direzione unificante non possono non essere considerate positive e foriere di risultati a vantaggio delle popolazioni dei due ex comuni, oggi Città. E’ un processo complesso ma anche intrigante per la sfida che ci attende e che il Partito Democratico certamente non delegherà a nessuno. E’ questo il riassunto di alcune tracce che dovrebbero indurci a riflettere, prima di esprimere una preferenza di voto,  e che dovremo necessariamente ricordare  per gestire quel cambiamento posto alla base dei programmi del Pd, per renderlo concreto ed operativo nelle azioni di governo ad ogni livello, contenendo le spinte di vecchie logiche paesane che tanto danno hanno già fatto alla sinistra in genere ed al PD in particolare. La nuova dimensione territoriale è la sfida che abbiamo accettato e sulla quale dobbiamo misurare il consenso che dovrà premiare la competenza, la trasparenza e la capacita di ascolto e di risposta,  e giammai la personalizzazione ed il favore ormai banditi dalla politica. Il Pd ha messo in campo le sue  energie migliori che portano esperienza, militanza e capacità dimostrate nelle tante battaglie per il lavoro, per le infrastrutture, per il sociale etc. Enza Bruno Bossio, rappresenta questo modello e questa scelta. Così Ferdinando Aiello, sul cui impegno il nostro territorio sono certo potrà contare, per il fervente attivismo speso anche nell’azione di superamento di divergenze e contrasti, all’interno del partito.

 

 

 

 

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