di Luca Latella (Pubblicato su www.corrieredellacalabria.it)

La convergenza del Pd su Ferdinando Nociti, quale candidato unitario alla presidenza della Provincia di Cosenza e la conseguente illusoria pista Stasi, prima coltivata e poi bollata da Boccia, ha innescato una serie di reazioni anche dall’altra parte della staccionata.

Il sindaco di Corigliano Rossano continua a ripetere che si candiderà ugualmente, continuando a vestire i panni del movimentista antagonista, comunque di sinistra. Proverà a incarnare il malessere di tutti quei sindaci che si sentono trascurati e tagliati fuori dai percorsi decisionali dei partiti – come riferito in una lettera firmata da undici primi cittadini del Basso Jonio nei giorni scorsi – ed a questo punto agirà anche da “guastatore”. Le critiche non sono mancate e non mancheranno per la sua ormai assunta decisione di provarci. Troverà oppositori sia a casa sua, oltre che a Corigliano Rossano anche nel centrosinistra, ed è presumibile che non riuscirà – questa volta – a intercettare frange di consenso di centrodestra come avvenuto alle amministrative coriglianorossanesi. A proposito di centrodestra, l’ex deputato oggi dirigente di Fratelli d’Italia, Giovanni Dima, non gliele manda a dire. Dalla sua pagina Facebook il già assessore regionale all’Agricoltura si rivolge direttamente a Stasi. Dima lo invita a concentrarsi sul governo della città, in un momento storico delicato e particolare come la “nascita” della terza città della Calabria che dimostra ancora, in molti ambiti politici come quello del Pd, di contare molto poco, tagliata fuori com’è dalla direzione regionale del partito con tutta la Sibaritide. «È la prima volta che scrivo del sindaco – riporta il post pubblicato su Facebook – e sinceramente lo faccio in piena serenità e senza polemica alcuna. Sei il primo sindaco di Corigliano Rossano e tale circostanza è un fatto storico. Dopo tanti secoli queste due città si sono unite in un unico municipio, di dimensioni notevoli, 80mila abitanti, 350 chilometri quadrati di territorio e tanti problemi, ma anche tante risorse. Con tutte le attenzioni che questa città necessità, volevi aggiungere anche la gestione della provincia di Cosenza che vanta 700mila abitanti e 6.700 chilometri quadrati ed è la quarta provincia più grande d’Italia». Fin qui il preambolo, l’introduzione al tema di Giovanni Dima, che poi passa a dispensare qualche consiglio. Su tutti, quello di tirarsi fuori dalla partita sulla presidenza della Provincia, declinando l’autoinvito nel Pd perché assorto dal governo della terza città più popolosa e grande della Regione. «Sarebbe bastato dire “cari amici del Pd, ho da gestire la terza città della Calabria, che inizia a muovere i primi passi, non posso fare anche il presidente della Provincia se mai ci fossero queste condizioni politiche”. Ne saresti uscito con eleganza e avresti offerto ai tuoi concittadini un buon esempio», scrive ancora Dima. Il quale invita, questa volta tutti, a non dare «la colpa ai soliti cosentini che sono certamente più avveduti di noi, piuttosto all’ambizione frenetica del sindaco e al dilettantismo delle classi dirigenti locali, ovviamente di sinistra», tirando fuori dalla mischia la sua parte politica che ha governato queste terre per decenni. L’ex deputato del Pdl ricorda anche come Stasi non sia mai stato strenuo sostenitore della fusione trovandosi poi a governare questo rivoluzionario processo sociale. Da questa storia, prosegue Dima, «ne sei uscito male – si riferisce sempre al sindaco di Corigliano Rossano – non fosse altro perché così si rafforza la tesi iniziale, dal primo giorno, che tutto sommato non hai mai amato la fusione. Sei stato “costretto” dal plebiscitario voto ricevuto». Giovanni Dima conclude il suo commento sulla triangolazione Stasi-Pd-candidatura alla presidenza della provincia con un’ultima nota di “carattere statistico”. «Ho effettuato un veloce sondaggio e ho scoperto che la maggior parte dei presidenti di Provincia sono provenienti da piccoli o medi comuni. Pochissimi sindaci dai grandi comuni – conclude Giovanni Dima – compresi quelli capoluogo. Evidentemente, si concentrano sui problemi delle proprie città». (lu. la.)

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