Cara assessora Alboresi, prioritariamente mi corre l’obbligo di porgerle gli auguri per il suo mandato amministrativo per lei e per la città, ma il motivo che mi spinge a rivolgermi a Lei è altro: le propongo un compito impegnativo ma appagante: riuscire a lasciare un segno del suo mandato anche quando, pur augurandole di mantenerlo il più lungo possibile, dovrà abbandonarlo!

Le posso assicurare che riuscire a lasciare un segno visibile del lavoro di assessore qui a Corigliano non è assolutamente cosa da poco, se poi consideriamo che qualcuno per territorio da amministrare oggi considera Corigliano Rossano allora la cosa sarebbe veramente straordinaria, le posso assicurare che pochi sono coloro che possono vantarsi dicendo che “questo è stato fatto durante il mio mandato!”, la maggior parte è passata via senza gloria e senza infamia gestendo “l’ordinaria amministrazione”. Lei vuole passare alla storia come amministratrice di ordinaria amministrazione oppure legare il suo nome ed impegno a qualcosa di tangibile e della quale la cittadinanza, quella accorta e sensibile gliene renderà atto negli anni a venire? La domanda naturalmente è retorica ma vale la pena rivolgergliela visto che lei ha ufficialmente evidenziato una sensibilità “verde” che la rende idonea e potenzialmente adatta per l’opera che le propongo di svolgere. Una piccola premessa è necessaria, in quanto Lei non essendo di origini Coriglianesi non è tenuta a conoscere i nostri luoghi e le loro implicazioni storico sociali, per cui le racconto che la via Provinciale per Schiavonea è una strada dritta come una schioppettata che porta dallo Scalo al Mare ed i coriglianesi la percorrevano a piedi a cavallo o con carrozze e calessi. L’estate la calura era insopportabile su quel tracciato e per arrivare alla Marina ce ne voleva di tempo e fatica! Allora poiché le vecchie generazioni avevano il grande pregio di essere capaci di unire l’utile al dilettevole, a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 ornarono tutto il percorso dallo Scalo fino al Quadrato Compagna di un doppio filare di platani che con il loro crescere avrebbero garantito una magnifica prospettiva con sfondo il mare e sopratutto avrebbero regalato ombra e frescura oltre che riparo dal vento ai viandanti che la percorrevano. Gli anni sono passati, più di un secolo e noi come spesso avviene abbiamo dimostrato di avere una atavica propensione naturale a distruggere le opere che i predecessori ci hanno lasciato e fu così che molti di questi veri e propri monumenti naturali furono tagliati e sacrificati per meschini interessi di qualche proprietario al quale non andava di spostare l’accesso sul suo terreno o magari più recentemente alla sua villa!  Per questi motivi, molti di questi platani ormai non ci sono più è proprio qualche anno fa l’ultimo a cadere, con l’amministrazione Geraci, fu quello di Schiavonea, per cedere lo spazio ad una striminzita ed inutile rotatoria ed a nulla valsero le rimostranze mie e di altri cittadini nel merito! Questa è la storia in estrema sintesi dei platani della strada per Schiavonea ma ora viene il bello, qualche anno fa sempre con Sindaco Geraci, a qualcuno non so se amministratore o funzionario, venne in mente che i platani erano diventati troppo grandi e temendo forse qualche “crollo” pensò bene di dare una sfoltita alle alte chiome degli alberi con una potatina! Il dato certo fu che in pratica la cosa finí in mano ad un’impresa di potatura alberi che chiamare tale è un’offesa per le imprese simili, in realtà erano dei cani rabbiosi e avidi che operarono per giorni e giorni capitozzando senza pietà quelle bellissime e centenarie piante, rendendole delle ridicole e squilibrate strutture lignee senza alcuna dignità, facendo loro subire una tragica capitozzatura senza alcun supporto tecnico scientifico ma con calcolatrice alla mano per vendere le centinaia di metri cubi di legna che sono state asportate e vendute! Insomma, uno scempio in piena regola! Risultato: quegli alberi oggi sono alla rovina, tragici ricordi del vigore e della bellezza che una volta rappresentavano e stanno lì, per chi li sa leggere, a raccontare l’incuria la sciattezza e l’ignoranza di un popolo che non merita quello che gli avi hanno loro tramandato! Un’attesa solo della rovina che l’aspetterà certamente se qualcuna non si prenderà cura di questa rovina, in quanto, io ne so proprio poco di botanica e meno della scienza della potatura, ma presumo che ora quelle piante sono completamente squilibrate infatti alcune sono addirittura diventate dei cespugli deformi ed a lungo andare destinati a morire!  Penso però che non tutto sia perduto, se lei prenderà a cuore questo problema, ma naturalmente in modo radicale forse non tutto è perduto e qualcosa possiamo ancora fare. Interpelli attraverso una consulenza di buona levatura un professionista in arboricoltura che faccia un’accurata analisi dello stato degli alberi che produca una relazione tecnica e che consigli quale tipo di intervento fare, magari albero per albero per salvarli ( perché la capitozzatura spesso porta nel tempo alla morte dell’albero) e successivamente seguendo i consigli del tecnico prevedere un intervento di potatura serio e ponderato, ma questa volta da una vera impresa di potatura e non da commercianti di legname! Penso che lei, cara assessora, possa ascoltare questo invito ed abbracciare questa causa spendendosi per provare a salvare questi nostri alberi, potrà in tal modo comunque vada a legare a loro il suo nome  come amministratrice accorta e sensibile per il futuro di questo nostro sfortunato paese! La ringrazio per l’attenzione che avrà voluto prestare al mio suggerimento ed in attesa di un suo riscontro le porgo distinti saluti,

 Mario Gallina, architetto di Corigliano

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