È del tutto superfluo ricordare – perché ormai lo sanno tutti - che l’atto di cui sono stato destinatario insieme ad altri, è un atto dovuto e di garanzia che mira ad informare dell’esistenza di un procedimento instaurato, solo perché qualcuno che non è abituato a perdere sul piano politico, sia elettorale che del confronto, si diverte a produrre denunce, esposti e quant’altro alle autorità giudiziarie, con risultati pari al nulla.

Il morboso interesse dei nostri eroi, di certo non spinto dal bene comune ma da rancori personali, è stato rivolto in questa circostanza verso una procedura che il comune di Rossano aveva attivato per coprire a tempo determinato un posto di dirigente vacante. La previsione era contenuta nella programmazione fatta dall’ente - nel rispetto dei vincoli giuridici e finanziari – già alcuni mesi prima, quando invero nemmeno si conoscevano tempi e modalità dell’attuazione della fusione con Corigliano. Una procedura del tutto legittima, non a caso prevista e disciplinata dalla legge, cioè l’art. 110 del T.U. enti locali. Gli argomenti contenuti nella denuncia penale sono triti e ritriti, ed in verità denunciano soltanto l’ignoranza degli estensori. Alcuni di essi, già esaminati da altre autorità, hanno trovato solo rigetto. È il caso della paventata posizione di incompatibilità del segretario comunale, esclusa dall’A.N.A.C. (l’autorità di cantone) con esplicito provvedimento del 24 aprile ultimo scorso. Anzi, pur trattandosi di procedura non concorsuale per come reiteratamente riconosciuto dalla Cassazione in considerazione della mancanza della previsione di una commissione giudicatrice e di prove selettive, nel nostro caso – per eccesso di trasparenza – è stato nominato un organo di valutazione che ha svolto dei colloqui, finalizzati all’individuazione dei soggetti idonei, tra cui scegliere con ampio margine di discrezionalità. La durata dell’incarico correlata al mandato del sindaco, indica la durata massima dello stesso, ma non si escludono termini minori e- soprattutto – non si esclude una conferma dell’incarico da parte di chi dovesse subentrare anzi tempo e per qualsiasi motivo ai vertici rappresentativi dell’ente. Una procedura svolta quindi nel massimo della trasparenza e della legittimità, riconosciuta tale dalla stessa Prefettura allorché – al momento del passaggio al comune unico – veniva richiesta solo una valutazione di opportunità sulla conclusione della stessa. Preferendosi alla fine lasciare le cose come stanno, così come ho puntualmente annunciato allo stesso organo commissariale che stava per subentrare. Non essendosi conclusa la procedura viene addirittura meno ogni motivo di indagare. Come si vede sono state poste tutte questioni tecniche, relativamente alle quali assumono responsabilità gli organi della burocrazia, che hanno le dovute competenze per affrontarle. Io ho avuto e continuo ad avere estrema fiducia in alcuni di loro, in quelli che hanno preso parte a questa procedura, e cionondimeno non mi sottraggo all’assunzione delle mie responsabilità politiche, contrariamente ad altri che vigliaccamente – dall’interno dell’apparato dell’ente – hanno propalato e propalano notizie distorte e scandalistiche, concorrendo a dare inchiostro alle penne di denuncianti improvvidi ed ignoranti o dolosamente in mala fede. Perciò nessun guaio per me e per nessun altro, nonostante la prevedibile eco mediatica che dura lo spazio di un mattino! I guai, purtroppo sono per altri e per la comunità. I cittadini devono sapere che ogni qualvolta per ragione d’ufficio un pubblico amministratore e funzionario viene sottoposto a procedimento giudiziario, in caso di archiviazione le spese di difesa sono a carico del comune. Quindi che fa denunce pretestuose crea esso si un danno all’erario. Il signor STASI, per esempio con l’improvvida iniziativa di ricorrere contro i risultati elettorali (sapendo l’esito scontato del suo rigetto) ha fatto spendere soldi al comune. Non solo. La condanna alla rifusione delle spese poste a suo carico dal Tar, non sappiamo se è stata ottemperata dal medesimo, cioè se ha versato nelle casse comunali il dovuto. Se non l’ha fatto, lo faccia al più presto o chi di dovere ne curi il recupero forzoso. Così come in tema di anticorruzione, da lui evocata nella denuncia, risulta che nel corso del mandato di consigliere egli non abbia adempiuto al dovere di depositare presso la segreteria comunale la dichiarazione dei redditi ed il suo stato patrimoniale. Perché? Se non lavora e non ha reddito sono fatti suoi, ma sono fatti di tutti sapere come e da dove una persona pubblica tragga le risorse non solo per vivere, ma anche per svolgere attività politica, insomma chi provvede a finanziarla nelle sue iniziative. È il minimo della trasparenza.

 

 

 

 

 

 

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