di Cristian Fiorentino

Si chiama “Opera Zero” il nuovo murale del borgo marinaro raffigurante un autentico dipinto del compianto artista e figlio di Schiavonea Giovanni Cozza (Schiavonea 1956 – 1997).

Attraverso l’opera, infatti, la sua memoria e la sua creatività ritornano a vivere negli spazi della sua giovinezza. Evento indetto dall’associazione “Schiavonea e Sant’Angelo Puliti” e presentazione del progetto nonché della prima mostra pittorica personale dell’artista, in programma per domenica 7 aprile, alle ore 19, a Schiavonea tra via Lecce e via Gaeta. Murales realizzato da Giorgio Lombisani e Rossella Nigro e pianificazione curata dalla direttrice artistica Francesca Celi. L’accompagnamento musicale sarà armonizzato dalle melodie di Giorgio Roma e Annarita Meringolo. «Giovanni- spiega F. Celi- è stato prima di tutto un esteta, un cercatore di bellezza e un uomo di grande talento artistico. Un talento a cui ha concesso lo spazio e il tempo colati via dalle lunghe ore di lavoro. Sono in tanti a ricordarlo chino sul tavolo del salone da parrucchiere a disegnare. E in molti hanno avuto la gioia di ricevere in dono una sua opera. Tra questi, un suo caro amico, anch’egli sempre vivo nel ricordo della gente di Schiavonea: Sandro Torchiaro.

La vita intreccia trama e ordito con dei tempi che non possiamo governare. È stato forse il caso o il destino, la fortuna o l’opera di Dio a creare un piccolo nodo tra due lembi di storie che parevano ormai slegate. Così, un anno fa,- prosegue F. Celi- in una sentita occasione di preghiera che si ripete ogni anno a Schiavonea per il maggio dedicato alla Madonna, in una piccola casa del nostro borgo è stata avvistata una sirena che sfiorava una fenice. Chi è entrato in contatto con le opere di Giovanni conosce bene la sua cifra stilistica, il suo tratto nero e le campiture in oro e argento, i suoi elementi decorativi che ricordano i tessuti jacquard e certe lane orientali. E quel giorno l’incontro con l’opera è stato proprio un incontro con lui, con le sue mani così bisognose di curare minuscoli dettagli, col suo gusto per la decorazione, con le sue creature scultoree poste in uno spazio senza dimensioni. Vogliamo ricordare Giovanni omaggiandolo con la riproduzione di un suo dipinto e la prima mostra personale dedicata a lui. Vogliamo farlo con questa opera che racconta una storia di amicizia e di vita oltre la vita. L’idea nasce dalla necessità di dedicargli uno spazio che sia un riconoscimento al suo talento. La sirena e la fenice sono creature che ci parlano da un retroterra inconscio e mitologico di trasformazione e rinascita. Vogliamo eleggerle- conclude F. Celi- come creature guida di un progetto più ampio che promuova l’arte e soprattutto la sua diffusione nel tessuto urbano». Il progetto è tratto da un’opera senza titolo del 1986 che è stata denominata “Opera Zero” con l’auspicio che possa essere una collezione urbana duratura da creare in uno spazio ad hoc.

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