Fonte: www.ilgustodellecosecelesti.it 

di P. Giovanni Cozzolino,, O. M.

Mi ha sempre colpito il bellissimo Mantello dell’Addolorata e mi sono sempre chiesto quale significato biblico simboleggiasse e, poiché la misericordia mi appare come una forza divina che muove il mondo, un dono che viene dall’alto e ci investe come una brezza frizzante che spazza via le scorie dell’anima o meglio, che ci accarezza il cuore e ci rimette leggeri sulla strada della vita, così mi è parsa immediata la figura del “mantello”, che, a mio avviso, simboleggia la multiforme esperienza del “nulla  è impossibile!”

A Dio. Infatti, il mantello che i nostri anziani, penso ai miei nonni, lo indossavano nelle stagioni rigide, quando andavano in piazza o si portavano al mercato o partecipavano alle feste paesane, perché era comodo e avvolti dal mantello, sfidavano nebbie e quel vento freddo che attraversava il corpo, sibilando tra le orecchie e il collo e scendeva giù fino ai geloni dei piedi. Il mantello indicava anche una certa qual raffinatezza: lo si avvolgeva attorno con stile quasi nobile e, al vederla così avvolta, la persona incuteva un rispetto, richiamava una forma di distinta dignità. Insomma, chi portava il mantello si notava e si destreggiava, perché il mantello non era di tutti: ci voleva prestanza, dignità, saggezza e quel tono di portamento non comune. Ecco il significato del mantello dell’Addolorata, sotto il quale si rifugiavano poveri e mendicanti e tutti noi. Si potrebbe dire che il mantello dell’Addolorata accoglie, protegge, difende, copre, ripara, rassicura e questi sono esattamente i verbi della misericordia e della carità. Tutti siamo sotto il mantello di Dio: accolti, protetti, difesi, coperti, ripara- ti, rassicurati, davvero come sue creature deboli e fragili, ma soprattutto come suoi gli diletti. Pensando al mantello, che è tanto largo da avvolgere tutti gli uomini, viene in mente la tenda dove Mosè ha posto l’arca dell’alleanza: così testimonia l’Esodo: “allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora” (Es 40, 34). La tenda, luogo dell’incontro e dell’accoglienza, viene pervasa e avvolta dalla presenza del Signore ed emerge un curioso parallelismo tra il mantello e la tenda (o grotta) come luoghi dove si manifesta la gloria di Dio, cioè la sua potenza creatrice, la sua presenza rassicurante, la sua bontà misericordiosa. E mi viene da pensare che, in fondo, anche la casula, che il sacerdote indossa durante la messa, prende la forma di un mantello: qui richiama la sacralità di Dio che ricopre il sacerdote e lo separa dal mondo. Per questo il mantello della misericordia racchiude molti significati e custodisce il sacro e il profano, la bellezza degli affetti e dei legami e le immagini della tenda – grotta – rifugio arricchiscono la figura del mantello della misericordia che moltiplica la sua funzione di bene, si spartisce con chi è senza casa e senza tenda, senza vestiti, abbonda di ogni santa benevolenza verso tutti coloro che corrono sotto i suoi sicuri ripari. Il “mantello” si trasforma come in un “salvagente” per la salvezza spirituale e materiale, per non cadere nell’abisso del male o semplicemente nella palude dell’indifferenza, condizione in cui sovente ci si adagia dimenticando che essa stessa è male e questa ’immagine del salvagente ci stimola a vedere nel mantello della misericordia un appiglio per dare forza alla pratica della fede, per consolidare atteggiamenti virtuosi, sapienti, ispirati al Vangelo. Ancora, la coltre del mantello ripara dal freddo, scende sulle spalle e abbraccia con tepore il corpo: così il mantello prende la forma di una grotta o capanna in cui ci si rifugia, in cui riposarsi dalle fatiche o disavventure della vita, è anche come uno sciarpone che avvolge il collo, racchiude il varco ad ogni spiffero d’aria, conserva il caldo che rinvigorisce le membra, che riflette le vicende della vita e offre certezza, rimanda da ultimo a quell’intima trasformazione del cuore, che è l’effetto dell’agire di Dio Padre. Questo, già avvenuto nel battesimo mediante l’infusione della grazia dello Spirito Creatore che ci fa nuova creatura in Cristo, crea l’inizio di una nuova umanità. Perciò il mantello rinvia simbolicamente da Dio Padre alla persona del Figlio Gesù Cristo; sotto la sua sicura copertura, sperimentiamo di essere immersi nel dono di una misericordia e carità santificante, cioè della grazia della salvezza. Indossare il mantello della misericordia e della carità è rivestirsi della luce e della vita di Cristo. Paolo ammonisce: “Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne” (Rm 13, 14; Gal 3, 27; Ef 4, 24). Rivestirsi di qualcuno vale trasformarsi in colui che si rappresenta: secondo Sant’Efrem, il mantello è il rivestimento dell’umanità di Cristo. Così, pensava anche l’emorroissa che ansimava per “toccare il lembo del mantello” di Gesù (cfr. Mt 9, 20-22) per ottenere la guarigione, come energia e flusso di grazia. Celebre nella storia di Elia è il segno del mantello: lui lo gettò addosso ad Eliseo (1 Re 19, 19) come simbolo di trasmissione del carisma profetico (vocazione) che di fatto avvenne al rapimento di Elia sul carro di fuoco verso il cielo e nel frangente, il mantello fu raccolto da Eliseo (2 Re 2, 8-14). Nella tradizione agiografica cattolica il più noto riferimento richiama il mantello di San Martino, spezzato in due dal Santo Vescovo di Tours per soccorrere e rivestire la nudità di un povero, simbolo di carità, di solidarietà e di vera misericordia. Famosissimo, infine, l’altro celebre mantello, quello di San Rocco, che ricopre le piaghe degli appestati e ripara dal freddo i miseri, disseminati e discriminati dalla malaria sulle strade dei borghi e delle campagne.

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