Cari amici, quest’anno la IV Domenica di Avvento rischia di avere il respiro corto, perché cade alla vigilia di Natale.

Cogliamo quel che c’è di provvidenziale in questo incalzare: l’appello a fermare la corsa, a fare una sosta salutare all’ultima oasi, subito prima di entrare in Betlemme:

 E tu, bambino,

sarai chiamato profeta

dell’altissimo

 Lc 1, 67-79

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Dopo nove mesi di silenzio, la bocca di Zaccaria si apre in un inno di lode e una profezia: ci visiterà un sole che sorge dall’alto. Gesù, il bambino nato da donna, il Figlio del Padre, viene come luce per illuminare le tenebre e condurci alla pace. Ogni mattino nella liturgia delle ore la Chiesa ci fa cantare il benedictus, ricordandoci che il sole che sorge è Cristo. La salvezza non è qualcosa che dobbiamo conquistare, ma un dono; la tentazione è sempre quella del fai da te: possiamo fare a meno di Dio… Invece la misericordia, l’amore del Signore chiede di essere accolta e poi annunciata, condivisa. Allora, entriamo in questo oggi, con il cuore, la mente e il corpo, lasciandoci amare dal verbo che si è fatto carne. Affinché la nostra umanità diventi più bella, più vera. Cari amici  vi auguro di lasciarvi illuminare dalla luce di Cristo. 

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