Medico vaccinatore somministrò un inoculo controindicato a un paziente allergico, ora invalido. La procura di Castrovillari apre un fascicolo per lesioni colpose e falsità in atti. «Il pm deve dimostrare il nesso di causa tra danno e vaccino e questo può rappresentare una svolta facendo cadere lo scudo penale». Parla alla Bussola il legale dell'uomo avv. Veronica Sommario. 

di Paolo Gulisano

La Procura di Castrovillari in provincia di Cosenza ha aperto un fascicolo e sta indagando per lesioni colpose per la somministrazione di un vaccino Moderna a un paziente che dopo l’inoculo si è ritrovato così tanti effetti avversi fino al punto da essere invalido.

Articolo 590 sexies, è questa la notizia di reato che dopo la denuncia dell’uomo, C.G. di 52 anni, la Procura ipotizza per quella vaccinazione avvenuta secondo crismi non corretti. Non sono molte le procure della Repubblica che hanno aperto procedimenti simili dopo l’esposto di una parte offesa, ecco perché la notizia è importante. A questo si aggiunge che se venissero provate le lesioni colpose, a finire sul banco degli imputati non sarebbero solo i medici vaccinatori dell’hub vaccinale di Rossano calabro, che perderebbero così lo scudo penale, ma anche lo stesso vaccino Moderna perché verrebbe provato che le lesioni sono state causate dall’inoculo.

La causa va seguita con attenzione, anche se al momento è solo nella sua fase istruttoria, però è significativo che la Procura non abbia archiviato – come è avvenuto in molti altri casi – l’esposto del cittadino.

Forse perché dal racconto dell’uomo, emergono due particolari che hanno convinto l’ufficio del Procuratore a muoversi.

«Il primo – spiega alla Bussola l’avvocato di C.G., Veronica Sommario – è il fatto che il mio assistito, essendo allergico, si presentò all’hub vaccinale con una prescrizione del suo medico curante per un vaccino Pfizer. Già all’epoca la letteratura scientifica sconsigliava per i soggetti allergici la somministrazione del Moderna. Invece, il medico vaccinatore non volle sentire ragioni e gli somministrò il Moderna».

Successivamente l’uomo ha avuto diversi danneggiamenti, chiaramente riconducibili ad una reazione avversa al vaccino: «Il giorno dopo la vaccinazione mi venne riscontrata dal cardiologo un’insufficienza atriale – racconta l’uomo nella denuncia –. A distanza di un anno mi sono rimaste condizioni invalidanti, tra cui acufeni insopportabili e ipoacusia neurosensoriale, intorpidimento alla mano destra, abbassamento della vista e dolori muscolari».

Ecco perché il pm dovrà cercare di chiarire anche l’eventuale nesso di causa tra la somministrazione del vaccino e la reazione avversa e con la letteratura scientifica a disposizione, questo oggi è sicuramente più facile rispetto a due anni fa. È questo l’aspetto più importante della vicenda perché potrebbe rappresentare una svolta nel rapporto tra la giustizia e le reazioni avverse.

A insospettire la Procura c’è poi un secondo aspetto che ha delineato una seconda ipotesi di reato, la falsità in atti.

«Quando qualche mese dopo il mio assistito ha richiesto la cartella clinica della sua vaccinazione – prosegue l’avvocato Sommario –, abbiamo fatto un accesso agli atti, ma con grande sorpresa abbiamo scoperto che il numero di lotto segnato nella ricevuta era diverso da quello riportato nel primo certificato vaccinale». Una differenza che potrebbe essere determinante. Nel primo documento, infatti, si riportava il lotto numero 216037 mentre nel secondo il lotto era completamente diverso 3006323.

«L’ipotesi che ci siamo fatti è che forse il primo lotto segnalato non fosse adeguatamente stato scongelato e somministrato entro le 12 ore oppure che non era stato tenuto tra gli 8 e i 25 gradi o anche 24 ore dopo che era stato tolto dal frigorifero. Tutte condizioni che rischiano di non rendere stabile il prodotto e quindi di danneggiarlo».

Evidentemente il sospetto è venuto anche alla Procura che ora indagherà anche per questo secondo reato.

Numero di lotto sospetto e vaccinazione Moderna sconsigliata potrebbero essere due spie per arrivare così ad un’indagine ben più clamorosa: provare in un’aula di tribunale che il vaccino, in questo caso Moderna, provoca reazioni avverse, al di là delle modalità con le quali è stato somministrato. E inoltre ammettere che i fattori di rischio dei pazienti, in questo caso l’allergia cronica, andavano tenuti in conto al momento della vaccinazione. Se si proseguirà su questa strada, sarà giustizia.

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