Foto tratta dal sito www.coriglianocal.it

di Giuseppe Franzè

Sotto la Chiesa di S. Maria Maggiore abitarono, per secoli, almeno 700 famiglie di Ebrei nel loro rione della Giudecca, posto dentro le mura di cinta e con accesso dalla Porta omonima.

Ai lati delle stradine, che serpeggiavano linde e pulite, le graziose casette ad un piano, con le lunghe scale esterne, mentre ai pianoterra facevano bella mostra le numerose botteghe degli orafi, dei fabbri, dei conciatori di pelle, dei sarti, dei falegnami, dei ceramisti e dei fornai. A Corigliano l’artigianato fu monopolizzato dai Giudei, mentre i coriglianesi del popolino, che vivevano in case umide scavate sotto la roccia, assolvevano lavori umili e dequalificati. Infatti, anche le case dei notabili coriglianesi venivano costruite da muratori e carpentieri ebrei, con la collaborazione degli aiutanti manovali coriglianesi. A pagare tasse ed imposte erano soltanto loro. Nel 1468, per decisione della regina Giovanna Il, fu applicata una tassa per finanziare le fortificazioni del territorio e solo gli Ebrei poterono versare uno scudo d’oro pro - capite. Nel 1476, alcuni coriglianesi denunciarono che “. . i Giudei.. soleno adomandare pigni che valeno lo quartuplo dei dinari che haveno da imprestare . . “.  Una inchiesta della Regia Corte, accertò, poi, che gli Ebrei chiedevano interessi pari al 43 % . A fine Quattrocento, il Ponte Canale fu costruito con manodopera solamente ebrea ed anche i mattoni pieni uscirono dalle loro fornaci. Al Pendino, gli Ebrei furono gli unici protagonisti della Fiera di S. Marco, che accelerò la propria decadenza, quando essi lasciarono Corigliano. Dove ora sorge il Ponte Margherita, c’erano le grandi botteghe per la costruzione di traini, carrozze e birocci , ma la loro produzione più prestigiosa fu quella delle lettighe, con intarsi e fregi artistici, che venivano richieste anche da ricchi pugliesi e lucani. Dai primi anni del 1500, il fanatismo religioso cominciò ad accanirsi contro di loro e le cose precipitarono col governo spagnolo e con le persecuzioni della Santa Inquisizione. In meno di 50 anni, tutto gli Ebrei lasciarono per sempre Corigliano, la quale, privata dall’apporto dell’artigianato ebreo, precipitò nel tunnel di una grave crisi socio - economica, che durò oltre un secolo. Ad arricchirsi, solo le nuove famiglie emergenti dei De Rosis, Romeo, De Gaudio, Gianzi, Grisafi, Petrone, De Leonardis, Solazzi, Brandi, Morgia, Capalbo, Aquilino e Cioffo, che comprarono, per pochi denari, le case ebree, poi rivendute a prezzi di mercato.

 

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