Fonte: www.ilgustodellecosecelesti.it

di Padre Giovanni Cozzolino OM

Tutti sappiano che il periodo caratterizzato, al temine del Medioevo, dalla rinascita dell’arte e della cultura, viene chiamato Rinascimento: tra gli architetti si distinguono Brunelleschi, Bramante, Leon Battista Alberti e tra gli scultori e pittori Donatello, Michelangelo, Botticelli, Raffaello.

Tuttavia, rimangono, però, le differenze che esistevano all’interno della società: i ricchi continuano a vivere in modo grandioso e raffinato, mentre il popolo vive in modo misero. Certamente, una scoperta importantissima è l’invenzione della stampa: verso la metà del XV secolo, Gutenberg, un artigiano tedesco, trova il modo per stampare su carta un testo scritto e questa nuova invenzione si diffonde subito in tutta Europa, per cui i libri diventano molto meno costosi, e si diffondono anche tra le classi sociali meno ricche. Con la scoperta dell’America nel 1492, giungono in Europa piante e animali prima sconosciuti: mais, pomodori, patate, peperoni, cacao, tabacco zucchero. E con questi grandi arricchimenti, le grandi monarchie nazionali europee cercano di allargare i loro domini: e, in particolare, Francia e Spagna si battono per il possesso dell’Italia, perché la nostra penisola è ricca di fiorenti città, ma appare facile da conquistare perché è divisa in tanti piccoli Stati e, perciò, politicamente debole. Anche il nostro Fra’ Francesco di Paola se ne accorge, tanto che il teste 4 del Processo Cosentino afferma: «restarono allora soli, fra Francesco e il testimone, il quale gli rivolse questa domanda: ‘Poiché vedo che siete un uomo ispirato da Dio: ‘Che ne sarà di questa guerra che si combatte in Toscana?’. E Fra’ Francesco: ‘Questa guerra si risolverà in nulla, perché presto cesserà; quello, invece, che preoccupa maggiormente, è che i Turchi stanno per invadere il nostro Regno. Ho scritto a S. Maestà il Re, mettendolo sull’avviso di fare attenzione e badare piuttosto alla situazione interna, anziché impicciarsi d’altro, che non lo riguarda direttamente; è dal mese di luglio dell’anno precedente e s’impadronirono di Otranto; il Duca ha fatto ritorno dalla Toscana e la guerra è terminata!’»16. Inoltre, in questo periodo in Europa vi sono profonde divisioni anche in campo religioso: spesso i ponte ci, i vescovi e gli abati vivono nel lusso come principi e spendono enormi somme di denaro per abbellire la città di Roma, le chiese e i palazzi in cui abitavano. Molti cristiani non sono d’accordo con questo comportamento e chiedevano un ritorno alla povertà della Chiesa, come vedremo in modo più analitico in seguito. Tra coloro che chiedono alla Chiesa cattolica di cambiare ricordiamo uno studioso olandese, Erasmo da Rotterdam: egli critica aspramente i costumi corrotti del clero e chiede una predicazione più pura del Vangelo e una Chiesa più tollerante. Quando il Papa Leone X, poiché ha bisogno di denaro per completare la Basilica di San Pietro a Roma, e per raccogliere fondi concede, nel 1517, una speciale indulgenza a chi avrebbe contribuito con offerte, ciò produce reazioni molte forti a questo modo di fare! In Germania, in particolare, la vendita delle indulgenze suscita una clamorosa protesta, iniziata e sostenuta da un monaco agostiniano di nome Martin Lutero, il quale propone una riforma della Chiesa attraverso uno scritto noto come le “Novantacinque tesi”, con il quale afferma che solo Dio poteva per- donare e che il suo perdono non dipende dalle azioni ma dalla fede. In questo modo Lutero nega ogni valore alle indulgenze e non riconosce l’autorità del Papa e tutti coloro che aderiscono alla nuova dottrina vengono chiamati protestanti. Lutero viene scomunicato dal Papa e condannato dall’imperatore Carlo V, ma in pochi anni il protestantesimo si diffonde dalla Germania e in quasi tutta l’Europa del Nord. Ricordo che questo è il momento con cui la Chiesa intende rispondere a tutto ciò, proponendo un modello di santità bello, veramente evangelico e inattaccabile e lo trova in Fra’ Francesco di Paola, quale vero riformatore che viene dal basso, ma che propone un nuovo modello di sequela Cristi nel vivere la vita come quaresima per essere uomini felici della gioia pasquale e la quaresima come vita per il raggiungimento della Pasqua eterna, che vuol dire umiltà, semplicità di vita, sobrietà in ogni cosa, per la pace e la fratellanza universale, evitando di attaccare il cuore alle cose di questo “mondo che passa” e nell’avere “il gusto delle cose celesti”. In Calabria, al tempo di Fra’ Francesco di Paola vi è una situazione religiosa confusa e tanti ordini religiosi, grosso modo, desiderano un ritorno alle loro origini; qui riporto ciò che interessa a noi Minimi! La presenza dei Calabro-Valdesi, realtà cristiana ma non cattolica, che a noi Minimi interessa perché venivano chiamati anche ultramontani gli abitanti del circondario di Paola, termine usato nella ‘Vita dell’Anonimo Benvenuto ed anche nelle testimonianze, per cui è un tema da studiare, perché sembra strano che proprio nei territori vicini a Paola e nel circondario, nessun Minimo né tantomeno il nostro Fra’ Francesco di Paola ne parlino! Afferma il Salatino: “luoghi che i valdesi vennero ad occupare furono i casali di Montalto Uffugo, San Sisto, San Vincenzo, Vaccarizzo; più quello di Guardia che era casale di Fuscaldo insieme a Paola. La convivenza con la popolazione autoctona fu paci ca per più di due secoli anche se qualcuno sostiene che essi siano stati perseguitati o molestati dagli inquisitori inviati in Calabria da Innocenzo VI».17 Nel movimento francescano: tra i diversi ordini mendicanti, sorti nel XIII secolo, l’unico a diffondersi in Calabria sin dalle origini è quello dei Frati Minori e tra i primi luoghi francescani sorti in Calabria, risulta il romitorio di San Marco Argentano, e a noi Minimi ciò interessa, perché è qui che viene accolto l’adolescente Francesco Martolilla, per il voto fatto dai suoi genitori. Poi, abbiamo gli Osservanti: il nuovo movimento, che ben presto verrà denominato Riforma osservante, a differenza degli eterodossi Fraticelli, si delinea come ortodosso e disciplinato, e a noi Minimi ciò interessa per l’intuizione di Fra’ Francesco di Paola nel concepire gli “eremi sui generis”. Afferma il Salatino che “gli Osservanti ripropongono questo stile, costruendo ai margini della città per vivere l’esperienza esemplare dell’eremo, ricostituendo il fecondo legame tra eremo e città che riproponeva l’originaria alternanza dell’esperienza francescana tra deserto e folla e la Calabria annoverava già l’antica e significativa testimonianza francescana dei Santi sette martiri di Ceuta (10 ottobre 1227) che sono: Daniele di Belvedere Marittimo, Ugolino di Cerisano, Leone e Nicola di Corigliano Calabro, Samuele, Angelo e Don- nolo di Castrovillari”.18 Lo specifico del movimento eremitico che è totalmente nuovo e che è sorto a Paola attorno alla persona di Fra’ Francesco Martolilla ha una sua caratteristica che è quella di aver promosso una riforma della vita religiosa dal basso e che l’originalità, la profondità e la radicalità del cammino di consacrazione proposto dal paolano, è l’unico sopravvissuto, in riferimento al composito movimento di autoriforma quattrocentesco, alle avversità del tempo e della storia. Per quanto concerne il tentativo del Guidi di inserire a tutti i costi, Fra’ Francesco di Paola e la sua famiglia naturale quasi come un’espressione del Terz’Ordine Francescano o qualche ramo estremamente penitenziale di con- fraternite, noi ci troviamo d’accordo, perché nella storia e nella spiritualità dell’Ordine dei Minimi la concezione della maggiore penitenza è vissuta come vita quaresimale e come maggiore penitenza, ma senza l’idea del disprezzo del corpo con le flagellazioni o altro. Il riferimento che si fa a Giacomo Martolilla, papà di Francesco, nella vita dell’Anonimo Benvenuto, ha, a mio avviso, dei passaggi illogici per i seguenti motivi: – il flagellarsi, il pregare di notte nelle chiese fuori paese: perché inserire ciò dopo la nascita di Francesco e non prima: certo non è un modo per ringraziare, semmai per impetrare l’aiuto del Signore?19.  – si fa riferimento al profeta Tobia e nel versetto 2,21 (in realtà 2,13 n.d.a!): ora, perché citare il libro di Tobia per sottolineare che non bisogna mangiare cose rubate, considerato che nel contesto ciò non c’entra nulla? L’Anonimo Benvenuto, infatti, ha appena finito di raccontare la nascita e la guarigione prodigiosa di Fra’ Francesco di Paola e del voto di castità dei suoi genitori, per cui tutto ciò ci sembra fuori luogo, tenendo presente che la storia di Tobia e Sara è famosa per la prima notte di nozze trascorsa in preghiera, per sconfiggere il maligno! La stessa cosa, la possiamo dire del teste di Amiens che per ‘sentito dire’, parla di un Fra’ Francesco di Paola come un eremita solitario, quasi selvatico, che macera il suo corpo, mentre quando, poi, lo conosce di persona nel 1477 a Paterno, si accorge che è un altro modo di essere eremita, senza nessun disprezzo del corpo, ma che addirittura risana e guarisce tanti malati nel corpo. “Dice anche che circolava voce ed era opinione comune (come ha saputo in Calabria da molte persone degne di fede), che il predetto fr. Francesco, quando era ancora piccolo, abbandonò il padre, la madre e i parenti e si ritirò in un luogo deserto, nel quale, sotto una non piccola roccia, abitò per lungo tempo entro una grotta, disprezzando moltissimo le persone del mondo e la loro familiarità, macerando il suo corpo nutrendosi solo di erbe…Disse ancora il teste che era anche opinione comune che una grande moltitudine di gente, che soffriva per diverse malattie, si recava da Francesco per essere sanata. Egli ad alcuni di loro dava erbe, ad altri biscotti e pane, ad altri arance, sempre dopo averli benedetti. Con questi rimedi gli ammalati venivano guariti20. Se fa tanto per curare ‘fratel corpo’, certo non invita a macerarlo!

16. Cozzolino Giovanni (a cura di), Alla sorgente del carisma di San Francesco di Paola, Op. cit. p. 272.

17. Salatino Emilio, San Francesco di Paola: eremita calabrese e riformatore cattolico, editoriale progetto 2000, Cosenza 2015, p. 56.

18. Salatino Emilio, San Francesco di Paola: eremita calabrese e riformatore cattolico, Op. cit, p. 60. 


19.Anonimo Benvenuto, p. 89-90 


20. Cozzolino Giovanni (a cura di), Alla sorgente del carisma di San Francesco di Paola. Op. cit, p. 487.

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