Premessa: ci sono due modi per dire una bugia. Uno è “dire una bugia”, con tutti i risvolti connessi a quest’infamia, l’altro, i cui risvolti sono ancor più subdoli e devastanti è quello di “omettere di dire una verità”.

In Italia, la maggior parte della stampa, specie quella allineata e ligia al “politically correct”, adotta quest’ultima opzione per addormentare le coscienze, privandole di verità essenzialmente utili alla formazione culturale. Vittima illustre di questo ignobile trattamento è uno dei più famosi poeti americani, anzi, il più grande poeta americano di tutti i tempi. Sto parlando di EZRA POUND. Autore, tra l’altro, del Poema Universale i “PISAN CANTOS”, di cui in Italia mai si è parlato, da parte della “Kultura” ufficiale, tutta presa a sostenere autori graditi alla sinistra, imperante in campo letterario. Almeno fino a quando, un genio della cultura italiana, PIERPAOLO PASOLINI, pur comunista militante e pur accanito cultore di tutto ciò che è di sinistra, non ebbe il coraggio di “sdoganare” la figura di un poeta eccelso, qual era POUND e, chiesto, ed ottenuto, il consenso a poter intervistare quel sommo vate, con la cautela, la venerazione e l’umiltà di un novizio pose domande intelligenti a cui Pound non si sottrasse confermando il suo grande spirito di dotto. Ne uscì grande anche Pasolini per aver riconosciuto la grandezza di quel canuto maltrattato e ignominiosamente dileggiato dalla vulgata corrente. E Pasolini, per questa sua coraggiosa intervista subì i malumori e non poca avversità dalla sponda sinistra e dal Partito Comunista nelle cui file aveva sempre militato. 

Ezra Pound, prigioniero degli americani, a Pisa, nell’estate del 1945, accusato  di alto tradimento per aver tenuto trasmissioni di propaganda antiamericana  dalla radio fascista, fu rinchiuso in una speciale gabbia da belve, che misurava  1.80 x 2.00 metri sul cui pavimento, in battuto di cemento, camminava scalzo, essendogli stati proibiti scarpe, lacci e cintura. E il camminare consisteva in … un passo e mezzo. La Pareti, costituite da barre d’acciaio consentivano di vedere  ogni minimo suo gesto, anche quando eseguiva i bisogni corporali, in un bugliolo,  che gli era stato messo a disposizione, insieme con due coperte. Il tetto era di lamiera zincata che, surriscaldandosi al sole, portava il disagio a limiti disumani. Un faro notturno illuminava costantemente la gabbia sorvegliata notte giorno da due sentinelle che avevano l’ordine di non scambiare con lui nemmeno una parola. Dopo tre settimane ebbe un tracollo dovuto a claustrofobia panico e isteria. Fu trasferito in una tenda dell’infermeria, da dove, poi fu trasferito in America.

Sottoposto ad un processo farsa, nel tentativo di assegnargli la pena di morte, per  alto tradimento, il tribunale non riuscì a contestargli alcun atto che configurasse la motivazione, essendo il suo reato unicamente attribuibile ad opinioni che, in un paese come gli Stati Uniti, dotati di una Costituzione che esclude, nel modo più assoluto, che le opinioni possano essere soggette a condanna o a repressione, il Tribunale fu costretto, alla stregua dei tribunali sovietici, a dichiararlo pazzo e, quindi, a rinchiuderlo in manicomio. E si fece la bellezza di ben dodici anni di manicomio, suscitando la solidarietà dei più famosi personaggi della cultura mondiale. Due famosi premi Nobel della letteratura, Thomas Stearn Eliot, ed il  comunista Ernest Hemingway, consapevoli della grandezza culturale dell’insigne personaggio, si batterono costantemente in suo favore finchè non riuscirono a farlo liberare. E una volta libero Pound preferì trasferirsi in Italia, la “sua” Italia che lui amava per le radici culturali, e per la sua devozione per i poeti del “200”,” come Guidò Cavalcanti e, poteva mancare, Dante Alighieri che costituì il suo  sublime modello dei CANTI PISANI. Ma c’ è di più. C’è che per rendersi conto della grandezza del personaggio, ch più di ogni altro lo indicò al mondo della cultura quale massimo esponente della poesia americana di tutti i tempi, fu HEMINGWAY, personaggio ideologicamente agli antipodi di POUND, da quel  comunista che era e, pur tuttavia, si battè perché fosse insignito del premio  Nobel per la letteratura. INVANO. Per gli accademici di Stoccolma, non basta essere sponsorizzati da un comunista. Bisogne ESSERE comunisti. E il caso  di quel guitto che era DARIO FO, col quel suo “mistero buffo” da quattro soldi, la dice lunga.

 

Ernesto SCURA

 P.S.

In Italia, perchè la cultura ufficiale prendesse coscienza dell’immensità dei valori dei “PISAN CANTOS” e del suo autore, non bastarono i riconoscimenti  di ELIOT e di HEMINGWAY, occorreva che ci pensasse, con l’umiltà tipica di un discepolo, PIERPAOLO PASOLINI, genio, anche lui, mal sopportato dal Partito Comunista, al punto che BERLINGUER si rifiutò, sempre, di stringergli la mano. A stento decise di rendergli onore sfilando davanti alla sua bara. Berlinguer, si sa, più che adulare, non disdegnava farsi adulare, per cui, con non celato compiacimento, non oppose resistenza quando Roberto Benigni, pur magro, gracile e macilento, lo prese in braccio, correndo entrambi il rischio di finire col culo per terra. Per fortuna Berlinguer era altrettanto magro, gracile e macilento.

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