di Giulio Iudicissa

La cara Gerardina annota i miei VeteraNova così: “delicate memorie di un tempo che sapeva di pane appena sfornato”. La ringrazio a mio modo. A dorso del solito mulo è giunto l'atteso mugnaio coi sacchi preziosi di bianca farina di grano montano. Domani le donne di casa daranno, nel cuor della notte, al forno già caldo e arrossato le tonde formelle, che mani abituate avranno impastato. La magica, dolce fragranza, sveglierà il bambino che sogna, che sogna la fata turchina. E arriva la fata, la mia cara mammina, che porta la buona focaccia, la prima, fumante, la più piccolina, al bambino felice.

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