C'è proprio lui, il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio,  coinvolto nell’operazione di questa mattina sulla quale in un primo momento era stato mantenuto il più stretto riserbo.

A Mario Oliverio è stato notificato un provvedimento cautelare, emesso dal Gip di Catanzaro, su disposizione della Dda di Catanzaro con l’accusa di abuso d’ufficio. Al governatore calabrese è stato imposto l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore.  Lo stesso provvedimento è stato emesso nei confronti dell’ex sindaco di Pedace, Marco Oliverio mentre è stato nuovamente raggiunto da un ordine di carcerazione, l’imprenditore Giorgio Barbieri, già indagato per i suoi presunti rapporti con il clan Muto di Cetraro già arrestato nell’ambito dell’operazione “Frontiera”. L’inchiesta riguarda i lavori della funivia e dei nuovi impianti sciistici di Lorica. Un terremoto dunque, l’ennesimo che colpisce la politica calabrese e l’inchiesta, secondo quanto si è appreso, due appalti, uno sul Tirreno Cosentino, ed uno riguardante l’impianto sciistico in Sila. Nei confronti di alcuni indagati viene ipotizzata l’aggravante dell’articolo 7, per avere agevolato la cosca di ‘ndrangheta Muto di Cetraro. Complessivamente le misure emesse dal gip distrettuale su richiesta della Procura distrettuale antimafia catanzarese al termine delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Michele Merulli, sono 16. Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri nel commentare l’operazione ribattezzata “Lande desolate” sottolinea la prima anomalia legata all’impresa Barbieri, ovvero che solo “quella” ditta si fosse presentata per la realizzazione dei lavori dell’aerosuperficie di Scalea e dell’impianto sciistico di Lorica. Tutti i dirigenti preposti all’istruttoria per reperire i fondi europei erano consapevoli che l’impresa Barbieri non aveva i fondi necessari per completare le opere. “Abbiamo accertato – ha aggiunto Gratteri – che l’impresa Barbieri è espressione del clan Muto di Cetraro”. Le conferme sono arrivate sia dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Foggetti e Intrieri che dalle risultanze di alcune intercettazioni nel corso delle quali, ha spiegato il procuratore capo, “due piccoli ‘ndranghetisti di Cosenza volevano chiedere la mazzetta per Piazza Bilotti ma gli veniva posto il veto perché la ditta Barbieri appartiene al clan Muto”. Lavori, quelli di Scalea e Lorica, il cui importo supera i 16 milioni di euro: “lavori che avrebbero dovuto vedere il privato spendere almeno tre milioni di euro. E invece neanche questo”. Tutto ruota attorno a tre importanti opere: l’impianto sciistico di Lorica, l’aerosuperficie di Scalea e piazza Bilotti a Cosenza, tutti lavori portati avanti dalla ditta Bilotti. Per quanto riguarda le prime due opere, queste sono rimaste incompiute. “Sostanzialmente abbiamo documentato tre stati di avanzamento lavori dove veniva dichiarato che l’opera era al 95% ma per noi – spiega Gratteri – non era neanche al 20%. Quando collaudatori e funzionari della regione certificavano che l’opera era al 95% si alzava l’elicottero della guardia di finanza, che vedeva come al posto dell’elisoccorso c’era una pista di terra battuta mentre si dichiarava che c’erano addirittura le lampadine. Così come per l’opera di Lorica; dicevano che c’era la cabinovia, ma le cabinovie erano ancora in Svizzera. E sono andati tutti in Svizzera a vederle”. “Un’indagine che ha un risvolto politico – spiega Gratteri – e Piazza bilotti è importante non perchè oggetto dell’indagine. Sostanzialmente succede che la parte politica di Oliverio (emerge da alcune intercettazioni) ovvero l’onorevole Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, avrebbero avuto interesse a far rallentare i lavori di Piazza Bilotti per danneggiare la parte politica avverrsa, quella del sindaco di Cosenza. Dalle intercettazioni emerge come, anche l’ex sindaco Occhiuto (in quel momento il Comune era commissariato) aveva interesse a che il commissario non collaudasse la piazza e a rallentare per poterla poi inaugurare lui stesso”.  “Le indagini hanno consentito di accertare che, per lo svolgimento della funziona pubblica, funzionari, dirigenti e incaricati di pubblico servizio, hanno posto in essere con un senso degradato della loro funzione stessa, atti nello specifico interesse dell’imprenditore perchè conseguisse le tranche di finanziamenti e dei lavori complementari. I soggetti coinvolti, pubblici ufficiali, in queste articolate condotte, conseguivano dei vantaggi personali. Abbiamo verificato che vi erano promesse di assunzioni, di soggetti vicini ai pubblici funzionari, vendite di immobili a prezzi vantaggiosi a loro favore. Interessi immediati di carattere patrimoniale”. Una collusione estrema tra pubblici funzionari, imprenditori, figure professionali come i direttori dei lavori, i consulenti esterni della Regione con i finanziamenti della comunità europea, consistente nell’incompiutezza dell’opera nonostante venissero erogate somme veramente ingenti. E dopo qualche ora dall’operazione parla il governatore Oliverio: “Di fronte ad accuse infamanti ho deciso di fare lo sciopero della fame. La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica. I polveroni sono il vero regalo alla mafia. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione. Quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore. Sarebbe come accettare di aver tradito la fiducia dei cittadini. Chiedo chiarezza! Lotterò con tutte le mie energie perché si affermi la verità”. Non sono mancati i commenti e anche le richieste di dimissioni di Mario Gerardo Oliverio. Primo tra tutti il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che su twitter sottolinea: “Altri problemini per un governatore del Pd… Amici Calabresi, tornerò presto da voi, voglio lavorare per dare un futuro migliore alla vostra splendida terra!”.A seguito del provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza per il presidente della Regione Calabria emesso dal gip di Catanzaro interviene il presidente della commissione antimafia Antimafia, Nicola Morra, che chiede “le dimissioni in tempi celeri” del governatore calabrese: “Non possiamo permetterci che la classe politica calabrese sia al centro di ipotesi accusatorie così gravi”, ha scandito Morra su Facebook. “Il presidente della Calabria dimostri senso dello Stato”. Anche il Ministro alle infrastrutture e ai trasporti, Danilo Toninelli, che questa mattina è a Catanzaro per un sopralluogo sul cantiere straordinario del Viadotto Morandi, ha commentato la vicenda dicendosi preoccupato: “Ho saputo appena giunto in aeroporto. Sono molto preoccupato e spero che il presidente della Regione Calabria possa evidentemente chiarire. Ritengo che in una terra così importante come la Calabria – ha aggiunto Toninelli –  una delle manovre economiche più importanti sia quella della legalità. Utilizzare male, illecitamente o illegittimamente soldi pubblici significa non farli arrivare ai cittadini in termini di servizi efficienti. Utilizzare la legalità significa dare servizi. Questo Governo porterà anche questa ventata di legalità”.

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