Lite in discoteca, la Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato la sentenza di primo grado e assolto il capo del servizio di vigilanza del locale dall’accusa di lesioni.

Si tratta di una rissa scattata la sera del 9 gennaio 2005 a “Il Vecchio Opificio” in contrada Sant’Angelo di Rossano. Colluttazione che aveva indotto il servizio di vigilanza ad intervenire per accompagnare fuori dal locale il giovane A.F., sorpreso a infastidire alcuni presenti. Al termine della serata, però i vigilantes hanno notato che un gruppo di persone, nei pressi del parcheggio, aveva accerchiato il capo del servizio di vigilanza C.S.. Tra questi anche il giovane che era stato prima allontanato dal locale. Un’aggressione dalla quale C.S. tentava di difendersi, mentre intervenivano anche i colleghi. Nonostante ciò il giovane che era stato allontanato e un suo parente hanno denunciato l’agente della vigilanza C.S. per lesioni. L’uomo è stato condannato dal Tribunale di Rossano il 24 ottobre 2013. C.S. era stato infatti dichiarato responsabile del reato di lesioni nei confronti di A.F. e S.V., nonché condannato al risarcimento del danno in favore delle parti civili, da liquidarsi in separata sede, e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva in favore delle stesse parti civili, oltre al pagamento delle spese di costituzione e patrocinio. La sentenza del primo Giudice è stata impugnata da C.S. tramite il suo difensore avvocato Giuseppe Tagliaferro. La Corte di Appello di Catanzaro, a seguito di discussione delle parti, nel 2018 ha depositato la sentenza con cui è stato ribaltato il primo giudizio di colpevolezza, dichiarando l’innocenza dell’uomo. I Giudici di Catanzaro, pur ritenendo il reato comunque nelle more caduto in prescrizione, non si sono sottratti dall’esaminare la vicenda nel merito e hanno censurato la pronuncia del primo Giudice per aver scartato completamente il testimoniale della difesa, omettendo di tenere in debito conto quanto emerso nel corso del dibattimento di primo grado. In particolare, il primo Giudice, secondo la Corte di Appello, non ha ben valutato che il giovane A.F. era stato notato dare fastidio all’interno del locale “spingendo mentre ballava e facendo altro”, tanto da far intervenire la sicurezza e costringere il capo dello stesso servizio C.S. ad allontanarlo dal locale. La Corte di Catanzaro, come segnalato dalla difesa, ha riscontrato alcune non marginali contraddizioni sulla dinamica dei fatti, secondo il racconto delle stesse parti offese costituitisi parti civili, ritenendoli anche reticenti per non aver spiegato, benché richiesto, “quali fossero state le ragioni per cui il capo addetto al servizio di vigilanza avrebbe dovuto percuotere i due giovani denuncianti”. La stessa Corte ha correttamente ricostruito la vicenda, riconducendola, in sostanza, ad una lite avvenuta in occasione della frequentazione di un locale notturno, originata dal comportamento scorretto da parte della stessa persona offesa, che ha reagito all’allontanamento dal locale, passando alle vie di fatto nei confronti del capo del servizio di sicurezza C.S., mentre quest’ultimo assumeva un atteggiamento meramente difensivo. La Corte di Appello di Catanzaro, in riforma della sentenza di primo grado, ha pertanto assolto C.S. dal reato di lesioni con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. La sentenza assolutoria e riformatrice della prima pronuncia ha annullato anche la condanna al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese, che il Tribunale, sulla base della ritenuta erronea responsabilità penale del medesimo, aveva statuito in favore delle stesse parti civili.

 

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