Fonte: www.corrieredellacalabria.it

di Roberto De Santo

Il divario territoriale tra le due aree del Paese passa anche dall’istruzione. A partire dal diritto ad usufruire di servizi essenziali come la mensa ed il tempo pieno a scuola. Due facce in qualche modo della stessa medaglia.

Dal momento che il primo servizio permette a studenti ed alunni di proseguire con maggiore facilità le attività scolastiche, programmate nella seconda fase della giornata. E se il Mezzogiorno è penalizzato, la Calabria resta ancor più indietro anche in questo ambito. Nell’erogazione di entrambi i servizi, infatti, le scuole calabresi risultano agli ultimi gradini in Italia. Dimostrando come l’Italia non sia ancora un Paese con pari diritti di cittadinanza già nella prima fase dell’esistenza. Quel divario si riversa poi anche nel livello di preparazione, se proprio a causa della ridotta dotazione, i ragazzi che frequentano le scuole in Calabria vedono pregiudicare la loro permanenza tra le aule e conseguentemente il livello di preparazione tra i banchi. Ma è anche nella preparazione sportiva che per chi nasce nella regione vive una sperequazione rispetto ai loro coetanei che risiedono in altre aree del Paese. Se è vero, come è vero, che anche per dotazione di impiantistica la Calabria resta indietro. Tutti aspetti che non permettono agli studenti calabresi di competere alla pari con altre regioni. Relegandoli in una sorta di “riserva indiana”.

Otto alunni su dieci senza mensa in Calabria

La discrepanza di servizi dedicati agli studenti, parte dal servizio mensa. Dai dati 2022 del ministero dell’Istruzione elaborati dalla Svimezin Calabria sono 60mila gli alunni delle scuole primarie che non beneficiano del servizio. In altre parole 8 su dieci. Un dato che pone la regione tra le ultime in termini percentuali in Italia: esattamente al quartultimo gradino dopo Sicilia, Basilicata e Molise. Sempre secondo le elaborazioni della Svimez, nel Mezzogiorno oltre 650mila alunni delle scuole primarie statali sono sprovvisti della mensa. Mentre nel Centro-Nord gli studenti senza mensa sono poco più di 700mila, il 46% del totale. Una percentuale che demarca plasticamente così il divario di servizi.

Palestra, ma non per tutti

Ancora peggio il divario che si registra in tema di erogazione di servizi sportivi. Secondo i dati elaborati dalla Svimez, circa 550mila alunni delle scuole primarie del Sud restano sprovvisti di palestra. Un dato pari al 66% del totale. Un quadro desolante che diviene ancora più grave per la Calabria. Nella regione, infatti, si registra un’assenza di strutture dedicate allo sport ancora maggiore. Ben l’83% degli allievi calabresi resta senza una palestra nelle scuole pubbliche che frequenta. Un dato che pone la Calabria in vetta alle regioni, assieme alla Basilicata, sprovviste di palestre per alunni delle primarie, in Italia. Decisamente lontano dalla percentuale che interessa i loro coetanei del Centro-Nord: 54%. Ed anche tra gli studenti calabresi che frequentano le Superiori, la percentuale è più alta della media nazionale. Se il dato italiano è pari al 46,3% in Calabria sale al 49,96%. In numeri assoluti si traduce in oltre 45mila studenti senza strutture dedicate allo sport al chiuso.

Tempo pieno: un lusso per il Sud

Ed il divario infrastrutturale si trasforma anche nella riduzione delle ore concesse agli studenti per apprendere in classe. Per comprenderne la dimensione di questa disparità, basti osservare l’offerta di tempo pieno nelle scuole primarie. Se al Centro-Nord, quasi un alunno su due può usufruirne, al Sud la media scende clamorosamente: appena il 18,6%. In Calabria la percentuale in questo caso è pari al 24,41. Ad una distanza siderale dal quadro che si presenta, ad esempio, nel Lazio o in Toscana che rispettivamente possono vantare il 54,28% ed il 52,45% di alunni coperti dal tempo pieno. Per via di questa differenza, un ragazzino calabrese sconta una perdita secca di apprendimento pari ad oltre 100 ore l’anno rispetto alla media italiana che rapportata ad un ciclo di studi si traduce in più di 500 ore di lezioni perse, cioè circa la metà del monte orario di un intero anno di scuola primaria. In altre parole è come se un alunno calabrese avesse un mezzo anno in meno di studi rispetto ad un suo coetaneo. Segnando in matita rossa la sua limitazione del diritto agli studi. Da qui anche l’appello lanciato dagli stessi ricercatori della Svimez alle istituzioni: «utilizzare il PNRR per colmare il divario di infrastrutture sociali a partire dall’istruzione». Un appello che dovrebbe divenire imperativo per la classe politica che nascerà dalle prossime elezioni di fine settembre.

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