La speranza del vescovo di Lungro, monsignor Donato Oliverio, dopo la storica visita del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I per i 100 anni dall’istituzione dell’Eparchia, è che la Chiesa, in Calabria e non solo, continui ad avvicinare cattolici e ortodossi perché affrontino insieme le sfide di oggi.

Il presule racconta ai microfoni di Vatican News il clima vissuto nei due giorni di eventi e celebrazioni a Lungro. «Abbiamo vissuto questi giorni con grande gioia. Sua Santità Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, ha onorato la nostra Chiesa compiendo una visita che rimarrà nella storia delle Chiese di Calabria». Il messaggio di Bartolomeo, insomma, ha lasciato il segno: «A noi come Chiesa di Lungro, avendo una vocazione ecumenica insita, ha detto il Patriarca, è richiesto – racconta monsignor Oliverio – di fare da ponte tra Oriente e Occidente e operare affinché sia sempre più vicino il benedetto giorno della piena unione tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Questo cammino ecumenico tra Roma e Costantinopoli, di cui Lungro è soggetto di un’azione ecumenica concreta ed efficace, apre nuove strade e opportunità di conoscenza reciproca, di abbattimento di muri e di reciproca fiducia eliminando qualsiasi dubbio e sospetto. Bartolomeo ha detto ai fedeli dell’Eparchia di Lungro che la Chiesa di Costantinopoli ama tanto l’Eparchia che è una realtà che da cinque secoli professa il rito bizantino in Italia, non come qualcosa di esteriore, ma come prova di una fede interiore e profonda che lega la Chiesa di Costantinopoli alle comunità dell’Eparchia di Lungro». Prima dell’arrivo in Calabria, Bartolomeo ha incontrato Papa Francesco in Vaticano, ed «entrambi – commenta il vescovo di Lungro – sono uniti da un amore fraterno e un’amicizia che desiderano vedere estesa tra il clero e i fedeli delle due Chiese sorelle e che possa portare un giorno, quando Dio vorrà, alla piena unità delle Chiese nella legittima diversità». Una vicinanza che insomma «possa sanare le ferite e le divisioni e che possa cancellare lo scandalo di noi cristiani che rischiamo di testimoniare a volte un Cristo diviso». «Io penso davvero – ha concluso monsignor Oliverio – che le nostre comunità e tutti i Paesi dell’Eparchia possano diventare palestre di incontro per scambi fraterni tra cristiani ortodossi e cristiani cattolici».

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