Avrebbe sofferto chissà che ad un tuo rifiuto quando lui, pronto, era con le caramelle in mano e dovevi prenderle.

Per te non erano le caramelle in se che mettevi in tasca, ma era ben altra cosa. Era la generosità, la genuità, la bontà, l’altruismo la voglia sfrenata di regalarti e regalargli un sorriso. Questo era zio Pasquale De Francesco, che lo scorso 4 aprile ha terminato il suo cammino terreno, che pur alle soglie di 102 anni, non è mai abbastanza, perché ha sempre fatto del bene facendosi voler bene. Il mio personalissimo ricordo di ragazzo che agli inizi degli anni settanta, ogni domenica, si trasferiva dallo Scalo al Centro storico, per vivere momenti felici ed indimenticabili con lui e i miei cugini Pinuccio e Luigino, nella sua casa di Gradoni Sant’Antonio, restano flash indelebili di una gioventù vissuta in maniera semplice ma vera, carica di umanità e convivialità. La mattina andavamo al cinema con Luigino per vedere “due film due”, ma il momento tanto atteso era il racconto di zio Pasquale. Dopo pranzo lo zio con garbo, ma con una fantasia degna dei migliori sceneggiatori di film di avventura, ci deliziava con i racconti da “Gaetano da Vallonecupo”. Una fantasia fresca, lineare, fornita di tali e tanti particolari che riusciva a catturare la nostra attenzione per molto tempo. Fino a che era lui a dire “per oggi ci fermiamo qui”. Ma l’impegno di zio Pasquale era quello che la prossima domenica avrebbe proseguito la storia. Ciò è solo un piccolissimo aspetto di una esistenza, quella di zio Pasquale, contrassegnata da tanta umanità, disponibilità, bontà, senso del dovere, educazione e dedizione verso la famiglia. Non c’era “pietra della strada” che lui non salutasse, non c’era persona verso la quale era sempre prodigo di consigli. Che dire poi del rapporto fantastico che ha avuto con tutti coloro che lavoravano con lui nella campagna agrumaria. Basti pensare che anche a distanza di oltre trent’anni c’era gente che incontrandolo ricordava con entusiasmo, ma anche con tanta emozione, quei momenti lavorativi vissuti in campagna. Ad anche fino a due anni fa, cioè fino a quando le gambe glielo hanno permesso, zio Pasquale aveva la necessità di andare nella Villa Margherita o nei bar di Sant’Antonio perché voleva incontrare gente, perché la sua linfa vitale era il contatto umano. Non doveva incontrarti nel bar, altrimenti la tua consumazione era offerta da lui. 102 anni sono un arco di tempo molto importante per una persona, traguardo ben difficile da raggiungere, ma per zio Pasquale sono trascorsi con una naturalezza disarmante, basti pensare che fino a carnevale partecipava attivamente alle attività ludiche della casa protetta dove negli ultimi tempi viveva insieme alla moglie. Secondo noi sono stati 102 anni vissuti intensamente, attivamente e limitando al massimo i suoi problemi. Ha dato tantissimo, ricevendo anche tanto in termini di affetto e di amore, non solo dalla moglie Raffelina, ma anche dai figli e dai nipoti. Era davvero difficile non volergli bene. La sua presenza la avvertivi perché era amante della compagnia, andava sempre alla ricerca degli altri e ben difficilmente andava sopra le righe. In queste ore nel ripensare alla vita di zio Pasquale mi tornano in mente le parole di Papa Francesco a proposito dei nonni: “Una prima cosa è importante sottolineare: è vero che la società tende a scartarci, ma di certo non il Signore. Il Signore non ci scarta mai. Lui ci chiama a seguirlo in ogni età della vita, e anche l’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore. L’anzianità è una vocazione. Non è ancora il momento di “tirare i remi in barca”. Questo periodo della vita è diverso dai precedenti, non c’è dubbio; dobbiamo anche un po’ “inventarcelo”, perché le nostre società non sono pronte, spiritualmente e moralmente, a dare ad esso, a questo momento della vita, il suo pieno valore. Una volta, in effetti, non era così normale avere tempo a disposizione; oggi lo è molto di più. E anche la spiritualità cristiana è stata colta un po’ di sorpresa, e si tratta di delineare una spiritualità delle persone anziane. Ma grazie a Dio non mancano le testimonianze di santi e sante anziani! La preghiera purifica incessantemente il cuore. La lode e la supplica a Dio prevengono l’indurimento del cuore nel risentimento e nell’egoismo. Com’è brutto il cinismo di un anziano che ha perso il senso della sua testimonianza, disprezza i giovani e non comunica una sapienza di vita! Invece com’è bello l’incoraggiamento che l’anziano riesce a trasmettere al giovane in cerca del senso della fede e della vita! E’ veramente la missione dei nonni, la vocazione degli anziani. Le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale, per i giovani. E loro lo sanno. Le parole che la mia nonna mi consegnò per iscritto il giorno della mia ordinazione sacerdotale, le porto ancora con me, sempre nel breviario e le leggo spesso e mi fa bene. Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani! E questo è quello che oggi chiedo al Signore, questo abbraccio!” Grazie Papa Francesco per queste parole che non hanno bisogno di alcun commento. Grazie Signore Gesù per averci dato un uomo come zio Pasquale, grazie perché lo hai tenuto in mezzo a noi per tanto tempo perché ci desse il giusto insegnamento di come si vive e come si ama. Oggi che è tornato da te accoglilo come merita perché a tutti noi ci mancherà davvero tanto. Arrivederci caro zio Pasquale, che la terra ti sia lieve.

Tuo nipote Giacinto De Pasquale

 

 

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