La Calabria è la terzultima regione italiana per efficienza del sistema sanitario italiano.

Peggio fanno solo Molise e Sicilia. Prima l'Emilia Romagna. È quanto emerge dal report stilato Demoskopica: l'istituto di ricerca ha fatto una radiografia al sistema sanitario nazionale, a quarant'anni dalla sua entrata in vigore, tenendo conto della competenza regionale in materia di sanità come stabilito dalla riforma del titolo V della Costituzione. VIAGGI DELLA SPERANZA Una sanità che risponda a standard "normali" è quello che la Calabria sogna da diversi anni. Da otto anni in regime commissariale, la Calabria è da sempre una terra dalla quale fuggire per curarsi adeguatamente. «Oltre 320mila viaggi "della speranza" dal Sud - si legge nel rapporto - con un bilancio in rosso per 1,2 miliardi di euro». Ma se da una parte c'è chi viaggia, dall'altra c'è il dato allarmante relativo a chi rinuncia alle cure. Nel 2017 una famiglia su tre ha rinunciato a curarsi. «Tra i fattori principali i motivi economici e le lunghe liste d'attesa». Ma poi c'è chi si affida alla provvidenza. «L' 8,9% - riporta Demoskopica - dichiara di non curarsi sperando in una risoluzione spontanea del problema mentre il 2,9% preferisce non affrontare il problema per paura delle cure». CALABRIA Il debito accumulato dai calabresi nei confronti delle regioni del Nord spinge la conferenza Stato-Regioni ad attuare i primi provvedimenti. «Quello che emerge - dice Raffaele Rio, presidente di Demoskopica - è preoccupante. In sostanza dietro il concetto di razionalizzazione della mobilità passiva per coprire gli squilibri di bilancio si mette un freno a chi vuole andare in altre regioni per curarsi. Concretamente si riduce il diritto alla salute». E su questo il numero uno dell'istituto di ricerca lamenta anche l'assoluto silenzo della Regione. «Non abbiamo nessuna dichiarazione da parte della giunta regionale sulle decisioni della conferenza. Se ne occupano tutti tranne noi». In Calabria nel 2017 circa 60mila persone hanno deciso di curarsi fuori regione SANITÀ ZOMBIE Eppure i soldi al Sud arrivano. Tre miliardi di euro per rendere le strutture sanitarie meridionali al livello di quelle nelle quali si vanno a ricevere le cure. «Dovremmo usare questi soldi per metterci in pari con le eccellenze del Nord - spiega Rio - ma in realtà quello a cui assistiamo è una diatriba tra amministratori locali sul posto dove collocare il nuovo ospedale o cose del genere». Oltre alle spese sanitarie ci sono poi le spese legali. La Calabria è tra le primatiste nelle regioni "litigiose": «Molise e Calabria guidano la graduatoria dei sistemi sanitari pubblici più "avvezzi" a contenziosi e sentenze sfavorevoli rispettivamente con una spesa pro-capite di 28,4 euro e 7,7 euro determinando esborsi in valore rispettivamente pari a 8,8 milioni di euro e 15,2 milioni di euro», riporta l'istituto di ricerca. DEMOCRAZIA SANITARIA Cresce del 15% rispetto al 2016 la spesa per mantenere il management sanitario. In totale sono stati spesi - secondo lo studio - 357 milioni di euro rispetto ai 311 dello scorso anno. Tra le regioni più parsimoniose Molise, Marche e Campania. A fare da contraltare però il disagio economico che ha colpito 1,5 milioni di famiglie italiane. In questa fascia rientrano le famiglie che vivono situazioni di disagio per le spese sanitarie "out of poket" come quelle per i farmaci, le case di cura e le visite specialistiche. Sono circa il 9,2% i calabresi che rientrano in questa particolare categoria, sintomo di un impoverimento generale della regione che riduce consistentemente anche le aspettative di vita.

Crediti