Foto: Assunta Scorpiniti (Consigliere Comunale)

Comunicato stampa

In Calabria, e, in particolare, nel Basso Ionio e nella Sibaritide, servono ospedali, non promesse né strutture sanitarie di ripiego!

Non ci stancheremo di dirlo e di ricordarlo al Governatore Oliverio, che sta protestando a gran voce contro la struttura commissariale secondo lui responsabile dello sfascio sanitario della nostra regione, minacciando di incatenarsi davanti ai Palazzi romani del potere.  Ma tutto fa brodo in campagna elettorale, specie se è importante come quella che si è appena aperta per le elezioni politiche, e che a Cariati vede il “Vittorio Cosentino”  nella prospettiva di diventare Casa della Salute. Nei giorni scorsi, infatti, sono state sottoscritte le convenzioni per cinque di queste strutture (a Scilla, Siderno, Mesoraca, San Marco Argentano e, come si è detto, a Cariati, dove l’ex ospedale che dovrebbe ospitarla è chiuso dal 2010 per effetto del decreto Scopelliti); la nostra cittadina, potrebbe quindi avere finalmente accesso ai famosi 9 milioni di euro destinati a tale scopo, già finanziati ma rimasti  “congelati” per quasi sette anni nei labirinti della burocrazia. L’accordo è stato firmato presso la Cittadella regionale, in presenza dei sindaci interessati, tranne, “chissà perché”, la sindaca Filomena Greco di Cariati; la sindaca, è bene ricordarlo, contitolare del gruppo imprenditoriale che nella campagna elettorale per le comunali ha convinto la popolazione affamata di sanità con la promessa dell’apertura di un ospedale privato a Cariati. In verità una “provocazione”, o, per dire meglio, una sorta di “abbiamo scherzato”, ha tenuto a sottolineare l’amministratore unico del Gruppo, nonché suo fratello, in una recente intervista, beffando di fatto l’intera popolazione , e che ora è tornato alle promesse, forse in vista di qualche candidatura.   Insomma, fra proteste, promesse e una Casa della Salute che viene riconfermata in piena campagna elettorale, c’è poco da esultare, a nostro giudizio; anche perché restiamo lontani dalla possibilità di riavere a Cariati un vero e proprio ospedale, ovvero un ospedale pubblico che possa essere punto di riferimento sanitario di un vasto territorio, com’è stato il “Vittorio Cosentino” fino alla scellerata decisione di chiuderlo. Continuiamo a restare un passo indietro rispetto a chi ha saputo lottare, come Praia a Mare, per vedere il proprio ospedale reinserito nella rete ospedaliera, e c’è riuscito, al di là dei tempi che ancora ci vorranno per l’apertura. Sia chiaro: noi non siamo contrari al privato che voglia investire in sanità, e certamente guardiamo con spirito positivo alla prospettiva di avere nella nostra cittadina una Casa della Salute in grado di offrire servizi sanitari territoriali, svolgendo anche una funzione sociale;  siamo però convinti che altra sanità occorra a Cariati e al suo circondario. Non la sanità dei privati, i cui interessi tesi al profitto non perseguono il diritto alla salute come bene pubblico. E nemmeno quella che passa da una Casa della Salute, perché, bisogna dirlo, non è un ospedale. A Cariati e nella Sibaritide, servono invece ospedali. Ospedali che funzionano, che non siano intasati, né carenti di operatori, materiali e strutture. Che possano rispondere alle emergenze di tanta gente che muore per strada per la difficoltà di raggiungere o accedere ai luoghi di cura. Che diano risposte e assistenza a una vasta popolazione abbandonata da anni e non solo sotto l’aspetto sanitario. Su queste cose e soprattutto sulla sanità pubblica la politica dovrebbe concentrarsi, invece di pensare sempre e solo ai numeri delle campagne elettorali.

Il Comitato #CariatiPulita

 

 

 

 

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