Il Consiglio di stato ha definitivamente annullato l’ordinanza del 3 maggio 2012, n. 74 (prot. n. 19525) del Comune di Corigliano Calabro; avente ad oggetto ordine di “sgombero immediato dell’area con ripristino dello stato dei luoghi e demolizione delle opere realizzate”.

La prefata sentenza esponeva in fatto quanto segue. “1. Con ordinanza n. 74 del 3 maggio 2012, notificata in data 4 maggio 2012, il Comune di Corigliano resistente, acquisita la relazione del Comando di Polizia Municipale prot. 19391 del 3-5-2012 con la quale si accertava che l’area ove insiste il “Palazzetto dello Sport” – identificata al Catasto terreni del Comune di Corigliano Calabro fl. 90 p.lle 1 e 42 – era non accessibile perché recintata e con cancello chiuso a catena e lucchetto e che vi erano “numerosi tunnel utilizzati per la cultura di cocomeri”, senza alcun titolo autorizzatorio, ha ordinato all’odierno ricorrente, quale autore delle predette opere, lo sgombero dell’area con ripristino dello stato dei luoghi e la demolizione delle opere abusive ivi rinvenute, entro il termine di quindici giorni dalla notifica del provvedimento. Ho riportato l’introduzione della sentenza del consiglio di stato del 10/12/2018, per ribadire, ove necessario, che la cittadella di Insiti sede legale del nuovo comune si allontana sempre più da quell’idea di contenitore unico degli uffici del comune di Corigliano-Rossano. Una vicenda dai contorni oscuri con un ufficio legale del comune di Corigliano poco attento, per usare un eufemismo, al punto che la sentenza riporta l’assoluta assenza di prove circa l’effettivo uso del centro sportivo, descritto come un desertico sito abbandonato da anni e anni. Ovvio che il parallelo con la incipiente causa per usucapione che rischia di trasformarsi in una disfatta per i sogni di cittadella. Ovvio pensare ad un disegno? Non voglio puntare il dito su qualcuno che sogna ancora il fallimento di un progetto, ma, se si esamina con un minimo di attenzione quanto sta accadendo, allora il dubbio inevitabilmente si fa strada. Avevo provocatoriamente indicato mesi fa l’Enel di S. Irene come ipotesi alternativa di uffici e servizi per il territorio ma l’idea è stata fatta cadere nel vuoto. Non mi dolgo più di tanto ma riprendo alcune considerazioni che dimostrano come l’attuale gestione commissariale sia inadeguata a gestire questa fase delicatissima. Basti pensare che in sette mesi non è stato riavviato il progetto di depurazione consortile; con una ventina di milioni di euro a languire da anni ed il mare inquinato come sempre. Oltre sei milioni di euro per la strada Insiti ancora inceppati nelle maglie di una burocrazia asfissiante che governa processi antitetici con lo sviluppo e l’occupazione. La LEGGE 7 aprile 2014, n. 56  (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni, alla ‘art 124 comma c) recita: in assenza di uno statuto provvisorio, fino alla data di entrata in vigore dello  statuto  e  del  regolamento  di  funzionamento  del consiglio  comunale  del nuovo  comune  si  applicano,   in  quanto compatibili, le disposizioni  dello  statuto  e  del  regolamento  di funzionamento  del consiglio  comunale  del comune   di   maggiore dimensione demografica tra quelli estinti. Si badi bene in nessuna altra parte della norma di riferimento né in altre si parla di sede legale. Eppure il Commissario continua a parlare di sede legale alimentando divisioni pericolose e destabilizzanti. Pare che, addirittura, per potere accentrare tutto in un unico ufficio, il responsabile di staff della polizia municipale dottor Levato, immediatamente dopo le festività natalizie, trasferirà l’ufficio di segreteria della Polizia Municipale di Rossano a Corigliano. Tutto ciò, ripeto, in assenza di uno statuto provvisorio. E i due ex Sindaci? Che, innanzi al Consiglio Comunale hanno pronunciato:” GIURO DI OSSERVARE LEALMENTE LA COSTITUZIONE ITALIANA E DI ADEMPIERE LE MIE FUNZIONI CON SCRUPOLO E COSCIENZA NELL’INTERESSE DEL COMUNE IN ARMONIA AGLI INTERESSI DELLA REGIONE”? Possibile che sussista questo silenzio?  Allora si dia mano alla scrittura di uno statuto provvisorio che contenga con chiarezza la pari dignità degli ex comuni. Noi non consentiremo salti nel buio, men che meno scippi o svilimenti della storia dei due centri. Meglio che lo si sappia.

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