L’operazione “Stige” ha lasciato il segno nella politica crotonese. Due Comuni “azzerati” – quelli di Strongoli e Cirò Marina – e la Provincia senza presidente.

Anche nel Cosentino, però, le conseguenze si fanno sentire. Specie a Cariati, dove, a pochi giorni dal blitz della Dda di Catanzaro, le polemiche sono all’ordine del giorno. E, con l’inchiesta che promette nuovi sviluppi, il clima potrebbe arroventarsi. Proviamo a riassumere. Nelle scorse settimane, otto consiglieri si sono dimessi e l’esperienza amministrativa guidata dalla sindaca Filomena Greco si è conclusa. Un pezzo dell’opposizione, quello targato pd, ha esultato per la vittoria. A pochi giorni di distanza, però, le carte dell’operazione hanno evidenziato l’impegno della sindaca per arginare lo strapotere del clan di Cirò Marina sul porto della cittadina jonica. Un impegno citato nell’ordinanza della Dda di Catanzaro, che si è tradotto nell’allontanamento di un dirigente troppo accondiscendente nei confronti di Leonardo Rispoli, ritenuto il trait d’union tra il clan Farao-Marincola e Cariati. Utilizziamo le parole dei pm antimafia per riepilogare i fatti: nel mese di giugno il sindaco neo-eletto solleva «dall’incarico di responsabile dell’Area tecnica Antonio Dell’Anno, persona evidentemente asservita alle volontà di Leonardo Rispoli, nominando al suo posto Adolfo Benevento». Il nuovo dirigente annulla la determina con la quale la gestione dell’area portuale era stata affidata al “Circolo Nautico” di Rispoli, unico partecipante alla gara. E la sua vita, d’improvviso, si complica. «Il giorno seguente (21 giugno 2016) alla comunicazione a Rispoli della revoca dell’affidamento – scrive il gip –, Benevento subiva un grave atto intimidatorio, allorché ritrovava davanti al portone d’ingresso della propria abitazione, la carcassa di un cane con il cranio frantumato. Assai difficile – si legge ancora nell’ordinanza di custodia cautelare – non collegare l’intimidazione ai provvedimenti amministrativi appena adottati dal nuovo responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune, che penalizzavano Rispoli e per l’effetto la compagine criminale per conto della quale opera al porto di Cariati». La battaglia politica ha ragioni che la ragione fatica a comprendere. E così, nel post-Stige, il Pd di Cariati diffonde una nota molto critica nei confronti di Greco. Nel Comune attualmente guidato da un commissario è iniziata la campagna elettorale. «Non possiamo accettare che qualcuna possa ergersi a unica paladina della legalità – scrivono i dem –, in contrasto con tanti atti emessi ed azioni che contraddicono tali falsi proclami e da noi denunciati nel corso degli ultimi 18 mesi della sua gestione (Vari affidamenti diretti di lavori e servizi). Noi, a differenza della Sindaca, siamo garantisti e non vogliamo sostituirci assolutamente all’attività dell’autorità giudiziaria, confidiamo nel lavoro della giustizia e, riconoscendo il principio della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, ci asteniamo dall’emettere sentenze attraverso comunicati stampa». Segue un attacco alla prima cittadina proprio sulla questione del porto. Secondo il Pd, in sostanza, l’amministrazione Greco non avrebbe revocato la gestione a Rispoli, ma l’avrebbe prorogata.  Vediamo cosa raccontano i documenti. Intanto confermano che il primo atto del nuovo (all’epoca) dirigente Adolfo Benvenuto fu la revoca della manifestazione d’interesse per la gestione del porto turistico – manifestazione d’interesse alla quale aveva partecipato soltanto il Circolo Nautico di Leonardo Rispoli. Infine provano che il dirigente che ha raccolto l’incarico lasciato da Benvenuto per limiti d’età ha inviato un preavviso di disdetta del contratto tra il Comune e il Circolo Nautico nel luglio 2017. In mezzo a questi due atti ci sta la proroga del contratto per tre mesi: un atto che, spiegano da ambienti del Comune, era legato ai tempi tecnici per organizzare una gara d’appalto per la gestione della struttura. Né l’amministrazione Greco avrebbe potuto fare diversamente, visto che non c’erano i tempi per la disdetta e la scadenza naturale del contratto era fissata per il 12 gennaio 2018. C’è da crederci, però: le polemiche continueranno.  Ma i riferimenti al porto di Cariati nell’ordinanza sono diversi. E alcuni potrebbero imbarazzare proprio il Pd. Si è già detto dell’interessamento della cosca Farao-Marincola per le attività di gestione. Il regime di terrore imposto dal solito Rispoli costringe il presidente uscente, Giovanni Cufari, a dimettersi e rinunciare alla rielezione. Estrometterlo avrebbe significato ottenere il monopolio delle attività economiche legate allo scalo portuale della cittadina dello Jonio cosentino. I metodi usati sono spicci: il presunto uomo della cosca li racconta senza troppi problemi al telefono: «Dicono che hai picchiato a quello...il professore Cufari... quello della Lega?», gli chiede una persona mentre i carabinieri del Ros ascoltano. «Sì... l'ho picchiato, gli ho detto! Ormai... mi frego di loro!», è la risposta. Cufari non ha denunciato l’aggressione (o, almeno, non vi è traccia di denuncia nel racconto degli inquirenti). E il caso può creare qualche imbarazzo al Pd, perché il presidente della Lega Navale è il padre di Giuseppe, segretario della sezione dem di Cariati. C’è un altro aspetto che emerge dai faldoni dell’inchiesta e sfiora l’opposizione della cittadina jonica. Riguarda il ruolo dell’Armig, l’associazione dei ristoratori mandatoriccesi che, secondo i magistrati della Dda, sarebbe stata in effetti gestita da Mario Lavorato, proprietario di un noto locale nei pressi di Stoccarda che avrebbe aiutato il clan a imporre i propri prodotti in Germania. L’inchiesta “Stige” passa anche per l’intercettazione delle utenze telefoniche dello stesso Lavorato e di Cristofaro Amodeo, presidente dell’associazione. Proprio all’Armig, la cui immagine non esce certo rafforzata da una lettura delle carte, è legato Leonardo Trento, ex assessore socialista della Provincia di Cosenza il cui fratello Giampasquale è impegnato nel Partito democratico.

 

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