Fonte:www.corigliano.cal.it

di Giovanni Scorzafave

In onore a tutti i miei concittadini che hanno combattuto per la Patria.

Frammenti del 1918 dal periodico “Il Popolano” di Francesco Dragosei

 Gennaio 1918

Il nuovo anno, dopo i drammatici fatti dei mesi scorsi, inizia con la speranza che la guerra possa terminare nel più breve tempo possibile, risparmiando la vita di tanti altri nostri concittadini in guerra. Nel frattempo, in questo mese si combatte la più grande battaglia d’artiglieria campale di questa triste guerra: la battaglia dei Tre Monti. Si combatte per la conquista del col del Rosso, del col d’Ecchele e del monte Valbella. E finalmente, dopo Caporetto, è la prima vittoria offensiva dell’esercito italiano. La nostra Città spera che questi ultimi avvenimenti possano favorire un capovolgimento della situazione. Anche nelle poche lettere dalla frontiera si legge questo sentimento, diffuso tra i soldati. In forma semplice e senza tanti festeggiamenti il Comitato di assistenza per i profughi distribuisce, nella mia Città, regali ai bambini più bisognosi. Di seguito la cronaca

 

Giovanni Sirignano

Appena ventenne, immolava la sua giovinezza feconda e virtuosa su l'altare della Patria, il nostro solerte e valoroso collaboratore Giovanni Sirignano, che per qualche anno aveva portato nel nostro giornale un fervore d'entusiasmo ed una energia di opere, veramente ammirevoli.

Il dolore per noi che lo avemmo, da lontano, compagno di lavoro e di lotta, è, in questa triste ora di morte, indicibile. Piangiamo con la famiglia il nostro giovine e povero amico, che visse da soldato nella vita e morì da eroe sul campo di battaglia.

Il Popolano

La befana dei profughi

Senza chiassi inopportuni e senza sventolar di bandiere apologistiche - non conciliabili con gli attuali momenti di raccoglimento fervido ed operoso - il giorno 6 di gennaio, a cura del locale Comitato di assistenza per i profughi, fu fatta una larga distribuzione di doni (circa 160) tra i bambini fino agli otto anni e tra i giovinetti dagli otto ai quindici, messi così in condizioni di frequentare la Scuola, instituita dietro proposta di questo R. V. Ispettore Scolastico prof. Tanteri e diretta dalla maestra profuga signorina De Antoni.

I doni furono in parte prelevati da un cospicuo regalo offerto dal Comitato delle Signore di Cosenza - a capo del quale siede la distinta Baronessa Bombini - e in parte acquistati dal nostro Comitato, che va spiegando solerte e affettuosa opera a favore dei nostri fratelli friulani.

Assistevano alla cerimonia il Sindaco Fino e molti distinti signori del luogo con tutti i membri del Comitato, signori: cav. G. Attanasio, notar A. Rizzo Corallo, Arciprete De Gennaro, prof. Tanteri, sac. Sangregorio, dott. Cimino.

Disse della festa, con brevi, ma belle ed opportune parole, il presidente del Comitato, cav. avv. Gaetano Attanasio, il quale chiuse il suo discorso con un vibrante invito ai giovanetti friulani, i quali - egli disse - sono chiamati a frequentare la Scuola «per apprendere la storia vecchia e nuova d'Italia, fatta di eroismi e di martiri per il trionfo delle supreme e sante leggi della giustizia e dell'umanità»

L'oratore fu vivamente applaudito e la cerimonia si svolse in un profumo di cordialità e di fraternità, che onora il Comitato promotore e riesce tanto gradito ai fratelli delle terre calpestate.

 

Lettere dal Fronte

Il nostro amico e corrispondente sig. Giovanni Castello ci manda da Buenos Aires una lettera di suo fratello Girolamo, tenente d'Artiglieria da Campagna, che noi volentieri pubblichiamo, inviando al valoroso ufficiale il nostro saluto e i più sinceri auguri di vittoria.

 

Zona di Guerra, gennaio 1918.

Mio caro fratello,

Che le ultime, vicende del nostro Esercito avessero impressionato e sorpreso il mondo c'era già da immaginarlo, e lo sapevo anche perché i giornali nostri ne hanno fatto recensioni d'ogni specie e d'ogni misura. Certo; la sventura che ci ha colpito è stata grande ed immeritata. Non ci ha, però, né abbattuti né avviliti nel modo ch'era necessario al nemico, il quale non può dirsi vittorioso e non può attribuire i suoi successi alle sue truppe ed alle sue armi. In un primo momento le conseguenze sembravano che dovessero risolversi nella forma vagheggiata e decantata dal nemico; ma, poi, la Nazione, tutta in piedi, si sollevò e diventò una forza sola e compatta, una sola volontà, una coscienza unica dei doveri imposti dal momento e dall'unico sentimento di salvare la Patria dalla vergogna e dalla prostrazione. Sicché il nemico venne fermato e dovette riconoscere nei petti di quelli che lo fermarono quelli che il valore e l'eroismo ispirarono a Napoleone la storica frase:

« Gl'italiani sono i primi soldati del mondo »

Ho detto dianzi che il nemico non può attribuire i suoi successi alle sue truppe che conoscono il bastone e la forca solamente. Difatti, la ragione è chiara. Gl'Imperi centrali, dopo essersi accorti che la guerra delle armi li ha esauriti e che la campagna dei sottomarini ha suscitato contro loro un altro terribile nemico, l'America, hanno pensato di portare la loro guerra nelle retrovie del campo avversario.

Difatti il Lanchen, un tedesco che è uno dei manovratori delle insidie della Germania, dice:

«Noi portiamo ora la guerra di dissoluzione nell’interno dei paesi dell’Intesa, facendo una propaganda di pace senza indennità. Grazie alla stanchezza generale di tutta Europa questa nostra nuova guerra avrà i suoi effetti non solo in tutta la Russia, ma in lutto il mondo».

«Cinquecento Lenine ci costeranno meno di un anno di guerra».

«Da ora al prossimo autunno, noi avremo seminata la discordia in tutti i paesi dell'Intesa».

Come vedi, l'autunno è venuto ed ha portato il tradimento della Russia, in Francia gli scandali di Bolo e di Gaillaux, in Italia i fatti di Caporetto e la invasione.

Dunque, i successi recenti il nemico non li deve più alle sue truppe, bensì ai Lenine che stanno disseminati da per tutto. Speriamo, adesso, che, se ne abbiamo avuto qualcuno, non se ne abbiano più a lamentare di questi signori Lenine, disposti a rinnegare i propri doveri verso la Patria, pur di ricevere dai nemici l'offa dei loro tradimenti. Anche di questa nuova guerra bisogna che noi trionfiamo. Di queste insidie che serpeggiano nelle viscere delle nostre case e dei nostri campi, occorre sia fatta giustizia. La portata degli ultimi avvenimenti ci ha aperto gli occhi ed ora ne abbiamo abbastanza per prevenire le losche inframmettenze e per evitare il ripetersi di altre sciagure.

Adesso la nostra pena è tanto più forte, quanto più in evidenza vengono poste la coscienza del dovere e le attitudini eroiche che i soldati nostri, i nostri soldati, che hanno sempre combattuto e combattono e combatteranno senza bastoni e senza forche, oppongono alle aggressioni nemiche. Perché, diciamolo pure, a noi non è mancato il valore delle nostre forze armate, in se stesso, bensì, è stata l'insidia, la preparazione infame di tanti traditori che quel valore hanno fatto venir meno nel momento in cui era necessario che fosse come per il passato.

A ristarci daccanto, sembra proprio impossibile ch'essi siano appunto i soldati che cedettero alla violenza d'un nemico osceno, quelli che in pochi giorni abbandonarono alle orde dei vandali e degli Unni due delle più fiorenti e ridenti Provincie del Veneto. Non è possibile che siano essi, quando a vederli, ora, una gran luce, ben nota, sembra che inondi i nostri occhi, che ancora rivedono le cose dei trionfi gloriosi: una gran fiamma di fede e di speranza sembra che avvolga i nostri cuori, che sanno i fremiti delle vittorie tradizionali ed il giubilo ed i deliri di non innumerevoli cimenti.

Ecco quello che bisogna dire ai tedescofili che alloggiano e lavorano nella Repubblica Argentina.

Ho letto l’articolo di VIR «L’odio fraterno» apparso ne «L’Italia del Popolo» del 10 novembre ed ho ancora ammirato il valore di questo polemista insigne. Il VIR viene letto volentieri e ti sarei davvero grato se di tanto in tanto mi mandassi qualche giornale in cui vengono pubblicati i suoi articoli.

Tanti baci ed auguri

Tuo, Girolamo 

A gennaio 1918 muoiono per malattia e/o ferite riportate in combattimento i seguenti quattro eroi coriglianesi:

 

Mele Luigi di Pasquale, soldato 3° reggimento fanteria, nato il 25 luglio 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 gennaio 1918 a Padova per malattia.

 

Romio Giovanni di Salvatore, soldato 3° reggimento genio, nato il 28 luglio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 gennaio 1918 a Corigliano Calabro per malattia.

 

Bonadio Leonardo di Antonio, soldato 117° reggimento fanteria, nato il 2 gennaio 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 9 gennaio 1918 in prigionia per malattia.

  

Arnone Francesco Antonio di Alfonso, soldato 2° reparto d’assalto, nato il 18 agosto 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 gennaio 1918 nell’ospedaletto da campo n° 165 per ferite riportate in combattimento.

 

Febbraio 1918

La cronaca del Popolano

 

Distribuzione d'indumenti ai profughi

La domenica scorsa, giungeva improvvisamente da Cosenza una parte del Comitato femminile pro-profughi della Cassa di Risparmio Cosentina, nelle persone della Marchesa Caterina Caselli, della Signorina Vittoria Caselli e delle Signorine Giuseppina Mancini, De Matera Emma Lecaldano e Ceccotti Strazzulli, le quali, accompagnate dall'avv. Trocini e dal barone D'Amato, nel nostro Casino d'Unione, procedettero alla distribuzione di molti indumenti fra i profughi.

La beneficentissima Commissione ne ripartì subito alla volta di Rossano.

 

Onore al merito

Il nostro egregio concittadino Francesco Leonetti, tenente Colonnello al Commissariato Armi e Munizioni, è stato insignito delle seguenti onorificenze:

  • Cavaliere dei S.S. Maurizio e Lazzaro;
  • Cavaliere ufficiale dell'Ordine di Leopoldo da parte del Re del Belgio,
  • Commendatore dell'Ordine di Danilo da parte del Montenegro.

Al valoroso e collaboratore nostro esprimiamo anche una volta le nostre plaudenti congratulazioni ed i migliori auguri affettuosi.

 

In questo mese muoiono per malattia e/o ferite riportate in combattimento due nostri valorosi concittadini:

 

Le Pera Giuseppe di Antonio, soldato 279° reggimento fanteria, nato il 14 ottobre 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 febbraio 1918 in prigionia per ferite riportate in combattimento.

 

Capristo Giorgio di Alfonso, soldato 285° battaglione M.T., nato il 6 giugno 1878 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 febbraio 1918 a Corigliano Calabro per malattia.

 

Marzo 1918

Nonostante qualche piccolo successo dell’esercito italiano, nelle piazze di tutt’Italia regna il malcontento per una grave crisi economica. La guerra, oltre ai numerosi lutti, porta fame e miseria. Impossibile per la maggior parte dei cittadini indossare un abito, una giacca, un pantalone nuovo. Vengono rivoltati quelli vecchi. Solo 250 grammi di pane a persona, e non sempre si riesce ad ottenerli. Il riso, la pasta, lo zucchero, la farina,… sono introvabili. Così Il Popolano racconta questi giorni.

 

Pane

È con vero e doloroso rincrescimento che notiamo come anche una volta la nostra Corigliano sia la più trascurata delle città calabresi nella grave questione dell’approvvigionamento. Potremmo anche, con poco acume e molto buon volere, risalire ai responsabili del danno; ma, non ci par tempo, questo, di recriminazioni e di proteste. Noi conosciamo troppo le norme di disciplina che s’impongono a ciascun cittadino nella tremenda ora che volge, e sappiamo la muta pazienza della rassegnazione dinanzi ai sacrifizi più disperati. Ma ci sono sacrifizi che trascendono le nostre forze umane e il nostro umano buon volere. Abbiamo sempre fermamente ritenuto e constatato che 250 grammi di pane sono più che insufficienti ad una popolazione agricola e lavoratrice qual è la nostra, specie se si tiene conto che allo scarso razionamento del pane manca un’adeguata concessione complementare di farina, di riso, di pasta. Pur tuttavia anche a questo ci eravamo rassegnati. Ma vederci venir meno giorno per giorno anche i 250 grammi di pane e dover fare a pugni dinanzi ai panifici per averne magari una parte è cosa che oltrepassa i limiti della pazienza. 

Sul capo delle Autorità pesa una responsabilità terribile. Il malcontento vivissimo che serpeggia nel pubblico potrebbe un giorno traboccare e alberare. E francamente allora non sapremo dar torto a chi, non chiedendo che pane per isfamarsi, debba crogiolarsi al sole per una giornata intera senza riuscire ad ottenere neppure i 250 grammi che la legge gli concede.

 

Per la difesa antiaerea

Le recenti incursioni nemiche nel cielo di Napoli hanno determinato le Autorità ad ordinare la sospensione dell'illuminazione elettrica per le vie della città. Sono stati anche avvertiti tutt'i cittadini della necessità di chiudere porte, finestre, balconi ed ogni apertura che possa lasciar trasparire l'illuminazione interna delle case. Intanto s'è scelta una Commissione di vigilanza che provvederà alla più rigorosa osservanza della disposizione.

Naturalmente, in fatto d'incursioni aeree bisogna non essere né troppo ottimisti, né troppo pessimisti. Un vero e proprio allarme sarebbe ridicolo, e, del resto, la nostra popolazione dispone di una considerevole dose di sangue freddo, per aver paura degli ipotetici aeroplani nemici che dovrebbero bombardare il Castello Compagna o i Cappuccini. Ma escludere perfettamente la possibilità di una incursione aerea su la Calabria e, quindi, su Corigliano, come fanno alcuni strateghi faciloni, non è né serio , né prudente. I tedeschi, oramai, si son rivelati capaci di tutto; e, a dir vero, col poco affidamento che danno alcuni comandi addetti nelle città più importanti alla difesa antiaerea, tutto è possibile in questa valle di lacrime.

Se non che noi a Corigliano ci troviamo in una condizione molto curiosa. La corrente elettrica che illumina il paese per le vie e per le case è unica; ond'è che, per conservare la luce internamente, si son dovute smontare le lampade elettriche delle vie. Avviene così che, fin dalle prime ore della sera, le strade di Corigliano piombano nella più perfetta oscurità, quando le fasi lunari o le nubi addensate dal ponente non sorridono alcuna luce celeste. Ora il decreto, che sospende l'illuminazione, parla di un orario che va dalle nove della sera in poi; e ciò perché, ragionevolmente, mentre fino alle nove il pericolo di un'incursione è presso che impossibile, è bene che i cittadini abbiano il modo di ritornare alle proprie abitazioni senza il rischio di rompersi la noce del collo o di fare qualche incontro non gradito. L'impresa dell'illuminazione, da parte sua, ha ragione, perché, come abbiamo detto, la corrente è unica, e smorzare le lampade pubbliche senza pregiudizio di quelle private, allo stato delle cose, non è possibile. Ma è poi vero che una certa illuminazione non si potrebbe dar magari pel tutta la notte, pur osservando i decreti superiori?

Per esempio, si potrebbero usare delle lampade colorate, degli schermi che impediscano alla luce di illuminare la parte superiore del paese, dei proiettori ecc. ecc. I mezzi, insomma, ci sono. E le autorità potrebbero, con l'aiuto della costituita commissione, cercarli ed attuarli nell'interesse pubblico.

Staremo a vedere.

 

Anche a Marzo, come lo scorso Febbraio, si registrano due morti per malattia e/o ferite per due nostri valorosi concittadini:

 

Amica Salvatore Giuseppe di Annunziato, soldato 85° reggimento fanteria, nato il 13 dicembre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 marzo 1918 nell’ospedaletto da campo n° 119 per malattia.

 

Falbo Silvio di Vincenzo, soldato 248° reggimento fanteria, nato il 22 settembre 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 28 marzo 1918 in prigioni per malattia.

 

Aprile 1918

Promozione

Con lieto animo annunziamo l'avvenuta promozione del nostro egregio amico avv Gaetano Fino a Maggiore di Fanteria a la concessione di una seconda medaglia di argento al valore militare.

Il Maggiore Fino è sotto le armi dai primi mesi di guerra e va dando non poche prove di audacia e di valore.

Auguri cordiali e congratulazioni.

In questo mese di Aprile altri due nostri valorosi concittadini muoiono per la Patria:

 

Malagrinò Giorgio di Andrea, soldato 2° batteria bombardieri, nato il 22 gennaio 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto l’11 aprile 1918 sul Piave per ferite riportate in combattimento.

 

Spadaro Giovanni di Alfonso soldato 5° reggimento genio, nato il 21 gennaio 1880 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 12 aprile 1918 a Santa Caterina di Lusiana per infortunio per fatto di guerra.

 

Maggio 1918

Sono trascorsi tre lunghissimi anni dall’entrata in guerra dell’Italia. Una guerra che doveva durare pochi mesi, oramai non termina più. I nostri valorosi concittadini morti per la Patria sono quasi 150. Nelle nostre famiglie solo disperazione, fame e miseria. Il ruolo delle donne, in questo periodo di grande crisi, è fondamentale. Si occupano un po’ di tutto. Passano da angelo del focolare domestico a membro attivo dell’economia familiare. Duro è il loro lavoro nei campi, come pure in tanti altri settori nuovi. Ma si fa questo perché è l’unico modo per mandare avanti la propria famiglia.

 

Le nostre donne per la nostra guerra.

In tanto fervore di sacrificio e di eroismo per la grandezza di questa nostra Italia, che vogliamo liberare da ogni oppressione ed elevare al dominio civile, nessuno deve rimanere inoperoso nella lotta atroce che si combatte. Tutte le forze della nazione debbono unificarsi in questo unico scopo della vittoria e sopra le vanità e l'egoismo deve imperare, con la sua santa legge, il dovere. Molto hanno fatto le donne d'Italia per la guerra sotto la bandiera della Croce Rossa. Hanno dato, celando il dolore, il loro sangue alla Patria, hanno supplito i validi, nei servizi cittadini, e nelle officine hanno formato quella mirabile legione delle seimila dame infermiere che compiono servizio volontario faticoso e non privo di pericoli, dagli ospedali territoriali a quelli esposti alle offese nemiche. Questo esercito ha avuto le sue vittime gloriose, le sue eroine; ha mostrato alle contadine, all'umile gente, come il sentimento del dovere abbia cancellalo la differenza di casta di fronte al sacrificio per la vittoria e per la Patria. Mentre si muore, ogni lusso, ogni vanità, sono stati banditi. Grida il sangue di quelli che per noi si battono, grida il pianto delle vedove, delle madri, degli orfani; è tutta una voce che comanda di curvarci alla santità dell'ora, e operare, con ogni forza e con tutta la fede per la vittoria che ci darà la sicurezza e la pace. Chi ha coltura, intelligenza, agiatezza ha mostrato di saper comprendere la bellezza dell'offerta d'ogni benessere al fine supremo per cui lavoriamo tutti. Nessuna donna, che ha libera qualche ora del giorno, ha mancato di occuparsi in lavori di guerra; chi ha avuto la possibilità di frequentare i corsi di dame infermiere, lo ha fatto compiendo opera doppiamente meritoria dinanzi a Dio e dinanzi alla Nazione; la Croce Rossa armonizza in questa tragica ora i doveri verso la Patria e verso l'umanità. Alla Croce Rossa le donne debbono dare ancora il loro aiuto, trovando sempre nuovi soci. 

Per iscriversi alla Croce Rossa, inviare la quota di lire 5 annue ai proprii Comitati o, in mancanza di questi, al Comitato Centrale di Propaganda in Roma.

 

Ufficiali in licenza

Con vivissimo piacere abbiamo riveduti i nostri egregi amici capitano notar cavaliere Tommaso Tricarico, e il sottotenente avv. Felice De Tommasi, venuti in licenza.

Inviamo loro i l nostro saluto cordialissimo e fervido.

  

Un soldato che si fa onore

Salvatore Mietitone è uno dei nostri più entusiasti soldati, e merita la nostra considerazione per le tre ferite che ne testimoniano il valore e l’ardimento.

I l nostro bravo, di cuore.

 

Promozione

É stato promosso al grado di capitano il nostro giovine concittadino Pietro Paolo De Tommasi. 

Congratulazioni ed auguri.

 

Lazzaretto

Per i casi di morbillo qui avvenuti, il Sindaco ha disposto che i profughi sgomberino il Convento dei Cappuccini per poterlo adibire a lazzaretto. Tale fu per più anni questo luogo veramente opportuno alle malattie contagiose; e però era stato fornito di tutto il necessario. Se non che, sullo scorcio del passato anno, si venne dolorosamente a scoprire che più di trenta letti, con la rispettiva non poca biancheria e le varie coperte ed altri oggetti come lavamani, utensili di cucina ecc., erano stati trafugati.

Si che, ora, con l'enorme rincaro che tutti lamentiamo, il Municipio dovrà sostenere una spesa quadrupla per riparare alla grave perdita.

Trattandosi di un furto così considerevole, che non si è potuto commettere né da una sola persona né in una sola notte, riuscirebbe facile scoprire gli autori; onde non sappiamo spiegarci perché si sono abbandonate le indagini che si erano intraprese. Nonostante si è sempre in tempo di ritrovarvi alacremente, con la certezza di poter svelare il mistero e riavere tutta o parte del considerevole bottino.

A noi danno bene a sperare la nota solerzia delle Autorità locali e dell'Ill.mo Procuratore del Re di Rossano, che sappiamo uomo energico quanto coscienzioso e giusto.

 

Un altro Caduto: Michele Caruso di Luigi

E caduto anche lui, offrendo la sua bella giovinezza alle Mani della Patria!

Ed è salito al sacro concilio dei nuovi eroi, aspettanti chi si tinga la fronte del loro sangue e corra a compierne la vendetta.

Aveva combattuto le più ardue battaglie del pensiero, ornando e rinvigorendo l'animo nella feconda palestra degli studi, e aveva toccato la palma del vincitore.

Da Corigliano, ove l'Istituto «Garopoli» lo accolse fanciullo e gli dié la meritata licenza ginnasiale; a Bari, ove frequentò la Scuola inferiore di commercio; a Venezia, ove, per cinque anni di feconde veglie, seguì il corso commerciale superiore, e si laureò nelle scienze giuridiche ed economiche; all'Istituto del Credito Italiano, ove entrò due anni appresso, e conseguì subito il grado d'ispettore della Succursale in Bari; fu tutta una via di rose, tutta un'ascensione di luce la sua. E la fiamma ardentemente meridionale che gli pervadeva le fibre, lo spinse in su, sempre in su, fino ad esaltarlo, ad entusiasmarlo nell'essenza, nella grandezza, nella gloria pura della Patria.

E quando la Gran Madre tuonò alto in nome del Diritto e della Civiltà, egli, non ultimo a protender l'anima ai nuovi orizzonti, assaporò, non ultimo, la sacra voluttà di quell'ora.

Uscito dalla Scuola Militare di Modena, nell'ottobre del 1916 partecipò sottotenente dell’8° reggimento di fanteria, a tutte le gesta svolte sul basso Isonzo fino al settembre del 1917, quando intraprese in Brescia il corso d'ufficiale mitragliere. Con tal grado, il 26 d'ottobre andò alla fronte e toccò Udine piangente e fuggente per l'immane disastro.

Raggiunto il suo reparto, ne assunse il comando, e oppose salda colonna all'impeto nemico. Fermo sul basso Piave sino alla fine di gennaio ultimo, quando se ne allontanò, lieto di doversi adoperare e — validamente lo fece — a vantaggio del Prestito Nazionale, vi tornò ai primi d'aprile — Il pomeriggio del 5 maggio fu la sua ultima e più gloriosa gesta!

Sospiri di calda e santa tenerezza, più caldi palpiti d'orgoglio sublime si son fermati, in atto di religione, dinanzi al puro zampillo di quel sangue. É l'anima di sua gente, ch'egli avvolse di tanto profumo; l'anima del benemerito Istituto di Bari, e dei colleghi, e dei compagni d'arme, dei quali egli era tanta luce; l'anima dei professori di questo Collegio e degli amici coriglianesi, lieti gli uni di averlo avuto discepolo; gli altri concittadini d'elezione.

Caro e diletto Michelino, quando più vivo mi torna allo spirito l'ardore de' tuoi ventotto anni o del tuo ingegno, quel molo di cultura nuova e varia, quell’odorosa bontà, quell’avvincente gentilezza, quell'ammaliante signorilità, e penso alle bocche rosseggianti delle tue ferite, io non so dire alla lacrima:

— Fermati!

Ma se ti guardo ove sei, in alto, nell'aria e nella luce, con l'indice teso in avanti verso i combattenti della nuova età, e l'occhio fisso nei nostri nuovi destini, io non so tenermi dal dire alla lacrima: — Sta', che offenderesti!

E, tese le braccia in questo divino rapimento, benedico il tuo eroico passaggio all’immortalità.

 

Domenico Gallerano

24 Maggio

Anche nel nostro Istituto l'anniversario del nuovo natale della Patria è stato degnamente commemorato, tra gli applausi commossi dei professori e degli alunni, dalla parola alta ed ispirata del chiarissimo prof. Sottotenente Bernardino Serra, che ha pure ricordato con intima soddisfazione i giorni dei pericoli e delle prove, a cui egli ha partecipato da valoroso, restandone gravemente ferito, e che, per incarico del Ministero dell'Istruzione, svolge con competenza ed entusiasmo il corso delle lezioni sulla nostra guerra.

A Maggio, come nei mesi scorsi, muoiono per la patria altri due nostri valorosi concittadini:

 

Cuzzolino Francesco Domenico di Annunziato, soldato 63° reggimento fanteria, nato il 24 novembre 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 maggio 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Magliarella Alfonso di Fortunato, soldato 141° reggimento fanteria, nato il 25 agosto 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 maggio 1918 a Modena per malattia.

 

Giugno 1918

Questo è il mese della rinascita dell’esercito italiano, avviato finalmente verso la vittoria finale. Si combatte la battaglia del Solstizio o seconda battaglia del Piave. L’ultima offensiva sferrata dagli austo-ungarici contro le nostre truppe, comandate con intelligenza e sagacia dal generale Armando Diaz. È la risposta agli austro-ungarici dell’esercito italiano alla disfatta di Caporetto: 150.000 i morti austro-ungarici. Per i nostri secolari nemici è l’inizio della fine. Di seguito, gli avvenimenti nella mia Città, raccontati dal Popolano.

 

Il Tenente-Colonnello F. Leonetti

Con decreto 11 luglio, il Presidente della Repubblica francese ha nominato Cavaliere della Legion d'onore il Colonnello Francesco Leonetti, per il suo buon servizio prestato nelle esonerazioni degli italiani residenti in Francia, soggetti al servizio militare, e lavoratori comunque nelle officine degli armamenti e delle industrie francesci.

Così alta onorificenza viene ad aggiungersi ai meriti e alle distinzioni del nostro egregio Concittadino, al quale porgiamo il nostro plauso, esprimendogli la nostra viva compiacenza.

 

Richiamato in servizio

É stato richiamato in servizio militare, dopo parecchi mesi di licenza di convalescenza per grave fattura riportata al bacino, causatagli da un autocarro, l'egregio nostro amico capitano medico dottor Domenico Fino che ritorna sul campo a prestare l'opera sua salutare e intelligente, e a cui mandiamo il nostro affettuoso saluto augurale.

 

Giovannino Cimino

La solita breve licenza ci ha procurato il grandissimo piacere di riabbracciare il carissimo simpatico Giovannino Cimino del cav. dott. Antonio, il quale da tre anni, sul fronte di battaglia, dà luminosa prova di infaticabile tenacia e di non trascurabile valore.

La nuova licenza, però, ci ha dato una nuova lieta sorpresa; il tenente Cimino, che da molti mesi è nel quadro d'avanzamento al grado di capitano, è questa volta insignito della croce al merito di guerra, testè conferitagli con ordine del giorno del Comandante il XX corpo d'armata.

Bravo Giovannino! Quando il simpatico viso imberbe avrà la fiera espressione del comandante di compagnia, non ci resterà che metterci sull'attenti; il che facciamo anche ora e volentieri, augurando al carissimo giovine amico nuove e maggiori soddisfazioni.

 

L'elenco dei 6 nostri valorosi concittadini morti per la Patria:

 

Lavorato Raffaele di Giovanni, soldato 11.ma compagnia di sanità, nato il 16 marzo 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1° giugno 1918 a Taranto per malattia.

 

Marinaro Antonio, caporale 240.ma batteria bombardieri, nato il 23 febbraio 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 15 giugno 1918 sul Piave in combattimento.

 

Cristiano Francesco di Filippo, caporal maggiore 13° reggimento bersaglieri, nato il 12 febbraio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 17 giugno 1918 a Capo Sile in combattimento.

 

Noè Vincenzo, soldato 48° reggimento fanteria, nato il 27 agosto 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 28 giugno 1918 sul Monte San marco in combattimento.

 

Mollo Francesco di Giuseppe, soldato 1° reggimento fanteria, nato il 12 gennaio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 giugno 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Salatino Arcangelo Vincenzo di Pietro, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 14 febbraio 1884 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 giugno 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Luglio 1918

Nonostante gli avvenimenti bellici positivi del nostro esercito, si continua a morire. Cinque valorosi nostri concittadini muoiono per la Patria: Francesco Orlando, Francesco Gammetta, Agostino Zingone, Francesco Liquori e Giuseppe Colapenne. Quest’ultimo, non ancora diciannovenne, chiamato dagli amici Gigino. 

 

La morte di Gigino Colapenne

Una triste notizia giunta al Sindaco del nostro Comune:

«Egregio sig. Sindaco,

Adempio il doloroso incarico di comunicare a la S.V. la morte di un ottimo soldato di codesto Comune, Colapenne Giuseppe di Onofrio e di Pometti Carolina, avvenuta in un ospedale, in seguito ad infezioni di una ferita avuta ad una gamba da scheggia di granate, il giorno 19 luglio corrente anno. Prego la S.V. di notificare alla povera famiglia la dolorosa notizia con quella prudenza e umanità che il caso richiede (se pur non ne è stata informata) e di voler presentare a detta famiglia le condoglianze sincere mie e degli ufficiali e soldati della batteria, i quali tutti provano grande dolore per la scomparsa del caro e valoroso soldato. In attesa ringrazio.

Con stima

Dev.

Sac. Marcello Boccalatte

Cappellano Militare

 

L'elenco dei nostri valorosi concittadini morti per la patria:

 

Orlando Francesco di Giovanni, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 10 gennaio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 9 luglio 1918 a Montecatini per ferite riportate in combattimento.

 

Gammetta Francesco di Pietro, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 13 ottobre 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 luglio 1918 in prigionia per malattia.

 

Zingone Agostino di Francesco, soldato 101° reggimento fanteria, nato l’11 maggio 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 luglio 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Liquori Francesco di Salvatore, tenente 2° vessillo milizie albanesi, nato il 12 dicembre 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 31 luglio 1918 in Albania per ferite riportate in combattimento.

 

Colapenne Giuseppe di Onofrio, soldato 1° reggimento artiglieria P.C., nato il 28 luglio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 luglio 1918 nell’ospedaletto da campo n° 145 per per ferite riportate in combattimento.

 

Agosto 1918

Continuano, come nel mese di Luglio, i successi dell’esercito italiano contro quello austro-ungarico. Le nostre batterie abbattono molti aerei nemici. Nella mia Città, oltre alla grande crisi economica, regna la paura dei bombardamenti, perché in questi giorni, per rappresaglia, i nemici avevano bombardato Bari ed altre città italiane. Di seguito la cronaca di questi giorni sul prezioso Popolano.

 

Per un eroe caduto

Giovedì, 22 corrente, nella chiesa di S. Maria a Piazza, si sono celebrati solenni funerali per l'anniversario dell'eroica fine del giovane e valoroso Capitano Alfredo Tricarico, caduto sul Carso, a soli 24 anni.

Alla famiglia Tricarico le nostre sentite condoglianze.

 

Gli effetti di guerra  

 

Calmiere del pesce

Che se n'è fatto del calmiere sul pesce? C'è stato, in proposito, una deliberazione del nostro Consiglio, la quale è rimasta lettera morta.

Il pesce intanto diventa tanto più prezioso che raro, e il poco che viene si vende molto caro.

Preghiamo il nostro Sindaco, che ha tanto a cuore le sorti del nostro paese in pace e in guerra, di provvedere e subito.

<> 

Scarpe di stato

Sin dai primi di luglio, il signor Giovanni Mingrone acquistò, dietro nomina del Ministero, una discreta quantità di calzature nazionali a una somma rilevante. Finora esse giacciono invendute nella bottega del sig. Mingrone, perché, quantunque si fossero fatte pressioni alle Autorità competenti per il rilascio dei boni, questi non sono arrivati. Ci si dice che ciò dipenda dalla poco patriottica ... ingordigia di alcuni calzolai, i quali, con una strana pretesa, vorrebbero che le scarpe di stato fossero vendute al pubblico, dopo lo smercio delle calzature che aspettano il compratore nelle vetrine dei loro negozi.

Intanto il pubblico ha bisogno di scarpe.

A quando la vendita di quelle di stato?

<> 

Mancanza di sale

Si deplora la mancanza di sale.

Perché non si fa fermare e scaricare uno dei vagoni di sale che vanno a Rossano alla nostra stazione, invece di far continuare il viaggio di tutti fino alla stazione di Rossano, da cui uno di essi deve far ritorno alla nostra?

Perché questo andare e venire inutile?

Il sale così si potrebbe avere più presto da noi e non si sarebbe costretti a girare per tutte le rivendite dei tabacchi col pericolo di non trovarne.

<> 

Due pesi e due misure

Alcuni con la tessera acquistano grano, altri pane. Ma questo, essendo fatto con farina misturata, non è certamente di quella buona qualità che è data dalla farina di puro grano.

Perché allora non far consumare tutta la farina ai panettieri, e poi cominciare la distribuzione del grano?

Si sarebbe evitato questa diversità di trattamento, la quale permette a chi lo può di mangiare un pane migliore di quello che mangia la povera gente.

<> 

Legna da ardere

Non potrebbe il nostro egregio e solerte Sindaco trovare un modus vivendi per far cessare lo scandaloso mercato della legna da ardere?

Tutti riconosciamo che un aumento nei prezzi è inevitabile, ma aumento giusto; il doppio, il triplo, non dieci volte più di quello che si spendeva una volta.

Continuando di questo passo, un pezzo di legno da ardere costerà più di un pezzo di legno da costruzione.

Si era stabilito un calmiere, perché, secondo noi, la legna da ardere è anche merce di prima necessità; ma non sappiamo che cosa se n'è fatto.

Al nostro egregio Sindaco l'ardua risposta.

<> 

Spezzati di bronzo

É un affare serio questo degli spezzati di bronzo! Non si può avere più una lira di soldi e di doppi soldi ... e un povero diavolo, che scende in piazza per comprare della verdura o della frutta, è costretto a pigliarne per il valore di una, due o più lire intere, perché nessuno ha resto.

E se un disgraziato non ha che una sola lira, e con questa deve comprare un pò di tutto, come fa? A chi la conti? Compri l'intera lira di pomidori, di peperoni o di altro, e mangi questo!...

Dove abbiamo arrivati, diceva un tale dei tali!...

<> 

La piazza

É diventata un bosco ove la povera gente è grassata, è proprio la parola. Si vende tutto a prezzo quadruplicato e decuplicato; ma quel ch'è peggio si è che, mentre una verdura o una frutta si vende a sei soldi in sulle prime ore del mattino, il prezzo aumenta a vista allorché alla vendita si resta in uno o in due.

Dove si arriverà di questo passo?

In Agosto 1918 due nostri valorosi soldati muoiono per la Patria:

 

Madeo Antonio di Basile, soldato 145° reggimento fanteria, nato il 5 luglio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 21 agosto 1918 nel 279° reparto someggiato di sanità per ferite riportate in combattimento.

 

Santoro Salvatore di Francesco, soldato 58° reggimento fanteria, nato il 2 gennaio 1876 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 agosto 1918 in prigionia per malattia.

 

Settembre 1918

A settembre, con l’armistizio chiesto ed ottenuto dalla Bulgaria, inizia finalmente la parte finale di questa drammatica guerra, che ancora porta via dall’affetto dei propri familiari onesti e buoni nostri concittadini. In questo mese muoiono per gravissime ferite riportate in combattimento: Leonardo Ruffo, di 25 anni, Battista Tramonte, di 37 anni, Francesco Gaccione e Francesco Lupinacci, entrambi ventiquattrenni. Segue la cronaca del Popolano.

 

Visita gradita

É fra noi da qualche giorno, e per breve licenza, per riposarsi un pò delle continue fatiche, che il suo importante ufficio gli impone, e per abbracciare i genitori, il nostro sempre caro amico Cav. Comm. Francesco dottor Leonetti, Tenente Colonnello Commissario negli importanti uffici degli esoneri.

All'egregio amico ed illustre ufficiale che, onorando se stesso, onora la Patria ed il paese natio, il nostro affettuoso saluto e l'augurio di sempre maggiori trionfi.

 

Croce di guerra

Le più sentite congratulazioni facciamo al nostro caro amico e concittadino tenente Giovan Battista Policastri, cui con recente disposizione è stata conferita la croce al merito di guerra.

L'onorificenza attestazione di valore premia il merito e il coraggio del valoroso giovane che ha servito la Patria con abnegazione.

Ne sono lieti gli amici che gli rinnovano i più fervidi auguri di altri ascensi.

 

Altra croce di guerra

Un'altra croce al merito di guerra è stata conferita all'amico Bruno Perri.

Anche a lui congratulazioni ed auguri.

 

Breve licenza

Trovasi in famiglia, per una breve licenza, il tenente Ingegner Gioacchino Spezzano, a cui, per la sua lunga permanenza al fronte, ove ha esposto parecchie volte la vita al pericolo della Patria, è stata conferita la croce al merito di guerra.

Auguri all'egregio giovane

 

Nuovo capitano

Il nostro caro amico Giorgio Favaro, già tenente di artiglieria, di residenza a Brindisi, è stato promosso, con recente decreto, Capitano.

All'egregio e caro amico le nostre più vive congratulazioni.

 

Una promozione

Con gran piacere abbiamo appreso la promozione a tenente effettivo, per meriti di guerra, del nostro amico Enrico Labonia di Emilio. Gli atti di eroismo, a cui essa è dovuta, sono comprovati dalla motivazione di tale promozione, che qui appresso riproduciamo:

«Comandante di sezione mitragliatrici, fulgido esempio di eroismo, tu, ovunque e sempre, ove più arduo era il cimento, audace, calmo, nei momenti più critici. Seppe impegnare con retto criterio le armi della Sezione col cui fuoco efficacissimo riuscì a fermare masse nemiche incalzanti e dar tempo ad una batteria, posta immediatamente a tergo, di risalire nelle posizioni di seconda linea. Riusciva quindi con sublime sforzo a ritirarsi con la Sezione in piena efficienza. Ferito, rifiutava ogni cura ed il ricovero in ospedale. Assalito da due austriaci ne pugnalava uno e catturava l'altro»

Nel congratularci col valoroso giovane dell'ambito e meritato premio raggiunto, esprimiamo a lui e alla sua famiglia le nostre più vive congratulazioni.

Muoiono altri nostri quattro valorosi concittadini:

 

Ruffo Leonardo di Alfonso, soldato 16° reggimento fanteria, nato il 15 maggio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 settembre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 24 per malattia.

 

Tramonte Battista di Antonio, soldato 11° compagnia sanità, nato il 27 giugno 1881 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 settembre 1918 a Bologna per malattia.

 

Gaccione Francesco di Pasquale, caporal maggiore 49° reggimento artiglieria da campagna, nato il 24 giugno 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 21 settembre 1918 a Longobucco per malattia.

 

Lupinacci Francesco di Alfonso, caporal 141° reggimento fanteria, nato il 31 marzo 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 26 settembre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 66 per malattia.

 

Ottobre 1918

Per i nostri concittadini, e per tutto il Popolo Italiano, mancano pochi giorni alla fine della Grande Guerra. Il contributo dei nostri alleati, e in particolare quello degli Stati Uniti, è stato determinante. Nonostante ciò, anche questo mese, come in tanti altri nel passato, è un mese spietato per 11 famiglie coriglianesi. Muoiono ben 11 nostri valorosi soldati.  Ecco i nomi.

 

Crocco Pietro Paolo di Giuseppe, soldato 280° battaglione M.T., nato il 18 novembre 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 ottobre 1918 a Monteleone di Calabria per malattia.

 

Chiaradia Antonio di Vincenzo, soldato 47° reggimento fanteria, nato il 1° maggio 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 ottobre 1918 a Lecce per malattia.

 

Malagrinò Alfonso di Luigi, soldato 244° reggimento fanteria, nato il 12 agosto 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 ottobre 1918 a Corigliano Calabro per malattia.

 

Florio Francesco di Leonardo, soldato 162° reggimento fanteria, nato il 5 marzo 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 ottobre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 151 per malattia.

 

Parisi Vincenzo di Salvatore, soldato 1212.ma compagnia artiglieria Fiat, nato il 15 novembre 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 22 ottobre 1918 a Selvazzano Dentro per malattia.

 

Pagnotta Giuseppe di Pasquale, soldato 57° reggimento fanteria, nato il 25 settembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 ottobre 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.

 

Catapano Antonio di Salvatore, soldato 265° reggimento fanteria, nato il 7 aprile 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 131 per malattia.

 

Fusaro Giovanni di Domenico, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 3 gennaio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 nel 148° reparto someggiato di sanità per ferite riportate in combattimento.

 

Lavorato Francesco di Natale, soldato 15° reggimento artiglieria treno, nato nel 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 in Macedonia per malattia.

 

Luzzi Salvatore di Natale, soldato 240° reggimento fanteria, nato il 16 febbraio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 sul Monte Pertica per ferite riportate in combattimento.

 

Nudo Giorgio di Rosario, soldato 1° reggimento artiglieria P.C., nato il 26 luglio 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 ad Este per malattia.

 

Novembre 1918

Ai primissimi giorni di novembre, la terza battaglia del Piave o la battaglia di Vittorio Veneto trasforma in rotta non più arginabile l’esercito austro-ungarico, che è allo sfascio. Così finisce la prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra per i suoi numerosi morti e feriti. La stima del numero totale delle vittime, per vari motivi, non è certa. In ogni caso, però, si parla tra i 12 e 15 milioni di morti e tra 25 e i 30 milioni di feriti, con stime ancora più alte. Una Catastrofe!... La sera del 3 Novembre, verso le ore 20, la lieta notizia giunge alla mia Città. Ecco come il Popolano racconta questi ultimi avvenimenti.

 

Dimostrazione patriottica 

Domenica a sera (3 novembre) verso le ore venti, non appena giunse e si sparse la notizia della completa vittoria delle nostre armi e dello sfacelo dell’esercito nemico, la popolazione tutta, rapidamente conosciuta la lieta novella, improvvisò una dimostrazione patriottica, imponente e calorosa.

Alla piazza, del Popolo arringò splendidamente la folla entusiasta l’avv. Giuseppe Amato. Indi il popolo commosso, salì per il corso Principe Umberto alla Piazza Vittorio Emanuele, ove, avvistato il Sindaco, in preda alla più viva emozione, per l'arrivo delle belle notizie, con l'intervento della banda cittadina, continuò a dimostrare per le vie principali della città al suono dell'inno reale tra il delirio dei dimostranti. Ritornati in Piazza del Popolo, si sciolse tranquillamente tra la più viva gioia della popolazione

 

Comitato di assistenza infermi poveri. 

Ad iniziativa del nostro egregio e benemerito Sindaco, che non tralascia alcuna occasione per dimostrare che pari alla sua solerzia è solo il suo buon cuore, si è costituito un comitato di assistenza agli infermi poveri, composto dai signori: Barone Guido Compagna, presidente; sig. Carlo Williamson, cassiere; Avv. V. Fino, Maradea, Sac. F. Sangregorio, Avv. F. Policastri, F. Dragosei, Gav. F. Rossi, Cav. G. Attanasio, Cav. A. Cimino, Prof. B. Leoni, G. Impagliazzo, membri.  

Non appena costituito il Comitato ha proceduto ad una sottoscrizione per la raccolta di fondi, per cui, nei tre giorni successivi alla sua costituzione, si sono raccolte lire dodicimila.

Il Comitato già è in piena funzione, distribuendo del latte, sotto l'attiva sorveglianza

del Comitato, in un locale della piazza V. E., e del brodo nella cucina del Convitto Garopoli sotto la vigile sorveglianza del Prof. Leoni.

 

Elargizione cospicua.

Il nostro amato Barone Guido Compagna, che nei bisogni e nelle calamità del nostro paese, ha sempre dimostralo di essere all'altezza della tradizione di nobiltà e di carità, che vige nella sua illustre Famiglia e si rafforza sempre più col valido soccorso che esso Barone Guido presta alla cittadinanza, in qualsiasi modo, bisognosa, ha voluto aggiungere un altro attestato di riconoscenza a quanti glie ne tributarono il lenimento delle altrui sofferenze e l'ausilio e l’incremento di ogni opera di carità e di pietà.

Egli ha elargito, per sé e per l’Illustre Senatore suo padre lire cinquemila a favore del Comitato di assistenza agli ammalati poveri. Quanti avranno un sollievo dalla cospicua elargizione benediranno l'opera soccorritrice del Barone Compagna, invocando, nella spontaneità della preghiera e nella semplicità delle loro anime, ogni benedizione dal Cielo sul prodigo donatore e sui componenti della sua Famiglia benefattrice

 

Sottoscrizione per gl'infermi poveri.

Senatore Barone Compagna L. 3000,

Barone Guido Compagna L. 2000,

Senatore Conte d'Alife L. 1000,

Mac Andrews & Forbes L. 1000,

Avv. Franc. Policastri L. 500,

sig. Carlo Williamson L. 250,

Comm. G. Garetti L..300,

Cav. Dottor A. Cimino L. 200,

Barone S. De Rosis L. 200,

Avv. V. Fino L. 250,

Sac. F. Sangregorio L. 200,

Arcip. De Gennaro L. 200,

Dott. V. Fiore L. 150,

A.Maradea L. 100,

  1. Pedatella L. 200,
  2. Cumino L. 100,
  3. Pisani L. 100,

Nic. De Rosis L. 50,

  1. Pisani L. 100,

Cav. F. Ro.ssi L. 20,

  1. Impagliazzo L. 25,
  2. Dragosei L. 20,

Prof. B. Leoni L. 10,

  1. Bruno L. 20,
  2. De Novellis L. 10,
  3. Codino L. 10,
  4. Romanelli L. 10,
  5. Cavalieri L. 20,
  6. Rizzo-Corallo L. 20,
  7. Abenante L. 10,

Società Anonima Silva Italica L. 400,

  1. Cav. Attanasio L. 100,
  2. Policastri L. 100,
  3. Palma L. 50,
  4. Pugna L. 100,

Lasso P. L. 100,

lannini L. 50,

  1. Pisani L. 25,
  2. Garasto L. 10,

Meligeni L. 10,

Madeo L. 25,

  1. Pisani L. 50,

Argentieri L. 50,

Scarcella L. 50,

Cosenza L. 100,

Malena L. e G. L. 150,

  1. Palma L. 100,

Gravina L. 50,

Viteritti L. 100,

Federico L. 100,

Palombaro O. L. 50;

  1. Ferrari L.10,

Delegato Arnone L. 50,

  1. e F. Cilento L. 50,
  2. Pisani L. 100,
  3. De Rosis L. 100,
  4. De Rosis L. 50,
  5. Attanasio L. 10.

    Totale L. 12055

 

La dimostrazione del 12 corrente

Anche Corigliano nostra, che aveva seguito con animo trepido e beneaugurante le vicende fortunose di questi ultimi giorni, e che, all'annunzio della strepitosa vittoria che compiva il sogno dei nostri padri e il voto dei nostri cuori, era esplosa in entusiastiche indimenticabili dimostrazioni, attendeva, dopo il crollo dell'impero austro-ungarico, quello dell'impero germanico. E quando martedì scorso notizie ufficiose assicurarono che il tracotante nemico della Civiltà e della Giustizia aveva finalmente chinato il capo dinanzi alla forza del Diritto, impersonato in noi e nei nostri alleati, e aveva firmato l'armistizio, accettando tutte le condizioni impostagli, fu presa dal più vivo delirio di gioia. Tutta la cittadinanza, senza distinzioni di classi, di età e di sesso, si riversò in piazza Vittorio Emanuele, inneggiando alla Pace vittoriosa che sorrideva nello sventolio del santo tricolore.

Verso le ore 15 tutte le campane della città incominciarono a suonare a festa. Fu un attimo: la fiumana di gente sempre più ingrossando e, con in testa la musica che suonava gl'inni patriottici, s'incamminò per la strada Principe Umberto. Alla biforcazione di questa con via L. Palma, la dimostrazione incontrò il nostro egregio Sindaco che, circondato di bandiere, veniva incontro ai dimostranti. Fu un momento indescrivibile. Il Sindaco, acclamatissimo, corse ad abbracciare e baciare il nostro Direttore Dragosei, e unitosi alla dimostrazione, questa prosegui per piazza del Popolo, Corso Garibaldi tra lo sventolio delle bandiere e le acclamazioni entusiastiche, e si fermò nella chiesa di San Francesco, dove fu cantato un solenne «Te Deum» dì ringraziamento. Dopo il rev. Parroco Spataro disse brevi parole tra la generale commozione. Poi il gran corteo discese per via S. Francesco.

In piazza del Popolo il Sindaco avv. Vincenzo Fino, visibilmente commosso, sorse a parlare tra il religioso silenzio. E salutò i primi eroi e i primi martiri di questa gloriosa quarta guerra d'indipendenza e i mille e mille mutilati, sacri alla Patria, sparsi per l'Italia, ma tutti stretti nell'impeto meraviglioso che festeggiò l'alba delle nostre più sacre rivendicazioni. Salutò le madri, le spose e gli orfani orbati dai loro cari. Disse anche dell'ultimo despota che aveva abbandonato il trono insanguinante e si era rannicchiato nell’ombra inseguito e soffocato dal rimorso. Inneggiò alla fine di tutte le guerre e alle conquiste e al trionfo della democrazia. Terminò con un saluto alle città redenti.

Ogni periodo fu sottolineato da frenetici applausi e da evviva.

Dopo ciò il corteo riprese il suo giro per le vie del paese pavesate, trionfante di emozione, mentre la musica con l'Inno Reale e l'Inno di Garibaldi accendeva sempre più il sacro entusiasmo.

Per via Roma, Villa Margherita, Gradoni di S. Antonio, Piazza Cavour, via Castello si giunse al Municipio.

Nella vasta sala del Consiglio il Sindaco disse altre belle e ispirale parole. E ricordò i gloriosi eroi di Corigliano immolati sull'altare della Patria, oggi vivi più che mai nella memoria di chiunque senta di appartenere a questa nobile terra, spesso abbattuta dalla sventura, ma sempre forte e gagliarda. Salutò il popolo coriglianese che durante il tempo della guerra seppe mostrarsi forte e sopportò tutte le privazioni.

Finì baciando la bandiera quale segnacolo di fratellanza e di libertà. 

Un fremito corse per l'uditorio, un grido di evviva usci da ogni petto, una lagrima bagnò ogni ciglio, mentre tutte le campane gittavano sul paese in festa l'onda del loro suono di gloria.

 

 Al Municipio

Il giorno 13, sotto la presidenza del nostro egregio Sindaco avv. V. Fino si è riunito il Consiglio comunale. Erano presenti i signori: Fiorita, Maradea, Dragosei, Graziani R., Graziani M., Pisani, Sangregorio, Terzi, De Novellis, Ciollaro, Mingrone e Polino.

Aperta la seduta, il Sindaco, commosso dai fausti avvenimenti che precipitavano, ha inneggiato alla vittoria strepitosa delle nostre armi e ha rivolto un caldo e sentito saluto ai nostri valorosi soldati e a quanti esultano in questa gloriosa primavera italica, in cui si riaffermano sempre più i principi del Diritto e della Giustizia.

Ha inviato un saluto ai nostri morti, ai nostri mutilati, ai nostri combattenti, alle eroiche donne che seppero esser forti e seppero vincere.

Le poche parole ispirate al più alto patriottismo furono accolte dalle ovazioni di tutta l'assemblea, di cui l'eletto Capo aveva così bene interpretato ed espresso in sintesi mirabile i sentimenti di italianità.

Il Consiglio decise poi di telegrafare a S. M. il Re, al Generale Diaz, a S. E. Orlando, a S. E. Sonnino, a S. E. Salandra, a S.E. Foch, ai Sindaci di Trento e di Trieste italiane.

E la seduta si sarebbe sciolta in segno dì gioia se il Sindaco non avesse sentito il dovere di rivolgere — a nome di tutto il Consiglio — le più sentite condoglianze alla famiglia del consigliere Romanelli, morto recentemente, e di tesserne gli elogi, lodandone le ottime qualità come consigliere e come cittadino; e di fare le condoglianze al consigliere Dragosei, provato dalla sventura proprio in questi momenti epici e solenni da lui attesi, e sospirati con tanta ansia e tanta fede. Il povero Dragosei, che non ha potuto avere la grande gioia di festeggiare a casa, ancora piena di pianto, con la sua buona Signora, troppo presto travolta  nei freddi baratri della Morte, il trionfo della più grande Italia ringraziò della solidarietà a lui dimostrata da tutti i colleghi e del delicato pensiero del Sindaco. Il Sindaco commemorò pure il defunto nostro egregio concittadino sig. Carlo Graziani, venuto da Cosenza in questa sua città natia per ristabilirsi da una grave malattia e dove invece trovò la morte. Ne elogiò il galantuomismo come cittadino e come impiegato. Il Consiglio si associò. I consiglieri Graziani R. e M. ringraziarono. 

Dopo di che la seduta si scioglie.

Ecco intanto i telegrammi spediti:

 

A S. E. Aiutante Campo S. M. il Re

Zona di Guerra

A S.M. il Re che per questo giorno radioso condivise tutti i disagi e tutti gli ardimenti degli eroici soldati d'Italia, nonché tutte le ansie della nazione piaccia l’E.V. rassegnare il fervido reverente saluto di questa Rappresentanza Municipale mai come in quest'ora interprete sicura dei sentimenti dell'intera popolazione.

Sindaco Fino 

<> 

  1. E. Orlando Presidente Consiglio Ministri

Roma

Questa Rappresentanza Municipale raccoglie entusiasta esultante grido intera popolazione Coriglianese che inneggia all’E.V. in questo giorno sacro alla grandezza della Patria nostra nonché alla solenne affermazione nel mondo del diritto e della giustizia contro la forza brutale.

Sindaco Fino

<> 

  1. E. Sonnino Ministro Esteri

Roma

All'anima eletta dell'E.V. la vittoria sfolgorante dell'Italia in particolare nonché di tutto il mondo civile deve già essa sola tornar sazievole compenso al formidabile lavoro alle veglie ai palpiti dei lunghi anni di guerra sofferti dalla E. V. con indomita fede contro ogni tentennamento ed ogni deviazione. Questi i sentimenti della Rappresentanza Municipale di Corigliano Calabro, dei quali mi onoro rendermi interprete.

Sindaco Fino 

<> 

S.E. Nitti Ministro Tesoro

Roma

Questa Rappresentanza Municipale saluta nell’E.V. uno fra i primi artefici della Vittoria che mentre scioglie l’antico esasperante voto dell'Italia nostra spezza altresì nel mondo intero le armi della prepotenza e della barbarie innanzi alla maestà del diritto e della giustizia. E confida che come nelle struggenti ore della guerra l'E.V. sarà fervido illuminato patriota nelle faticose e difficili ricostruzioni della pace.

Sindaco Fino

<> 

  1. E. Antonio Salandra

Roma

La mia città che non conosce oblii vuole associarsi alle consorelle d'Italia che nel tripudio della Patria per le assicurate rivendicazioni e il suo più largo prestigio nel mondo guardano con perenne gratitudine a S. E. Salandra che di questo sogno visse e trionfò nelle memorande giornate del 1915.

Sindaco Fino

<> 

  1. E. Diaz

Zona di Guerra

All'E.V. che con fine intuito meridionale e sapienza militare seppe rendere granitico sul Piave nostro glorioso esercito e poscia travolgente sul nemico obbligalo a chiedere mercé, riesca anche gradito nel plauso dell'Italia tutto l'omaggio modesto ma caloroso della mia Città.

Sindaco Fino 

<> 

  1. E. Comandante in Capo della Marina

Roma

La Marina italiana che sapientemente guidata dall'E.V. compì epiche gesta in questa guerra di liberazione e affermazione si abbia col plauso dell'Italia tutta anche il modesto ma fervido omaggio della mia Città.

Sindaco Fino

<> 

S.E. Foch

Zona Guerra Francia

Anche il modesto omaggio della mia Città giunga gradito a S.E. Foch che guidando gli eserciti del diritto contro gli eserciti della forza bruta scrisse col riportato trionfo la parola più severamente ammonitrice nella storia dell’umanità.

Sindaco Fino

<> 

Sindaco — Trieste

Alla gentile sorella, a Trieste lungamente penosamente sospirata che aggiungemmo alfine sulla via seminata di sacrifici e di sangue il caloroso abbraccio anche della mia città.

Sindaco Fino 

<> 

Sindaco — Trento.

La gran Madre Italia chiama a raccolta tutte le sue città compresa la mia perché stringano forte al loro cuore la sorella ritrovata dopo lunghi patimenti e gloriosi sacrifizi. 

Sindaco Fino

 

Festa di S. Francesco

Dopo la festa patriottica, Corigliano ha voluto celebrare la festa di ringraziamento al suo patrono S. Francesco.

La sera di sabato, 16 novembre, la musica da piazza Vittorio Emanuele si recò, suonando per la città, nella chiesa del Santo, ove si celebrò il Te Deum. Prima della benedizione, il Preposito Vulcano, che funzionava, fece un patriottico fervorino inneggiando al Re, ai Comandanti l'esercito e l'armata, ai nostri soldati che col coraggio, col valore, avevano finalmente abbattuto il nostro secolare nemico. Il fervorino fu spesse volte applaudito.

Nelle prime ore di domenica, e malgrado il tempo nuvoloso e alquanto freddo, la musichetta cittadina, riorganizzata alla meglio dal nostro Direttore sig. Dragosei, al suono dell'inno reale, si recò a portare il primo saluto al Santo Protettore di Corigliano.

La città si andava rianimando a poco a poco come nelle grandi solennità; e quando, verso le 10, la musica - che sempre suscita entusiasmo nei cuori di tutti - risalì verso la Chiesa del Santo, una folla immensa si riversò in Piazza Plebiscito e poi nella Chiesa per assistere alla messa di ringraziamento.

La chiesa era parata a festa, tutta ornata di bandiere d'ogni grandezza. Il Santo era adornato e contornato dai vivaci tricolori, che facevano esultare di gioia ogni cittadino che non avesse l'animo abietto e la coscienza venduta.

Verso le ore 11, uscì la processione del santo, preceduta dalle confraternite, dalla musica, dal clero, dai parroci e da cento e cento bandiere. Le strade erano tappezzate da drappi di seta di vari colori, che facevano un effetto magnifico, e per tutte le finestre erano bandiere d'ogni dimensione. Chi non aveva potuto averne una dai colori nazionali, aveva appuntato ad un'asta, ad una canna, uno scialle bianco con dei nastri rossi e verdi; altri avevano unito un fazzoletto bianco ed uno rosso con un nastro verde, ed altri uno verde ed uno bianco con nastro rosso. Si vedevano di tanto in tanto anche delle bandiere americane, inglesi e francesi.

Un immenso popolo seguiva la statua del Santo, che parea sorridesse di tenera compiacenza per la fine della terribile carneficina.

La processione, scesa dalla via San Francesco, percorse piazza del Popolo, via Roma, villa Margherita, gradoni Sant'Antonio, largo Costantinopoli, via L. Palma, corso Principe Umberto, piazza Vittorio Emanuele, via Orefici, piazza Cavour, via Toscano, via Capalbo, via Giudecca, via Garopoli, corso Garibaldi. Arrivati a piazza Plebiscito, si portò la statua sullo spiazzale e si fece, come al solito, la benedizione al mare e alle campagne. Rientrati in chiesa verso le ore 13, si cantò un solenne Te Deum e con la benedizione ebbe termine la emozionante e patriottica festa.

Vada il nostro plauso al Cappellano sac. Antonio De Rose e alla Commissione della festa, specie al nostro amico Alfonso Quintieri, il quale, pur essendo in procinto di tornare in Albania, dove presta servizio militare, aveva tutto ordinato perché alla festa non mancasse la dovuta solennità.

 

Così Corigliano ha voluto dimostrare al suo Santo Protettore la sua viva riconoscenza per la grazia ricevuta.

 

Il 27 novembre del 1918 muore per malattia a Crevalcore Florio Salvatore di Leonardo, soldato del 2° reggimento artiglieria, nato l'8 novembre del 1884 

 

Dicembre 1918

La Grande Guerra è finita. Ma gli avvenimenti legati a questa drammatica guerra si susseguono ancora per un po’. 

 

Bellucci Pietro di Salvatore

Maresciallo 36° raggruppamento artiglieri, nato il 28 novembre 1889 a Corigliano Calabro, morto il 1° dicembre 1918 a Corigliano Calabro per malattia.

                                                         ----                                                  

La morte inesorabile ci ha tolto l'esistenza di un giovane modesto, laborioso e buono, che era tornato da poco tempo nel seno della propria famiglia a godervi una breve licenza dal servizio militare, che aveva prestato con fede ed onore al fronte: Pietro Bellucci.

Lo strazio della famiglia e dei genitori è indicibile per la dipartita del loro Pietro che ha lasciato un vuoto incolmabile nella famiglia e nella larga schiera degli amici che ne apprezzavano la probità e la laboriosità.

I funerali riuscirono imponenti e valsero a dare la misura della stima e dell'affetto, in cui il bravo ed infelice giovane era tenuto.

Moltissime corone furono offerte alla memoria del povero giovane.

Esprimiamo alla famiglia le più sentite condoglianze del «Popolano» 

                                                         ----   

Alla cara memoria del Compagno: Bellucci Pietro

La falce della morte ha mietuto nel nostro campo. Bellucci Pietro non è più. Di carattere energico, d'idee grandi, sognava un avvenire bello. La sua infanzia trascorse con la mia; troppo lungo sarebbe l'enunciarne le doti che precocemente manifestava d'avere. Io vissi con lui giornate felici, intessute sempre da una grande cordialità.

Venne l'ora di ritemprarsi il carattere nella vita militare, ed eccolo là pronto, attivo, ben voluto da tutti. Scoppiò la guerra, ed insieme lasciammo il focolare domestico per dare alla Patria il nostro braccio e la nostra vita. Per quanto divisi noi vivevamo insieme nella comunanza del nostro pensiero, e consigliandoci vicendevolmente, conoscemmo il suo alto ingegno e le sue nobili idee tanto civili che politiche.

Il suo ritorno alla vita civile doveva ricolmare di gioia quanti lo conobbero; invece lascia nello strazio i suoi cari e noi compagni che abbiamo diviso insieme le gioie e le amarezze.

Nei compagni d'arme lascia un vuoto ed un immenso dolore

Umile Candia

per un Gruppo di Sotto Ufficiali del 2° Regg. Art. Pes. Camp.

 

Il 1918 si chiude con la morte, per causa della Grande Guerra, di altri tre nostri valorosi concittadini:

 

De Natale Francesco di Giuseppe, soldato parco aerostieri, nato il 27 febbraio 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 novembre 1918 a Gallarate per malattia.

 

Cofone Domenico di Giovanni, soldato 172° compagnia mitraglieri Fiat, nato il 15 marzo 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 22 novembre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 188 per malattia.

 

Bellucci Pietro di Salvatore, maresciallo 36° raggruppamento artiglieria, nato il 28 novembre 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1° dicembre 1918 a Corigliano Calabro per malattia.

 

 

 

Crediti