Sono centoquattro gli indagati nell’operazione battezzata “Fangorn” e conclusa stamattina a Corigliano-Rossano e Trebisacce da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza coordinati dalla procura di Castrovillari. Quindici gli arresti disposti.

I nomi dei fermati sono: Giuseppe Tedesco, 47 anni; Leonardo De Martino, 47 anni; Luigi De Martino, 26 anni; Luigi De Martino, 46 anni; Natale De Martino, 52 anni; Pasquale De Martino, 22 anni; Giuseppe Faustini, 39 anni; Gennaro Larocca, 37 anni; Nicola Macaretti, 38 anni; Antonio Macaretti, 59 anni; Domenico Macaretti, 67 anni; Michele Lizzano, 56 anni residente a Trebisacce; Maria Antonietta Tavernise, 23 anni; Rosaria Vulcano, 37 anni; Vincenzo Curia, 55 anni – già detenuto; Saverio De Martino, 45 anni – già detenuto. Le accuse mosse nei loro confronti, a vario titolo, sono: associazione per delinquere finalizzata al taglio ed alla ricettazione di legname, furto d’autovetture, tentato omicidio, estorsione, furti in abitazione, incendi e riciclaggio. Il tentato omicidio, che si contesta agl’indagati Pasquale De Martino, 22enne, e Luigi De Martino, 26enne, è riferito alla sparatoria verificatasi il 2 gennaio del 2018 nella zona montana rossanese di Piana dei Venti, con un colpo di fucile calibro 12 all’indirizzo d’un fuoristrada. Nella circostanza, il conducente rimase illeso ed i proiettili colpirono lo sportello lato guida procurando sette fori sulla carrozzeria. Nell’immediatezza dei fatti vennero effettuate delle perquisizioni nelle abitazioni degl’indagati, entrambi sottoposti a esame Stub. Ai due si contesta d’aver commesso il fatto per motivazioni legate ai furti di legna nella zona montana del rossanese. Le indagini sono partite proprio dopo il tentato omicidio di un allevatore rossanese, all’inizio di gennaio 2018. Nell’occasione i militari dell’Arma sono stati chiamati dopo una segnalazione da parte dello stesso allevatore che ha raccontato di essere stato lambito da colpi di fucile nell’area montana di Rossano mentre era a bordo del proprio fuoristrada. I colpi sono finiti sul montante del fuoristrada e l’allevatore ne è quindi uscito illeso. Le indagini hanno messo in luce la presenza di una vera e propria organizzazione capace di gestire le attività di taglio abusivo di legname nelle aree montane di Rossano. Ogni componente dell’organizzazione, inoltre, avrebbe avuto il proprio ruolo sia per il taglio, ma anche per la ricettazione del legname depezzato che veniva poi stoccato in alcune aree o magazzini e rivenduto ai consumatori finali. Le attività di taglio, come verificato con diversi sopralluoghi tecnici, avvenivano per lo più in aree demaniali, regionali e comunali tra cui alcune sottoposte a vincolo comunitario, poiché riconosciute da normative europee quali Siti di Interesse Comunitario “Habitat”. Per le operazioni di taglio, alcuni degli indagati avrebbero rubato fuoristrada che venivano poi trasferiti in aree difficilmente accessibili nelle zone boschive di Rossano e Longobucco ed utilizzati per il trasporto del legname. Proprio la volontà di sfruttare le aree naturali sarebbe anche alla base di un tentativo di estorsione nei confronti dell’allevatore, quando nel novembre del 2017 quattro degli indagati sarebbero stati responsabili dell’incendio di un ovile in località Conche di Longobucco, il furto di capi di bestiame e l’uccisione di altri. I quattro avrebbero voluto spaventare l’allevatore per indurlo a liberare il terreno per favorire gli interessi e le dinamiche criminali dell’associazione. Nel corso delle indagini è emerso che in alcune aree montane di Rossano due dei fermati sarebbero responsabili di estorsioni consumate ai danni di dieci proprietari di immobili. Questi, sotto la minaccia di danneggiamenti ed angherie avrebbero sborsato una quota annuale ai due fratelli per le attività di controllo, e per i lavori di manutenzione necessari nel corso dell’anno. Ad alcuni degli indagati, poi, sono stati contestati una serie di furti in abitazione avvenuti a Corigliano-Rossano tra il marzo e l’aprile 2018, nel corso dei quali gli indagati avrebbero rubato vari suppellettili, attrezzi agricoli ma anche elettrodomestici. In alcuni casi avrebbero inoltre appiccato degli incendiall’interno delle abitazioni, per creare più danni e creando un vero e proprio allarme sociale. In un caso, un partecipante all’associazione avrebbe sfruttato alcune fatture false della propria azienda agricola per giustificare il legname rubato e rendere difficoltosi i controlli da parte delle forze dell’ordine: per tale motivo viene contestato il reato di riciclaggio.

 

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