di Cristian Fiorentino

Anche questa volta le voci di corridoio hanno trovato fondamento nella realtà. Nelle ultime ore, infatti, è stato confermato il mancato trasferimento di un titolo di Promozione a Corigliano.

A capo della trattativa il già ex presidente e dirigente del Corigliano-Schiavonea Cosimo Elia che vedendo scemare interesse e partecipazione, si è visto costretto a mollare la presa. Perentorie ed esplicative le sue parole a tal proposito: «Sono e siamo profondamenti rammaricati- ha esordito Cosimo Elia- per non aver chiuso la mediazione e per non aver portato il diritto di poter giocare in Promozione a Corigliano. Alla base della mancata acquisizione c’è innanzitutto l’esiguo numero da una parte e il disinteresse dall’altra di reali forze economiche, vitali per chiudere la contrattazione e programmare la prossima stagione. Progetto dove erano confluiti i soliti noti imprenditori e tifosi appassionati, di lungo corso, a cui va un accorato ringraziamento per aver sostenuto comunque la causa embrionale. Componenti che avevano dato il loro già notevole loro sostegno ma che non sarebbe bastato per approntare un bilancio, al fine di procacciare il titolo, e pianificare l’inizio del torneo, tra campagna acquisti e successivi step. Le cifre reali non corrispondevano all’ipotetico bilancio immaginato più che fondamentale in proiezione futura specie per poter competere ai piani alti della classifica. Aldilà del periodo storico sfavorevole- ha rimarcato Elia- quello che più mi dispiace è aver constatato che non c’è sul territorio coriglianese la mentalità per sostenere un discorso calcistico costruttivo fatto di rilancio e coesione tra le parti. Mentalità riscontrata, invece, in altri centri, anche piccoli in termini di territorio e abitanti, sia calabresi che campani, pugliesi o siciliani, dove con programmi lungimiranti sono riusciti a creare realtà solide tanto da arrivare anche nei professionisti. Mi duole dirlo ma così facendo, si toglie la possibilità anche ai bambini e alle nuove generazioni di assistere a vere gare di calcio, del proprio paese e per i propri colori, favorendo sempre più trasferte verso altre città, spesso anche del nord per osservare le solite sfide dei club delle formazioni di serie A e B. Se solo si destinasse parte delle energie, fisiche, morali ed economiche che molti tifosi e appassionati di calcio coriglianesi dedicano costantemente ad altre compagini blasonate, avremmo anche noi un club di tutto rispetto capace di rappresentarci nel calcio e anche a buoni livelli. Rammarico che si raddoppia quando si pensa al materiale umano, sfornato dalle varie scuole calcio presenti e attive, e che va a rinforzare tante squadre calabresi e di altre regioni. Intendiamoci, nel calcio ci può stare tutto anche in termini di sfottò e ognuno con i propri soldi e libero di farci quello che vuole , ma quando vieni a sapere che addirittura si stanno impiegando somme di denaro per realizzare delle magliette in caso di sconfitta dell’Inter nella finale di Champions pur di non sostenere un progetto di rilancio del calcio cittadino, resti ancor più mortificato e capisci che la città non è pronta e matura per alcuni discorsi di crescita ai fini calcistici e forse anche di altro. Nelle nostre vedute, in effetti, ci stava proprio quello di canalizzare giovani e più navigati calciatori coriglianesi e del territorio, compresi allenatori e addetti ai lavori di prima squadra e squadre juniores, per edificare l’aspetto tecnico. È assurdo e paradossale constatare- ha rimarcato Elia- detenere diversi e stimati settori giovanili a Corigliano, come lo Sporting Club, e non avere una prima squadra capace di primeggiare e lottare per ambizioni importanti. Ripartire dalla Promozione era solo il trampolino per poter iniziare un discorso dove non per forza il sottoscritto doveva essere il presidente. L’idea, infatti, era proprio quella di far entrare giovani imprenditori nei quadri dirigenziali per creare un ambiente nuovo e apportare una ventata originale sotto più aspetti, sia tecnici che organizzativi. Pianificazione che avrebbe promosso nuove soluzioni con coinvolgimenti anche del mondo della scuola attraverso progetti mirati capaci di caldeggiare nuove partnership. A tutto ciò si deve aggiungere il modello proposto di azionariato popolare con il coinvolgimento di un numero cospicuo di forze finanziarie e il libero contributo di ogni sostenitore. In prima persona ho investito delle garanzie ma che non hanno trovato riscontro in altri imprenditori. Oltretutto, il mio passato calcistico mi è servito da esperienza per non cadere in vecchi errori e farmi "sovraccaricare e partire” per poi magari restare da solo e chiedermi, magari dopo tanti compiuti gli ennesimi sacrifici, di farmi anche da parte per far posto ad altri più “bravi”. Non è possibile fare calcio a queste condizioni a meno che non ci sia una riscoperta di unione di intenti. Il titolo doveva essere di Corigliano e dei coriglianesi per erigere una società in grado di sorreggere un avvenire sportivo. Così non è stato e prendendo atto di tutto ciò, voglio ancora una volta ringraziare sentitamente tutti coloro che in queste settimane hanno condiviso questo ideale con me, come Giovanni Arcidiacono, Carmine Berardi, gli “Skizzati”, la famiglia Olivieri e tanti altri. Auguro- ha concluso Cosimo Elia- a Corigliano le migliori fortune anche calcistiche e che possa arrivare qualcuno in grado di rilanciare la piazza nel calcio che conta: anche se il presentimento, come successo in passato, è che qui può fare calcio solo una persona in solitaria». Sfumata la Promozione resta l’amarezza su più fronti anche se verrebbe da chiedersi se potrebbe esserci qualche altro disegno calcistico in cantiere a Corigliano, oltre a quelli già esistenti. Di certo non si può dire che nessuno ci abbia provato e neanche che in prospettiva non ci sia altro. Forse converrà aspettare e capire se davvero è tutto perso e mettersi l’anima in pace oppure assistere a qualche altro colpo di scena. Un aspetto è sicuro: senza unione, umana e economica, entusiasmo, programmazione e leadership carismatica non si può andare da nessuno parte specie in una piazza spesso fatalista come Corigliano a cui allo stesso tempo basta una scintilla per riaccendere gli entusiasmi sopiti.   

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