di Cristian Fiorentino

L'immensa devozione per la Madonna del Carmine dei coriglianesi ancora una volta si è tramutata in una calorosa e sentita partecipazione. Tra riti e diversi momenti di preghiera, è stata rispettata e rinsaldata, sia il 15 che 16 luglio, l’ennesima festività in onore della Vergine Maria.

Culto storicamente intrinseco nella comunità e celebrato, secondo l’ampio programma liturgico, nel centro storico di Corigliano. La Madonna del Carmine, infatti, è stata la prima Patrona della città jonica. Nella parrocchia di “Sant’Antonio”, dove risiede la statua della Madonna del Carmelo, attraverso il Santo Rosario, preghiera Carmelitana, Santa Messa e meditazione, si è recitato dallo scorso 7 luglio il Sacro “Novenario”. Cerimonie proseguite, nella vigilia del 15 luglio, con l’attesa processione dell’effige della Madonna scortata sino all’antica chiesa del Carmelo, nei pressi del ponte Margherita. Aldilà del ponte, è stata declamata anche la preghiera per i giardini e la benedizione e l’intercessione per le attività agricole. Dopo l’arrivo sullo spiazzale del vecchio santuario, dinanzi ad una numerosa schiera di fedeli, ha avuto luogo la Celebrazione Eucaristica presieduta da Don Gaetano Federico, concelebrata da Don Giuseppe Pisani, sostenuta dai parrocchiani e animata dalle voci del coinvolgente e entusiasmante coro. Prendendo spunto dalle letture e dal Vangelo, dirette e edificanti sono state le parole di Don G. Federico espressosi anche in merito al complesso della chiesa del Carmine (il secondo dopo Santa Maria tra più antichi del borgo antico coriglianese e di fine 1400): «Il racconto del profeta Elia, sul monte Carmelo, è sinonimo di smisurata Fede anche in situazione estreme e sfavorevoli e con il parere contrario dei governanti del suo tempo. Ci serva da esempio quando anche noi ci ritroviamo nella prova perché il Signore in realtà non ci abbandona mai, anzi è sempre al nostro fianco.

Le parole di Gesù con la parabola del seminatore si riallaccia bene, invece, alla stessa Fede che ci è stata trasmessa, in questa circostanza Mariana, perché tanti di voi sono il frutto della buona semina dei vostri genitori e nonni che proseguono le tradizioni attraverso i tanti momenti concepiti in questi giorni e ore per la venerazione alla Madonna del Carmine. Devo- ha rimarcato con forza e in coda alla predica Don G. Federico- ringraziare per l’interessamento la Diocesi, l’amministrazione comunale e il commissariato di Polizia, per la mediazione e l’impegno, se oggi siamo qui per celebrare Messa tutti insieme e non abbiamo trovato i cancelli chiusi. Questa chiesa, grazie all’impegno di tutti noi e agli sforzi di tutte le anime predisposte, non può restare per sempre una chiesa transennata ma deve tornare ad essere un bene fruibile dell’intera comunità coriglianese come giusto che sia. Dopo i dovuti lavori di cui necessita e una volta tornata ai fedeli, anche questo luogo di culto si potrà reggere autonomamente». A margine, suggestiva “Serenata alla Madonna” intonata dai valenti musicisti “Fratelli Almaviva” e a seguire i fuochi pirotecnici che in realtà hanno accompagnato il simulacro della Vergine anche in altri momenti e zone. Subito dopo, parroci e fedeli hanno riaccompagnato alla chiesa di Sant’Antonio la statua della Madonna del Carmine. A seguire, supplica e Adorazione Eucaristica continua e animata per tutta la nottata. Bagno di devoti presenti anche nella prima Messa delle ore 6, con tantissimi giunti sia dallo scalo che da Schiavonea per l'occasione. Buona presenza anche nelle altre tre Messe,  tra mattina e serata, celebrata anche dai sacerdoti vicari Don G. Pisani e Don Vincenzo Ferraro. Tanti, come di consueto, bambini e adulti che hanno indossato l’abito della Madonna del Carmelo per venerazione. La Celebrazione Eucaristica, all’alba, è stata presieduta dal parroco reggente Don G. Federico che è tornato sui passi delle letture e del Vangelo: «Sant’ Elia era visto come un profeta di sventure.

Eppure, non si è mai rassegnato alla Fede in Dio, nonostante altri profeti siano stati uccisi, arrestati o espulsi in esilio. Proprio il suo restare saldo nella Fede ha permesso che il Signore mandasse la pioggia tanto attesa e desiderata. Pioggia che ben si coniuga con la semina professata da Gesù nel Vangelo di oggi. Noi tutti dobbiamo cercare di essere terreno fertile, evitando di essere suoli rocciosi o spinosi, per ricevere la sementa che possa attecchire e portare i dovuti frutti. Attualizzato quel seme deve permetterci di germogliare e prosperare, grazie alla Parola, in tutti gli ambiti dove viviamo: dalla parrocchia alle famiglie, al lavoro, con gli amici e in ogni dove. La Madonna del Carmine ci guidi e ci faccia divenire terra accogliente dove questa semente possa concretamente radicarsi in profondità e donare profitti rigogliosi».

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