Quanto accaduto ai migranti ospitati sulla nave Diciotti ci “provoca” nel vero senso della parola.

 Ci chiama ad uscire fuori da noi stessi e da quegli atteggiamenti troppo borghesi con cui spesso chiudiamo le nostre coscienze alla vita e alle sue richieste. Proprio oggi, nella liturgia della Chiesa, troviamo quest’affermazione del Salmo 11: “Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò dice il Signore, metterò in salvo chi è disprezzato”. Il vibrare di queste parole, chiare e lapidarie, non lascia spazio a dubbi e recriminazioni. Come Arcivescovo sento l’urgenza e la necessità, come già avvenuto negli anni scorsi, che anche la nostra Chiesa diocesana si renda disponibile ad accogliere, nei limiti delle proprie possibilità, i fratelli immigrati che, in accordo con la Segreteria della Conferenza Episcopale Italiana, ci potrebbero essere affidati. La scelta operata dalla CEI è provvidenziale e quanto mai opportuna in un tempo in cui tutti indugiano nello stare a guardare il vecchio dramma di Ponzio Pilato che va nuovamente in scena. La capacità di attestare diritti e la necessità di doverosi riconoscimenti a livello internazionale, non deve avere come terreno di gioco la vita umana. Bene ha fatto la mediazione di don Ivan Maffeis, Sottosegretario CEI, a sottrarre da un ulteriore stupro la vita di questi fratelli, fin troppo provata e colma di sofferenza. L’Arcidiocesi di Rossano-Cariati, nel porsi accanto a questo impegno, desidera attestare un segno di speranza e di vita per una società che va sempre più perdendo la consapevolezza che la vita umana, da qualsiasi latitudine provenga, è il sacro e inviolabile scrigno di cui ciascuno è chiamato a prendersi cura per rendere possibile il futuro su questa terra, poiché essa è il sogno di Dio in cui, specchiandoci, potremo trovare senso, gioia e vita per i nostri giorni.

 Giuseppe Satriano Arcivescovo Diocesi Rossano Cariati

 

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