Signor Presidente,
Come lei sa, Domenica 22 si è svolto nei territori di Corigliano e Rossano, una consultazione elettorale importante e per certi versi unica: il referendum delle popolazioni sull'adesione o meno alla loro fusione.

Lei, sarà stato ampiamente avvisato ed avrà assunto, per come la conosco, sue proprie informazioni in merito per acquisirne la problematica nel modo più completo possibile, tuttavia vengo a Lei con questa mia, per sottoporre alla sua valutazione alcuni aspetti, rappresentati con sincera oggettività, che forse nella complessità della problematica non Le sono stati sufficientemente posti in evidenza. Sappiamo per certo che la fusione di comuni, nello spirito della legge Del Rio nasce con il fine di creare ulteriori risparmi per la pubblica amministrazione, razionalizzando e limitandone le spese, mai dovrebbe prevedere nella sua applicazione di andare contro la volontà delle popolazioni, obbligandole coercitivamente a convivere in comuni fusi.
Il fine, seppure utile, per l'aspetto della finanze pubbliche, si insinua quindi nelle autonomie locali a contraddizione proprio della loro stessa definizione! Vi è da registrare, per capire bene le dinamiche in gioco, che la storia di "questa" fusione nasce e si radica particolarmente dalla volontà di alcuni soggetti singoli e collettivi in maggioranza provenienti da Rossano, prova ne sia del ritardo di oltre un anno rispetto all'omologo, con il quale il Consiglio Comunale di Corigliano approva l'atto d'impulso. A questo bisogna aggiungere che il Sindaco, nella persona di Giuseppe Geraci, maturata con la sua giunta la considerazione di una insufficiente riflessione e valutazione della cittadinanza sull'importante atto, considerato anche l'eliminazione del quorum referendario, che nel frattempo era intervenuto nell'iter, ha tentato nel mese di Agosto, e successivamente a Settembre di ritirare in Consiglio Comunale l'atto d'impulso, tentativo rimasto solo tale mettendo in bilico la sua stessa maggioranza amministrativa. Man mano che gli eventi si verificavano, i cittadini venendo sempre più numerosi a conoscenza di questa ipotesi di nuovo assetto territoriale, si sono ufficialmente organizzati in tutto il territorio di Corigliano in movimenti, associazioni e comitati con lo scopo di opporsi a questa fusione, altri, in numero minore per onor del vero, per l'obiettivo opposto, per cui si sono sedimentate prima del momento referendario due vere e proprie fazioni contrapposte anche abbastanza duramente che hanno lacerato profondamente il tessuto sociale dell'intera comunità. Questi i presupposti che hanno contribuito a determinare a Corigliano, un clima di tensione, nel quale purtroppo, bisogna riconoscere si sono svolte le elezioni che hanno visto tuttavia la prevalenza del Si alla fusione nei due Paesi. Il voto ha però acquisito un valore che non si è incentrato nell'esprimersi su una differente valutazione di un nuovo modello di sviluppo e di organizzazione territoriale discutendo nel merito da una parte, mentre essendo nel frattempo sceso in campo anche il Sindaco e l'Amministrazione Comunale, dall'altra, la scelta referendaria è stata interpretata come una sfida, una lotta per il predominio di un Comune sull'altro e per certi versi come il dover esprimere un voto su quale tra i due Comuni avesse una qualità amministrativa migliore, snaturando la vera assenza del referendum. Bisogna tuttavia non dimenticare che la fusione tra paesi non rappresenta solo l'unificare il sistema amministrativo di due territori, ma significa prioritariamente che due comunità contigue che hanno da secoli immemorabili vissuto un loro equilibrio da vicini di casa ma ognuno operando e vivendo in casa sua, si troverà a vivere da un giorno all'altro in un unico territorio senza più confini, con un'unica rappresentanza politico-amministrativa, a condividere sistemi e forme diverse di prossimità o di assenza di governo. Questo nuovo status non può essere un mero cambiamento deciso da un veloce passaggio (esiguo) referendario e quindi burocratico, non può passare senza colpo ferire, automaticamente dalla "carta" alla vita di tutti i giorni. È mancato il tempo di maturazione dell'idea, il tempo che necessitano tutte le cose fondamentali della vita, nulla di importante si costruisce senza il contributo del tempo che nell'immaginario popolare è " il maestro dell'opera", ecco è di tempo che abbiamo bisogno, di tempo e di partecipazione ad un processo che deve coinvolgere in primus gli animi ed i cuori che oggi sono spaventati, delusi o euforici, ma nessuno ha ancora raggiunto la calma che necessita per leggere chiaramente la nuova condizione che ci veda coinvolti nel sentirci  contemporaneamente padroni ed ospiti casa nostra. Devo, per onestà intellettuale, a questo punto appalesare il mio impegno e la mia adesione ai movimenti "no fusione", che seppur vana mi ha visto scendere apertamente in campagna elettorale. Ancor oggi personalmente rivendico il diritto e la correttezza di essere contrario alla fusione dei due Comuni di Corigliano e Rossano, seppure oggi alla luce dei fatti sulla carta, posizione minoritaria. Ciò non toglie che vi sia da parte mia e dei sostenitori del No, a questo punto, la preoccupazione di adoperarsi affinché la nostra comunità non abbia a soffrire danni e discriminazioni che ne determinino nel confronto con l'altro territorio, considerato per quanto sopra come avversario, un ulteriore arretramento. Non tranquillizzano, infatti, le carenze della legge di riferimento, lacunosa al punto tale da non garantire, uno minimo studio di fattibilità, che desse la possibilità ai cittadini, come invece è avvenuto in altre realtà italiane, di discutere e confrontarsi nel merito, partecipando in termini propositivi o critici alla formulazione di una proposta di fusione concreta e condivisibile. Signor Presidente tutti siamo chiamati ad una esperienza nuova che necessita la capacità di rispondere a nuove domande che da subito ci saranno poste ed alle quali non siamo preparati, non si tratta di una scommessa ma di percorrere una strada che seppure obbligata presenta molti lati oscuri ed incognite, abbiamo per questo bisogno di sentire che la Regione ci affianchi, assumendo il ruolo di soggetto super partes che si prefigga un solo obiettivo:
porre i presupposti per una fusione equa ed scevra da tensioni e che si ponga insieme a tutti noi un solo fine: il bene comune!
Con inquieta speranza nel futuro, la saluto.


Mario Gallina.

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