di Francesco Verardi

Serata di alto spessore culturale nella Chiesa Giovanni XXIII sul libro di Angelo Antonio Zampino, che rivede a ritroso il tempo della favola bella, quando avvolgiamo tutto di colorate speranze, lontani dall’età adulta.

Zampino ricorda tempi, luoghi, personaggi con una nettezza stupefacente, facendo della Corigliano antica l’emblema di un mondo intemporale e atemporale, un mondo lontano dai disvalori di oggi. Ricordare Corigliano non è per lui una forma vicaria del vivere, ma passione autentica. Come Ulisse, stasera è tornato nella sua sassosa Itaca. Anche questa volta, il de Rosis ha coinvolto, come sa fare solo lui, il numerosissimo pubblico presente in chiesa, grazie al sostanzioso contributo di Carlo Caruso - Franco Ciro’ - Maria Curatolo - Antonio De Rosis - Letizia Gentile - Franco Oranges - Anna Palermo - Lisa Polino - Ermelinda Pipieri - Giusy Liguori - Clelia Rimoli - Antonio Trebisonda e, dulcis in fundo, Grazia Vulcano. Mimì Zampino, con la sua straordinaria bellezza vocale, ha sottolineato, di volta in volta, le varie interpretazioni de Gli Amici dell'Arte e con lui, a fine serata, anche un suo allievo della scuola "Don Bosco" di Cantinella, Simone Caputo, si è introdotto nella filastrocca coriglianese "Mani, mani, mannelle", grazie al suo flauto dolce, coinvolgendo allegramente tutti i presenti. La regia, attenta e curata in ogni minimo particolare, è stata del sottoscritto, prof. Francesco Verardi.

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