di Cristian Fiorentino

Anche Corigliano sabato 3 maggio celebrerà la festa della "Santa Croce”. Ricorrenza che commemora il ritrovamento della “Croce di Gesù” su cui fu crocifisso da parte di Sant'Elena nel 327-328 d.C., madre dell'imperatore Costantino I. 

La leggenda vuole che, dopo vari prove, S.Elena riuscì a accertare la vera Croce tra tre croci ritrovate, perché toccandola un uomo morto si risuscitò e cominciò a lodare Dio. Secondo la tradizione cristiana, la Croce di Cristo sarebbe stata conservata, divisa in tre parti a Gerusalemme, a Costantinopoli e a Roma. In alcune tradizioni, tale funzione si ricordava già nel VII secolo e per la circostanza si commemora la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, ricordando il suo sacrificio estremo sulla croce. Sono tante, in effetti, le città e i paesi dove la Solennità della Santa Croce è festeggiata con grande devozione, attraverso riti tradizionali. 

Nella fattispecie, anche l’Unità Pastorale del Centro Storico di Corigliano ha inteso indire e predisporre un appuntamento ad hoc per sabato 3 maggio. Il programma prevede la recita del Santo Rosario, alle ore 18, e la Celebrazione Eucaristica alle 18:30. Per l’occasione, il parroco Don Fiorenzo De Simone, assistito dal vice Don Vincenzo Ferraro e dall’alacre comunità parrocchiale, ha inteso rispolverare anche in questo caso delle antiche memorie per coinvolgere e invogliare i fedeli alla partecipazione di questa rilevante ricorrenza. Nel territorio coriglianese, però, la Santa Croce è anche una popolosa e verdeggiante contrada a cui è legata una affascinante storia. Nei pressi della stessa frazione di Corigliano, infatti, secondo le ricerche e i racconti di Don Vincenzo Longo e del professor Giulio Iudicissa, sarebbe sorta un'abbazia, intorno al 1100 d.C., intitolata proprio “Santa Maria De Ligno Crucis”. Il terreno sembra sia stato donato dall'Arcivescovo di Rossano dell’epoca e monastero e l'annessa chiesa, edificati in contrada Lìgoni, si narra fossero amministrati dai monaci cistercensi. Contrada Lìgoni è una frazione ancora oggi esistente in quella stessa località ed un elemento che avvalora la tesi dell’avvenimento. Appartenenti all’ordine monastico di diritto pontificio ed etichettati come ricchissimi, tanto da disporre di terreni, possedimenti e case sia a Corigliano che Acri, i cistercensi avrebbero ricevuto in dono e custodito in una teca “una scheggia della Croce di Gesù”. Sembra che rimasero fino al 1600 nello stesso monastero coriglianese ma successivamente non si ebbero più notizie. Molto probabilmente, l'abbazia fu soppressa da Papa Innocenzo X e i monaci trasferiti in altra sede. A causa dell’abbandono e probabilmente anche di qualche calamità naturale, tra cui qualche alluvione, il monastero cadde in decadenza e ad oggi non si nota nessuna rovina della struttura. Forse con delle mirate indagini di ricerca sul posto di esperti si potrebbe individuare l’area e ritrovare nel sottosuolo qualche fondamento dell’edificio o qualche altro reperto o fonte. In quanto agli arredi e testi ai sacri e ad altri quadri, statue o ornamenti presenti nel convento non si sa bene se furono trasferiti o addirittura depredati, venduti o requisiti dalla Chiesa. Ancora più enigmatico capire che fine abbia fatto la “scheggia della Croce di Gesù” custodita dai cistercensi nei loro anni di permanenza a Corigliano. Storia che avrebbe bisogno di maggiori e certosini studi per confermare l’autenticità della stessa estasiante storia, attraverso le fonti del tempo, per individuare il resto del cammino affrontato dalla sacra reliquia del Crocifisso del Cristo.

 

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