La figura di Mussolini è oggetto di gloria letteraria per tutti, basta parlarne male, adeguandosi alle regole del “politically correct”, e un premio Strega o Campiello o Viareggio o, che so, un premio “ Roccacannuccia” o quanto meno una recensione esaltante e addomesticata non si nega a nessuno.

Su Mussolini c’è tanto da dire ma guai a riconoscerne qualche merito o, addirittura, a coglierne il lato umano o, non sia mai, citare qualche simpatico aneddoto che potrebbe renderlo simile ad ognuno di noi, con i propri pregi e difetti. La regola ferrea è quella di parlarne sempre e comunque male. Oggi non esiste più un giornalismo asettico, scevro da condizionamenti ideologici. In soldoni non esiste più un Luigi Barzini Junior che di Mussolini seppe cogliere anche il lato canzonatorio. Leggiamo cosa scrive nel suo bellissimo (che non ha mai vinto un premio letterario) “L’ANTROPOMETRO ITALIANO”, in cui racconta un episodio avvenuto alle “Grandi Manovre” di un certo anno (uno di quelli del famoso “CONSENSO” che tanto fa imbestialire i campioni dell’antifascismo a tempo pieno, ore notturne comprese). Riporto a memoria: Alle “Grandi Manovre” di uno di quegli anni erano stati invitati, come, per prassi, era d’uso, tutti gli addetti militari delle grandi potenze mondiali. In una di quelle trasferte, da un teatro di manovra ad un altro, una lunga carovana di auto, con in testa quella del Duce, saliva su per il Passo della Futa, sull’Appennino Tosco-Emiliano. Quand’ecco che la macchina del Duce, ben visibile dalla lunga carovana di macchine, giunta al colmo della salita, si ferma e Mussolini, sceso dalla vettura, si accosta al bordo strada e, con l’usuale armeggiare di chi si accinge alla minzione, incomincia ad aprire la patta dei pantaloni. Vinto il primo attimo di sconcerto, l’addetto militare Inglese che era nella successiva autovettura, scende e si affianca, solidale, al Duce, e con classico “aplomb” tutto britannico, ripete lo stesso rituale e dà inizio alla sua...”manovra”. Dall’episodio ne uscirono benissimo sia il Duce che l’addetto inglese, suscitando l’ilarità e la simpatia di tutta la carovana. Indubbiamente, in termini di “consenso, “Mussolini” ne uscì enormemente ancor più favorito. Aveva, in fondo, dato sfogo ad un bisogno fisiologico, non più di tanto impudico, comune a tutti gli esseri umani. Ecco, anche questo era Mussolini. E questo, ne siamo certi, fa anche parte della fisionomia morale dell’uomo, scevro da infingimenti pseudomoralistici. Ce lo vedreste uno Stalin, un Hitler, un Ceausescu, un Pol Pot, un Mao, un Fidel Castro affiancarsi a quei due? Non ci vedo nemmeno un Roosevelt, impedito com’era dai suoi problemi di paraplegia. E nemmeno Aldo Moro. E non vi dico quel pio devoto della Madonna che era  Oscar Luigi Scalfaro, tutto casa, chiesa e quaccherismo. Un Churchill ? Sì, vivaddio, e persino un Giulio Andreotti (sempre, però, che non lo venisse a sapere il Papa). Guarda caso, i personaggi del primo elenco furono il fior fiore degli autori di stermini di massa, di genocidi, e di deportazioni e sfruttamento di lavori forzati. Feroci e sanguinari  sì, ma… pudichi.

Ernesto SCURA

 

 

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