di Giacinto De Pasquale

Il 16 marzo di 46 anni fa le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro in via Fani. Quel giorno morirono cinque agenti della sua scorta. 5 servitori dello Stato.

Da quel momento inizia un periodo lungo 55 giorni di buio, un buco nero nella storia della Repubblica Italiana. Ho sempre pensato, pur non avendolo conosciuto, che Aldo Moro fosse uno di quegli uomini verso cui sentirsi in debito: per la sua elevata statura morale, per il suo contributo alla crescita di questo Paese, per il suo rigore, per la passione del suo agire. Un uomo che in quella prigionia ha manifestato la sua fragilità, dandole la dignità di chi è grande. Quel suo rapimento fu l’interruzione violenta del suo percorso di uomo, di padre, di professore, di politico, di fedele. Così come fu una interruzione per il Paese intero la sopraffazione violenta dei terroristi sullo Stato, che spazzarono via come una folata di vento 5 uomini prestati al suo servizio, con altrettante umanità cancellate. Cosa ci resta di quel giorno, di quel tempo, oltre il dovere di ricordare? Cosa ci spinge a parlarne se non il desiderio profondo di imparare da quella umana tragedia, se non la necessità di completare un processo democratico avviato dallo statista e bloccato brutalmente da chi ne aveva paura? Voglio ricordare per questo, perché questo Paese può ancora salvarsi e deve farlo. In nome di chi non ha potuto batter ciglio di fronte alla morte che incombeva, come gli uomini trucidati. In nome di chi ha invocato e sperato in ogni modo per la sua liberazione, per essere riconsegnato ai suoi affetti e ai suoi doveri, come Aldo Moro. Ci sono uomini e fatti che non possono restare su pagine sbiadite di libri di storia o manuali di politica. Devono continuare a vivere attraverso le nostre azioni, nei ruoli che ricopriamo, nei doveri che svolgiamo. Il 16 marzo deve dirci tanto ancora oggi. Ma anche, e soprattutto, quel drammatico 9 maggio 1978. Quando venne ritrovato il corpo di Aldo Moro in via Caetani assassinato dalle Brigate Rosse. Una data che certamente ha cambiato la storia. Noi oggi vogliamo ricordare lo statista, il marito, il padre, e piange la morte violenta del politico, dell’accademico e leader del Partito. Aldo Moro fu profeta inascoltato e spesso non compreso. La sua tolleranza fu commisurata alla profondtà delle sue convinzioni. La grandezza politica e umana di Aldo Moro la vogliamo ricordare oggi, proponendovi alcuni pensieri del grande statista.

“Un partito che non si rinnovi con le cose che cambiano,

che non sappia collocare ed amalgamare nella sua esperienza

il nuovo che  si annuncia

e il compito ogni giorno diverso,

viene prima o poi travolto dagli avvenimenti,

viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire

e alle quali non ha saputo corrispondere”.

Aldo Moro

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"Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere.”

— Aldo Moro

 

"Nessuno è chiamato a scegliere tra l'essere in Europa e nel Mediterraneo, poiché l'Europa intera è nel Mediterraneo

— Aldo Moro

 

"Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta: la verità è sempre illuminante.“

 — Aldo Moro

 

"Il decentramento nella gestione degli interessi comuni, la determinazione di centri più vicini e controllabili, la fiducia riposta nei direttamente interessati, sono altrettanti strumenti dell'avvicinamento del potere agli amministrati e dell'umanizzazione di esso come garanzia del suo retto fine.“

— Aldo Moro

"L’equilibrio tra le crescenti libertà della società moderna ed il potere necessario all’ordine collettivo è fra i più grandi, se non il più grande problema della nostra epoca.”

— Aldo Moro

"La crisi che travaglia il paese, si è detto, è morale prima che politica. Certo c’è l’ingiustizia non sanata, c’è lo sperpero offensivo. Sono cose che feriscono e favoriscono la decadenza di valori morali e delle virtù civiche. C’è stanchezza, assenza, egoismo, insufficiente senso di responsabilità. Come presidiare in queste condizioni il regime di libertà e renderlo stabile e fecondo?”

— Aldo Moro

"Parliamo, giustamente preoccupati, di distacco tra società civile e società politica e riscontriamo una certa crisi dei partiti, una loro minore autorità, una meno spiccata attitudine a risolvere, su basi di comprensione, di consenso e di fiducia, i problemi della vita nazionale. Ma, a fondamento di questa insufficiente presenza dei partiti, non c'è forse la incapacità di utilizzare anche per noi, classe politica, la coscienza critica e la forza di volontà della base democratica?“

— Aldo Moro

"Lo Stato democratico, lo Stato del valore umano, lo Stato fondato sul prestigio di ogni uomo e che garantisce il prestigio di ogni uomo, è uno Stato nel quale ogni azione è sottratta all'arbitrio ed alla prepotenza, in cui ogni sfera di interesse e di potere obbedisce ad una rigida delimitazione di giustizia, ad un criterio obiettivo e per sua natura liberatore; è uno Stato in cui lo stesso potere pubblico ha la forma, la misura e il limite della legge, e la legge, come disposizione generale, è un atto di chiarezza, è un'assunzione di responsabilità, è un impegno generale ed uguale.“

— Aldo Moro

 

"Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo.”

— Aldo Moro

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