Nella foto: Giuseppe Selvaggi, il primo a destra.

di Pasquale Bennardo

Nato a Cassamo Jonio, nel 1923, e vissuto a Roma, dove si è spento il 26 febbraio 2004, Giuseppe Selvaggi fu poeta, giornalista, saggista e critico d’arte tra i più importanti del secondo Novecento. Molto influirono sulla sua poesia le sue origini “joniche” e “sibaritiche”.

Un interessante lavoro critico sulla sua opera poetica, dal titolo “Cerchio d’amore” (1984), porta la firma del Preside Giovanni Sapia, direttore dell’Università Popolare di Rossano e suo carissimo amico. Tra le sue sillogi vi sono “Fior di notte”, “Canti Jonici”, “L’italiano nuovo” e “Corpus” (1984).

Nella critica d’arte ricordiamo il suo “Cento Pittori e una modella” e nel campo dei reportages giornalistici “Sette corrispondenze calabresi”, una delle quali è un’intervista al famoso boss Franco Costello.

Qui ed ora, vogliamo omaggiare il Nostro, pubblicandone due brevi, bellissime liriche, tratte da “Canti Jonici”(Capone Editore, 1983).

ALLA TERRA NATIVA

Calabria, dolce letto,

tu sei la terra dove la luce

s’impasta con le mani

né vita né morte a te mi toglieranno.

Fa che il tuo cielo veda le mie mani

in croce nella morte.

 

INVITO NOTTURNO

Tramontata la luna

le mie mani si fanno luminose,

danza Dio sotto l’ulivo grande.

Fra le docili erbe

l’alba ci troverà bagnati

fin nelle ossa, se tu vieni.

(fonte: Faceboock)

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