di Francesco Filareto

Fin dagli anni settanta del ‘900 politici lungimiranti di tutte le appartenenze politiche e Amministrazioni Comunali di Corigliano e Rossano hanno aperto un dialogo e avviato un percorso per “stare insieme” e per “camminare insieme”, ai quali, nel 2006-2011, i Sindaci di Corigliano (prima Armando de Rosis e dopo Pasqualina Straface) e di Rossano (chi scrive) danno un significativo impulso con l’istituzione dell’ “Area Urbana Corigliano-Rossano”, la prima della Calabria, che ha già portato ai due Comuni ingenti finanziamenti comunitari e dovrà preparare il “Comune unico delle due città”, su cui le popolazioni si dovranno pronunciare con il Referendum del 22 ottobre p.v.

Facciamo insieme una simulazione sulle conseguenze della vittoria del “No” o del “SI” alla fusione.

Se vincerà il “No” le due città di Corigliano e Rossano conserveranno la loro autonomia di Enti Locali: si continuerà a procedere come si è sempre proceduti, si continuerà a camminare in ordine sparso, si continuerà a favorire i disegni del “divide et impera” dei politicanti parassitari del centralismo provinciale e regionale, si continuerà a non essere rappresentati a nessun livello politico e istituzionale, si continuerà a non avere forza contrattuale con le Istituzioni sovra-comunali, si continuerà a non accedere ai finanziamenti dello Stato e dell’U.E., si continuerà ad assistere impotenti alle rapine della sanità, della giustizia, dei trasporti, degli uffici, si continuerà ad avere un pessimo servizio sanitario, si continuerà nei viaggi della speranza verso altri ospedali, si continuerà a non avere diritto a una giustizia giusta e di prossimità, si continuerà a morire sulla “strada della morte”, si continuerà ad avere una ferrovia senza treni, si continuerà nello scippo di servizi alla persona (INPS, Ufficio delle Entrate, INAIL ecc.); e mentre si consumeranno questi misfatti a danno di tutto il territorio ai Coriglianesi e ai Rossanesi non restano che la rassegnazione passiva o il lamento contro il crudele destino o la percezione di essere dei perdenti e senza futuro o il beccarsi paranoicamente tra di loro come i manzoniani “capponi di Renzo”.

E se vincerà il “SI” ? Evitiamo subito i facili trionfalismi retorici. Ci aspettano anni di duro lavoro, di ostilità da parte di chi finora ha costruito le fortune sue e della sua casta sulle nostre autolesionistiche diffidenze e divisioni, di una non facile costruzione di una nuova città. Il cammino sarà lungo e arduo, bisogna dirlo con chiarezza. Consapevoli delle difficoltà a cui andremo incontro, dobbiamo sapere fronteggiare la paura naturale delle novità, i timori di subire l’egemonia dell’altro, le persistenti diffidenze reciproche, le rivalità malcelate, i toni della polemica talora inopportunamente aspri, le sovra-esposizioni.

E’ il momento storico, forse irripetibile, di fare la scelta del coraggio e la scelta dell’amore per le nostre comunità civili: accanto al “pessimismo della ragione” dobbiamo sapere liberare l’ “ottimismo della volontà”. Dobbiamo prendere atto che il confronto è necessariamente plurale, democratico, ancora non univoco: le differenze non debbono essere percepite con fastidio né tanto meno demonizzate, esse sono posizioni rispettabili e contributi alla crescita del dibattito. Suggerisco, pertanto, di usare il metodo di Giovanni XXIII di “cercare le ragioni che uniscono e accantonare quelle che dividono”. Bisogna volere, tenacemente volere, responsabilmente volere costruire un confronto civile e di merito, la fiducia reciproca, la convergenza tra diversi in vista del comune obiettivo, il pensiero condiviso, che è il fondamento di un percorso comune. Il collante di tutto ciò è la nostra comune condivisa identità culturale di territorio, costruita insieme in oltre 3.700 anni di storia e di civiltà, che si può battezzare “Mediterraneità jonico-silana”.

Queste scelte – ripeto, non facili – sono le risposte, morali ed etiche, alle domande di “senso” e di “progetto di vita” di coloro che, giovani e meno giovani, sono rimasti o vorrebbe rimanere in questa terra. Queste scelte sono anche altro: sono scelte di convenienza. L’unione del territorio è da ricercare con determinazione, comunque, senza se e senza ma. Infatti, non hanno portato nulla di buono e nulla di utile a Rossano e a Corigliano, da mille anni (sic !), le diffidenze e le rivalità reciproche (ben rappresentate dalla metafora del “lenzulo del Patìre”), che, viceversa, le hanno indebolite e hanno indebolito l’intero territorio della Calabria del Nord-Est, la quale oggi ha toccato il fondo dell’emarginazione e del regresso (il Sud del Sud !).

Non conosco altra risposta alla crisi e al declino in cui siamo stati precipitati da cinici furbastri se non l’unione-fusione di Rossano e Corigliano, che darà origine a un nuovo soggetto istituzionale, forte e autorevole, rappresentativo di un’area vasta sovra-municipale, in prospettiva inclusivo degli altri soggetti territoriali. Uniti si è più forti, più autorevoli, più credibili. Uniti è anche conveniente, perchè ci saranno vantaggi e benefici per tutti e per i singoli: con un sicuro potenziamento e miglioramento dei servizi pubblici comuni, che saranno resi più efficienti e anche più economici.

Pertanto, è necessario democratizzare il processo, in modo sia orizzontale che verticale, affinchè esso sia compreso come una grande opportunità storica di crescita, urgente e indifferibile, abbia il massimo di consenso popolare, sia condiviso e, quindi, sia sostenuto dalla stragrande maggioranza dei cittadini comuni. Perciò, occorre rendere soggetti e protagonisti del processo di unificazione-fusione i cittadini comuni (quelli che di solito delegano altri o si sono dimessi dalla cittadinanza partecipativa), le forze sociali del lavoro e le loro organizzazioni, quelle della coraggiosa imprenditoria privata, dell’associazionismo e del volontariato culturali e sociali, la Chiesa, le Scuole, i giovani, i mezzi di comunicazione di massa.

I miei concittadini di Corigliano e Rossano – ne sono certo – sapranno valutare bene vantaggi e svantaggi, sapranno essere coraggiosi e responsabili, sapranno essere lungimiranti, sapranno guardare con fiducia al futuro, sapranno indicare una prospettiva di speranza per la nostra gente e la nostra terra.

Francesco Filareto Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Rossano Centro Studi “Calibytense Nostrum”

Caloveto-Rossano Cenacolo Artisti Calabria del Nord-Est{jcomments on}

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